L’imprenditoria femminile in Italia continua a crescere, segnando un aumento del 10,3% rispetto all’anno precedente e superando il milione di imprese. Secondo il report di Cribis, società del gruppo Crif, le aziende a conduzione femminile rappresentano oggi il 19,2% del totale delle imprese italiane analizzate, pari a circa 5,5 milioni di realtà produttive.

Le imprese femminili sono definite tali quando la maggioranza dei componenti dell’organo di amministrazione o delle quote di capitale è detenuta da donne, oppure nel caso di ditte individuali guidate da donne. Tuttavia, la stragrande maggioranza di queste aziende rientra nella categoria delle microimprese, rappresentando il 95,8% del totale.

Nonostante la crescita complessiva, il livello di internazionalizzazione di queste imprese resta ancora limitato. Sebbene si sia registrato un incremento del 4,4% delle imprese con un livello di internazionalizzazione tra medio e alto rispetto al 2024, solo lo 0,9% delle aziende analizzate ha raggiunto un elevato grado di apertura ai mercati esteri, segnalando un potenziale ancora da sviluppare su scala globale.

Un altro aspetto cruciale emerso dal report è la “digital attitude” delle imprese femminili, che ha registrato un incremento del 4,3% delle aziende con un livello tra alto e medio. Tuttavia, la digitalizzazione rimane una sfida, con l’84,6% delle imprese che si colloca ancora a un livello basso di trasformazione digitale. L’adozione di strumenti tecnologici e digitali potrebbe rappresentare una leva fondamentale per incrementare la competitività di queste realtà, favorendone l’accesso ai mercati esteri.

A livello territoriale, il Lazio si conferma la regione con la maggiore incidenza di imprese femminili sul totale delle aziende presenti (20,5%), seguito da Abruzzo e Basilicata (20,4%) e Umbria (20,2%).

Tra le province, Prato guida la classifica con il 23,8% di imprese femminili, seguita da Frosinone e La Spezia (22,5%).

Dal punto di vista settoriale, la maggiore concentrazione di imprese femminili si riscontra nei servizi sociali, che registrano una quota del 52,5% sul totale delle imprese (con un incremento significativo di quasi 10 punti percentuali rispetto all’anno precedente). Seguono le industrie tessili (39,6%) e il commercio al dettaglio di abbigliamento (39,1%), confermando i trend degli anni precedenti.

L’incremento dell’imprenditoria femminile in Italia rappresenta un segnale positivo di dinamismo economico e di maggiore inclusione nel mondo del lavoro. Tuttavia, per sostenere ulteriormente questa crescita, saranno necessari investimenti mirati in digitalizzazione, formazione e accesso ai mercati internazionali. L’adozione di politiche di sostegno all’imprenditoria femminile potrebbe favorire un ulteriore sviluppo di queste imprese, rendendole più competitive sia a livello nazionale che globale.