Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Entro il 30 aprile gli intermediari e le banche devono inviare ai risparmiatori che intrattengono rapporti finanziari con loro il rendiconto annuale che riepiloga le spese pagate nel 2024 sugli investimenti effettuati e il relativo impatto sui rendimenti. E’ un obbligo introdotto nel 2018 dalla direttiva Mifid II con l’obiettivo di garantire una maggiore trasparenza a tutela degli investitori finali.  In attesa che i risparmiatori lo ricevano, e soprattutto che lo leggano dato che l’ultima analisi di Moneyfarm ha rilevato che nel 2024 solo il 30% degli investitori ha saputo dire con esattezza quali informazioni sono riportate, c’è un altro report che mostra in anticipo quanto costa un prodotto finanziario. Si tratta del Kid, o Key information document, che le società devono mettere a disposizione prima della sottoscrizione del fondo. In vigore anche questo a partire dal gennaio 2018 nell’Ue, è una nota sintetica che presenta le informazioni chiave sui prodotti di investimento e assicurativi destinati agli investitori al dettaglio.
Per i fondi pensione la trasparenza dei costi scatta in anticipo rispetto ai fondi comuni per i quali la scadenza è il 30 aprile (articolo qui sopra). Entro il 31 marzo i comparti previdenziali devono inviare agli aderenti il rendiconto di fine anno con l’indicazione delle spese a loro carico. Inoltre la Covip pubblica ogni anno sul proprio sito i valori aggiornati degli Indicatori sintetici di costo aggregati (Isc medi, minimi e massimi) per le tre tipologie di fondi pensione (aperti, negoziali e pip o piani individuali pensionistici) che poi inseriscono nella scheda dei costi contenuta nelle note informative a disposizione prima dell’iscrizione. Gli Isc 2024 sono stati appena pubblicati dalla Covip. Va ricordato come l’Isc è stato introdotto dall’autorità di vigilanza dal 2007 per misurare in maniera confrontabile l’onerosità delle diverse forme pensionistiche.
Venerdì 21 è arrivata dopo una lunga riunione in Assogestioni la luce verde alla lista di minoranza per le Generali. Secondo quanto risulta a Milano Finanza, il comitato dei gestori ha approvato un elenco di quattro candididati per il rinnovo del board della compagnia assicurativa in agenda il 24 aprile. Avrebbero votato Eurizon, Fideuram e Poste. Mentre si sono astenuti perché in conflitto d’interesse Generali, Mediobanca, Anima, Kairos, Mediolanum e Amundi.
Natixis in Italia è il pomo della discordia che ha scatenato una nuova guerra tra poteri forti. Mentre a Parigi, dove Milano Finanza ha incontrato i vertici della società di gestione francese che ha gettato le basi per una joint venture con Generali, il gruppo triestino è l’elefante nella stanza, una questione ingombrante di cui nessuno vuole parlare. Senza entrare nel dettaglio il ceo di Natixis Investment Management, Philippe Setbon, chiarisce il senso dell’operazione. «È un acceleratore della crescita per Natixis e una delle risposte al crescente bisogno di capitale per investire nei nuovi segmenti dei private asset e dare quindi maggiori alternative di rendimento ai clienti». Nel frattempo rispetto a fine 2024, quando sono emerse le prime indiscrezioni sull’alleanza tra Natixis e Generali, l’assetto economico e politico globale è cambiato e si è allargata la distanza tra le due sponde dell’Atlantico. Un nuovo paradigma che è culminato nell’Ue prima nel programma di riarmo ReArm e poi nella Savings and Investments Union, piano presentato nei giorni scorsi dalla Commissione Europea che punta ad attivare il risparmio europeo per finanziare le necessità di investimento che stanno emergendo in questo scenario. È uno dei temi che affronta Fabrice Chemouny, head of international distribution di Natixis Im, in pratica il braccio destro di Setbon nella cabina di comando del gruppo di asset management che gestisce 1.300 miliardi di euro.
«Abbiamo rifatto tre volte in pochi mesi i prezzi delle nuove polizze, cambiandoli ogni volta e a breve faremo una quarta versione». Sta in queste poche parole, pronunciate in via riservata da un manager di primo livello di una primaria compagnia di assicurazione, il senso dell’incertezza che si è venuta a creare intorno all’obbligo delle imprese di assicurarsi contro i rischi catastrofali previsto dalla legge di Bilancio 2024. Una riunione è prevista al riguardo al Ministero delle Imprese e del Made in Italy per mercoledì 26 marzo e c’è chi ipotizza una via d’uscita alternativa che possa evitare di congelare ancora una volta l’avvio dell’obbligo. «Si potrebbe pensare di lasciare invariata la data del 31 marzo spostando in avanti soltanto le penalizzazioni per le imprese che non dovessero adeguarsi in tempo», il ragionamento in atto. In altri termini la data del 31 marzo non cambierebbe, ma verrebbe posticipato solo l’«effetto sanzionatorio» per le imprese senza copertura assicurativa, ovvero l’impossibilità di accedere a contributi e sovvenzioni pubbliche, previsti dalla legge. In questa prima fase, i prezzi potrebbero salire considerevolmente rispetto alle polizze attualmente in commercio contro le catastrofi naturali
MF-Milano Finanza, in collaborazione con Accenture, ha curato la nuova edizione di MF Innovazione Award per mettere in luce le eccellenze del settore assicurativo premiando l’innovazione e l’originalità dei prodotti, dei servizi e delle iniziative nei rami Danni e Vita. Quest’anno la competizione ha attirato oltre 70 proposte di ottima qualità, a testimonianza di come le compagnie assicurative stiano facendo evolvere la loro offerta alla clientela e i loro modelli di business per reinventare il futuro.
Prendere decisioni consapevoli in materia previdenziale non è semplice, anche per via di un meccanismo psicologico noto come present bias, ovvero la tendenza a sopravvalutare il presente e a rimandare le decisioni di investimento per il futuro. Lo evidenzia un approfondimento di Amundi Investment Institute, che sottolinea come la scarsità di risparmi pensionistici sia un grave problema per molte economie. Negli Stati Uniti il 39% delle famiglie con persone in età da lavoro non riuscirà a mantenere lo stesso tenore di vita dopo la pensione. In Europa, oltre il 19,8% delle persone di 65 anni o più è a rischio di povertà o di esclusione sociale e, soprattutto, le donne risultano particolarmente vulnerabili.
  • La solidità di Next Level 2024
Bcc Next Level 2024 è un prodotto di investimento assicurativo a vita intera, a premio unico e premi aggiuntivi, con rivalutazione annua del capitale e prestazione addizionale per il caso di morte. Ciascun premio versato dal contraente viene investito interamente nella gestione separata Bcc Vita Garantita. Il prodotto offre, inoltre, la garanzia di conservazione del  apitale
investito in caso di riscatto totale e parziale effettuato a partire dalla decima ricorrenza annuale di polizza. La polizza prevede il versamento di un premio iniziale di importo non inferiore a 50 mila euro ma non superiore a 5 milioni di euro; passati 30 giorni dalla decorrenza del contratto il contraente potrà versare successivi premi aggiuntivi una tantum, di importo e cadenza non predefiniti ma di minimo 2500 euro ciascuno.

In caso di guida consentita soltanto con l’alcolock il conducente deve essere sempre in grado di esibire durante i controlli stradali il sigillo dell’installazione integro e il conducente deve essere in grado di esibire, in originale, la dichiarazione d’installazione, e il certificato di taratura con l’intervallo di taratura valido. L’installazione potrà essere fatta soltanto da officine specificamente individuate dal fabbricante. Lo prevede lo schema di decreto del Ministro Salvini sul dispositivo alcolock in attuazione della legge di riforma stradale n. 177 del 25 novembre 2024.
Delimitare le responsabilità, come fatto con i sindaci, anche in capo ai revisori legali. È la richiesta avanzata dall’Inrl, l’Istituto nazionale revisori legali, che interviene a seguito dell’approvazione della norma modificativa dell’art.2407 del Codice civile che delimita le responsabilità patrimoniali dei collegi sindacali (disegno di legge 1155, approvato il 12 marzo).
Polizze catastrofali: i tributaristi Lapet chiedono chiarezza. Entro pochi giorni, le imprese operanti in Italia dovranno attivare specifiche polizze assicurative a copertura dei danni ai beni aziendali ed immobili direttamente cagionati da calamità naturali ed eventi catastrofali verificatisi sul territorio nazionale. L’obbligo è stato disposto dalla legge di bilancio 2024 ed il decreto milleproroghe ne ha fissato la scadenza al 31 marzo 2025. Una misura che lascia fortemente perplessi i tributaristi per svariati motivi. Ed infatti occorre ricordare che l’associazione aveva già lanciato l’allarme in occasione dell’audizione al Senato lo scorso 16 gennaio, nell’ambito dei lavori del decreto milleproroghe, quando riferì che il termine al 31 marzo 2025 sarebbe stato un termine eccessivamente breve.

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Secondo Confcommercio e l’analisi realizzata dal suo centro studi in collazione con il Guglielmo Tagliacarne, è il fenomeno che ha portato in dodici anni — dal 2012 al 2024 — a far sparire 118 mila negozi al dettaglio (-21,4%) e 23 mila attività ambulanti (-24,4%) in tutta Italia. Un calo che si manifesta più nei centri storici che in periferia. Al contrario, sono in crescita quelle di alloggio e ristorazione di 18.500 unità.

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Le fiamme a una centrale elettrica causano il blackout nell’aeroporto più grande d’Europa,  circa 1400 voli annullati ieri, oltre 250mila passeggeri lasciati a piedi o dirottati in altri scali londinesi o persino in Francia, Olanda e Irlanda. Compagnie aeree giù in borsa, danni economici già stimati in 20 milioni di sterline (circa 25 milioni di euro), 30mila abitazioni senza luce, decine di appartamenti evacuati per motivi di sicurezza. E ovviamente enormi disagi al traffico aereo.  Al vaglio il guasto o l’errore umano ma c’è chi evoca il sabotaggio

Il riassetto bancario e assicurativo in corso in Italia entra nel vivo con un trittico di appuntamenti di rilievo che si terranno in rapida sequenza sul finire della settimana prossima. Si inizia giovedì 27 marzo con l’assemblea degli azionisti di UniCredit che, tra l’altro, dovrà approvare l’aumento del capitale al servizio della Ops lanciata sul capitale di BancoBpm. UniCredit è impegnata contemporaneamente su vari fronti finanziari in Italia e in Germania e sul mercato c’è grande attesa per capire se, davanti ai suoi azionisti, il ceo Andrea Orcel svelerà le proprie intenzioni sul dossier Generali di cui è arrivato a detenere una quota superiore al 5,2% del capitale o se vorrà, come appare più probabile, tenere le carte coperte fino all’assemblea di Generali del 24 aprile. Come emerso da ultimo anche in seno ad Assogestioni, il rinnovo del board della compagnia triestina è tema che agita assai il mondo finanziario e politico. Ecco perchè la data del prossimo sabato 29 marzo si delinea come una prima tappa cruciale nel processo di rinnovo del board, poichè proprio quel giorno scadrà il termine ultimo per la presentazione delle liste che si contenderanno i 13 posti nel cda delle Assicurazioni Generali.
Intesa Sanpaolo in campo assieme agli altri fondi. Dopo l’ultima riunione del comitato dei gestori di venerdì 21 marzo risoltasi con un nulla di fatto è cresciuta la determinazione della parte predominante degli investitori istituzionali italiani nel voler giocare un ruolo nella partita per il rinnovo delle cariche di Generali. E la determinazione è stata tale che nella notte tra venerdì e sabato è stato raggiunto il quorum sufficiente per poter procedere alla presentazione della lista da parte del comitato dei gestori di Assogestioni.
Il Parlamento raccoglie l’allarme lanciato a più riprese dalle imprese e con la sponda del Governo mette sul tavolo anche la proroga di sette mesi dell’obbligo di sottoscrizione da parte delle attività produttive di una polizza assicurativa contro le calamità, come alluvioni, frane e terremoti. Con un emendamento presentato in commissione Attività produttive da Riccardo Zucconi (FdI), il termine del 31 marzo verrebbe spostato in avanti di sette mesi al 31 ottobre 2025. Un tempo ritenuto congruo per avviare quel confronto chiesto dalle imprese e in particolare dal vicepresidente di Confindustria, Angelo Camilli, con delega per il credito, la finanza e il fisco il quale su queste pagine il 18 marzo scorso ha sottolineato come, a pochi giorni dalla pubblicazione del decreto attuativo e della scadenza di fine marzo, siano ancora troppi gli aspetti da chiarire sull’applicazione delle nuove norme e si configuri il rischio che, soprattutto nella prima fase quando ancora la copertura non si è diffusa, le aziende si trovino a pagare premi molto alti, piccole imprese incluse, solo perché situate in regioni più esposte alle calamità.
Un tesoretto di 10mila miliardi. La stima arriva dalla Bce che ha analizzato i risparmi depositati presso le banche della Ue. Questa risorsa preziosa, se investita al meglio, potrebbe a sua volta generare 350miliardi di euro l’anno, favorire nuovi investimenti nell’economia reale, nella transizione verde, in quella digitale e nel settore della difesa. Ruota intorno a questa premessa la Savings and Investments Union (Siu), l’Unione dei risparmi e degli investimenti, che punta a incentivare il risparmio dei cittadini in strumenti di mercato, a facilitare l’accesso ai capitali per le imprese, a rimuovere le barriere all’ integrazione dei mercati finanziari e a una vigilanza omogenea nella Ue. Per favorire questo processo si punta a sviluppare un modello europeo di conti o prodotti di investimento dedicati ai piccoli risparmiatori, ispirandosi alle migliori pratiche nazionali esistenti facendo leva su un favorevole trattamento fiscale. Come quello degli Isk (Investment Savings Account) svedesi. Introdotto nel 2012, è un conto non vincolato, coperto dalla garanzia statale sui depositi, con il quale in autonomia l’investitore acquista titoli e fondi comuni.
Ora ci si chiede se rispetto ai Pir i nuovi Conti di risparmio e investimenti di matrice svedese (cosiddetti ISk) possano essere più efficaci. «I Conti di risparmio e investimento sono strumenti differenti rispetto ai Pir – sottolinea Nunzio Digiacomo, senior partner di McKinsey – per caratteristiche strutturali e per finalità. La prima differenza risiede nel cosiddetto holding period, vale a dire l’orizzonte temporale al quale vincolare i risparmi, necessario per ottenere i vantaggi fiscali: i Pir sono esenti dalle imposte sulle rendite finanziarie se detenuti per almeno 5 anni, mentre gli Isk nella versione svedese non hanno vincoli temporali. Un’ulteriore differenza rilevante è la composizione del portafoglio sottostante che nel caso dei Pir deve essere investito in società italiane per una quota non inferiore al 70%, vincolo non previsto nei nuovi strumenti di matrice scandinava». I Conti di risparmio e investimento, pur avendo un impatto diretto inferiore sull’economia reale, sembrano quindi avere un più elevato livello di semplicità e flessibilità rispetto ai Pir.
La maggiore contribuzione ai profitti – al di là dell’attività d’investimento arriva dal settore assicurativo i cui operating earnings si sono assestati a 9,02 miliardi di dollari (+66,17%). L’incremento è la conseguenza – in particolare – della crescita della profittabilità di Geico.

Sono sempre di più. Rastrellano meno denaro pro capite (tra i mille e i 2mila euro a “colpo”), ma lo fanno su vasta scala. Sono reti a strascico che puntano su grandi volumi. Difficile quantificare il valore complessivo dei danni inflitti, anche perché la stragrande maggioranza delle vittime non denuncia. Il caso segnalato dal lettore G.G. (che ci chiede di proteggere il suo anonimato) non si discosta da migliaia di altre disavventure occorse ad altrettante vittime di frodi “telefoniche” segnalate a Plus24. Anche questa è stata condotta grazie a sistemi di messaggistica (in questo caso Whatsapp). Pure in questo caso la principale leva utilizzata è di natura affettiva: si allarma la vittima utilizzando un falso numero di telefono dal quale un congiunto lamenta lo smarrimento del proprio smartphone o altri accidenti.
Un febbraio come questo non si era mai visto e nemmeno tanti obbligazionari lanciati sul mercato in così poco tempo (circa uno al mese). Sono stati proprio loro a mettere nuovamente le ali alla raccolta che, secondo l’ultima rilevazione dell’Osservatorio Pir di Plus24, il mese scorso ha raggiunto quota 411 milioni, portando così il saldo da inizio anno a 532 milioni.

 

Un contenitore fiscale per gli investimenti privati a livello europeo. Qualcosa di simile dovrebbe arrivare nel terzo trimestre di quest’anno come proposta della Commissione Ue. La proposta si trova all’interno del piano noto come Siu (Saving and investment union). Il documento della Ue fa riferimento all’esperienza di alcuni Stati membri attraverso dei conti di risparmio e di investimento per incrementare la partecipazione dei risparmiatori al dettaglio ai mercati dei capitali. Un esperimento che per Bruxelles ha avuto successo soprattutto quando tali conti sono accompagnati da incentivi adeguati. I conti, nelle esperienze di maggior successo, «sono facili da usare e progettati con interfacce digitali che danno accesso a un’ampia gamma di prodotti appropriati, offrono aliquote fiscali preferenziali e processi fiscali semplificati, e consentono di cambiare fornitore senza costi o con costi ridotti». Un esperimento che per la Commissione dovrebbe essere esteso su scala europea.
Nei giorni scorsi Confidustria ha chiesto nuovamente una proroga di 90 giorni, ci sarebbero , secondo l’Associazione, ancora molti punti da chiarire. Tra gli aspetti che preoccupano maggiormente le imprese c’è la perdita dell’accesso a qualsiasi forma di agevolazione o incentivo pubblico per chi non stipula la polizza per tempo. Le imprese interessate dall’obbligo sono oltre 3 milioni e per lo più si tratta di piccole e medie aziende che risultano anche le più scoperte. Mentre le medio grandi normalmente già possiedono almeno una delle coperture diventate obbligatorie ed è stato previsto che potranno adeguarsi ai nuovi obblighi alla naturale scadenza della vecchia polizza.
«Le aziende assicurate diventano società più sane e resilienti. I dati dimostrano che, in assenza di polizza, il 40% delle piccole imprese colpite da un evento catastrofale non riapre più e che, anche per quelle che proseguono nell’attività, la durata media dell’impatto sul business è di 3-5 anni». A spiegarlo, dati alla mano, è Vittorio Corsano, chief property & casualty officer (ossia Responsabile Danni di Unipol), leader nel settore che ha partecipato ai diversi tavoli tecnici (al pari di Ania a cui Unipol non è associata), per la stesura del decreto che regola le polizze cat nat. Corsano ricorda che l’introduzione dell’obbligo assicurativo non va visto solo come una costrizione fine a se stessa, ma offre anche diversi benefici per le imprese: protezione del patrimonio aziendale (tutela dei beni aziendali, garantendo un supporto finanziario per la loro ricostruzione o ripristino). Come già detto la polizza riduce i tempi e i costi di ripresa dell’attività. Non va dimenticato infatti che nelle ultime due alluvioni in Emilia Romagna Unipol ha per esempio liquidato indennizzi per 185 milioni di euro nel 2023 e per 67 milioni di euro nel 2024.
Per gli agenti e i broker è l’opportunità del secolo. Ma i tempi con cui si è arrivati a definire lo schema operativo per la nuova polizza obbligaoria Cat-Nat sta stressando la categoria. A ridosso dell’obbligo mancavano ancora molti tasselli e ci sono dei dubbi. Non a caso in queste ultime settimane si stanno intensificano i corsi di formazione e si forniscono istruzioni operative agli intermediari chiamati in questo momento di grande confusione a rendere efficace nella pratica il provvedimento. Insomma gli iscritti al Rui sono alla fine coloro che si trovano al fronte a lavorare con i clienti finali.E qui nascono i problemi. Innanzitutto in pochissimi tra i piccoli e medi imprenditori sono a conoscenza dell’obbligo. Così agenti e broker si devono armare di buona pazienza cercando di spiegare che la polizza è obbligatoria ma che di sanzioni per ora non ce ne sono. Un concetto un po’ difficile da trasferire al cliente.
Proprio mentre Eiopa ha avviato una consultazione pubblica sulla governance e la gestione del rischio dell’intelligenza artificiale nel settore assicurativo, aperta fino al 12 maggio 2025, l’Ia contribuisce alla crescita degli investimenti nel settore Insurtech in Italia. È quanto emerge dalla nuova edizione dell’Insurtech Investment Index 2024, ideato da IIA ed elaborato dall’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano. I dati di Italian Insurtech Association prevedono per il 2025 un raddoppio degli investimenti in Ia, che dovrebbero raggiungere i 90 milioni di euro, su un totale di 1,2 miliardi destinati all’innovazione nel comparto assicurativo.
Un accesso ai mercati finanziari più efficiente, veloce e democratico. È questa la promessa principale delle tante innovazioni che stanno rivoluzionando il fintech, secondo Juan de Palacios Sanz, chief strategy and product officer di Allfunds, società di servizi tecnologici per le società di gestione patrimoniale e di distribuzione di fondi comuni. Una vera e propria rivoluzione in corso su molteplici fronti, a partire dalla tokenizzazione degli asset: ovvero, la pratica di rappresentare dei titoli finanziari sotto forma di oggetti digitali archiviabili e trasferibili tramite blockchain, che sta rendendo più accessibili i mercati privati e alternativi, prima riservati agli investitori istituzionali e professionali.
«Il mercato italiano è storicamente caratterizzato da una sorta di arretratezza nella gestione dei sinistri e nel contrasto alle frodi. Si può affermare che, almeno sino alla Legge 193/2024 (Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023), l’impiego di tecnologie nell’antifrode in Italia è stata di norma riservata al solo ramo della responsabilità civile auto». A farlo notare è Matteo Cerretti, partner, responsabile Insurance Italy e Insurance Commercial Director Europe di Dwf, studio legale globale che opera in tutto il mondo con 33 sedi, impiegando circa 4.300 persone. Il dipartimento Insurance offre consulenza nella gestione dei sinistri ad assicuratori, compagnie assicurative, broker e altri intermediari. Cosa cambia con le novità sull’antifrode? E quali saranno i vantaggi?
Secondo l’ultimo rapporto di Allianz Trade le insolvenze aziendali globali cresceranno ancora. In dettaglio, dopo l’incremento del 10% registrato nel 2024, si prevede un ulteriore aumento del 6% nell’anno in corso e del 3% nel 2026. Se confermati, i dati porterebbero a un lustro gli anni consecutivi di crescita delle malinconie gestionali delle imprese nel mondo. Per quanto riguarda l’Italia le previsioni di Allianz Trade, tra i principali operatori assicurativi nel settore del credito commerciale, sono se possibile ancora peggiori: le imprese a rischio potenziale sono circa 30mila. Di più: il numero delle insolvenze in Italia è già aumentato in modo significativo nel 2024 registrando uno dei maggiori incrementi a livello mondiale: +45% rispetto al +9% del 2023. Tra i principali settori colpiti nella penisola spicca quello delle costruzioni (+62%), il manufatturiero (+58%), il commercio (+50%) e l’ospitalità (39%).