di Leandro Giacobbi.

Il 13 marzo 2025, nel ventennale dell’emanazione del Codice delle Assicurazioni Private (in seguito CAP), Stefano De Polis, Segretario Generale dell’IVASS, è stato invitato all’Università degli Studi dell’Aquila per riflette sull’importanza di questa riforma per il settore assicurativo italiano.

L’intervento del Segretario Generale si è sviluppato, partendo dalle motivazioni che erano a fondamento del CAP e cioè consolidare e riordinare una normativa frammentaria, ereditata dal Testo Unico del 1959, per semplificarne l’applicazione e armonizzarla con il diritto europeo, come era previsto e richiesto dalla c.d. legge Bassanini del 1997.

In particolare, tra gli obiettivi principali del CAP vi erano:

  • l’adozione delle direttive europee per favorire il mercato unico assicurativo;
  • la promozione di una gestione patrimoniale e finanziaria prudente delle compagnie;
  • il rafforzamento della tutela dei consumatori e della concorrenza;
  • la tutela della concorrenza tra le imprese di assicurazione operanti in Italia anche in regime di libertà di prestazioni di servizi;
  • la disciplina degli intermediari assicurativi.

L’obiettivo più generale era quello di procedere ad una semplificazione e, infatti, con 355 articoli, il CAP ha sostituito quasi 1.000 norme precedenti, semplificando il quadro normativo e promuovendo uno sviluppo più coordinato del settore.

Ma De Polis ha fortemente sottolineato come il CAP abbia potenziato il ruolo dell’Autorità di vigilanza riconoscendole un vero potere regolamentare, proprio su indicazione del Consiglio di Stato. In precedenza, l’attività normativa si basava su circolari e provvedimenti dalla natura incerta, mentre il CAP ha ridefinito in modo organico la materia e le procedure, introducendo la previsione di una fase preliminare di consultazione trasparente con il mercato e un’analisi dell’impatto regolamentare (CAP artt. 9, comma 2 e 191, comma 5). Questo approccio è stato descritto dal Consiglio di Stato come “uno dei primi casi di adozione dei più avanzati strumenti di qualità normativa”, posto a garanzia dell’osservanza del principio di legalità sostanziale.

D’altra parte, De Polis ha rimarcato come il CAP rappresenti un “cantiere aperto”, caratterizzato da continui interventi di aggiornamento e adeguamento per rispondere alle nuove esigenze, mantenendo la coerenza e la sistematicità che contraddistinguono un Codice. A quasi vent’anni dalla sua adozione, il CAP comprende oggi 550 articoli.

Questa sua natura “evolutiva” è strettamente connessa alla gestione delle sfide e delle opportunità derivanti dall’innovazione tecnologica e alla sostenibilità, che continuano a proporsi con una frequenza ed una valenza sempre più rilevante. Qui, De Polis segnala i nuovi prodotti, come le polizze parametriche, come anche le esigenze di normativa primaria innovativa per la disciplina del risparmio previdenziale nel business Vita e quelle in sede di recepimento della Direttiva IRRD sul risanamento e la risoluzione delle imprese di assicurazione (ndr la direttiva IRRD introduce un nuovo regime armonizzato a livello europeo per la risoluzione ordinata degli assicuratori, conferendo alle autorità nazionali maggiori poteri preventivi per intervenire in una fase precoce).

È da evidenziare, come De Polis, nell’ultima parte dell’intervento dia importanza a nuovi assetti della distribuzione assicurativa. Viene citata la nuova figura del Managing General Agent (MGA), insieme a forme più articolate di collaborazione tra intermediari, che hanno reso il settore molto più complesso. In effetti, il modello normativo iniziale era pensato per regolare relazioni dirette distributore-consumatore (B2C), oggi prevalgono modalità più articolate come il modello B2B2C. Per questa ragione, la stessa suddivisione per sezioni del Registro Unico degli Intermediari, ammette il Segretario Generale, appare ormai anacronistica.

Il contributo si conclude con l’augurio che il dibattito nel contesto accademico sia un supporto per un adeguamento del CAP all’evoluzione costante del mercato assicurativo.

È cruciale sottolineare come De Polis abbia espresso con chiarezza l’esigenza che la normativa e la Vigilanza del settore assicurativo evolvano alla stessa velocità del business. La sua onestà intellettuale nel riconoscere che la normativa non riesca a gestire le nuove figure della distribuzione assicurativa, evidenzia la consapevolezza della Vigilanza riguardo ai propri punti di debolezza. Tuttavia, è fondamentale che le misure correttive diventino obiettivi concreti e a breve termine, affinché il divario tra regolamentazione e sviluppo del business si riduca ai minimi indispensabili e fisiologici.

In ultimo, una sottolineatura con la medesima onestà intellettuale del Segretario Generale. In un’occasione come quella vissuta all’Università degli Sudi dell’Aquila, ci saremmo aspettati uno spiraglio di speranza per la riforma della R.C.Auto e, in particolare, delle ormai “svuotate di significato” classi di bonus/malus. Da quanto tempo stiamo attendendo. È inutile procedere alla pubblicazione di statistiche molto stimolanti come l’IPER, arricchito con i dati del settore Motocicli e Ciclomotori, se l’IVASS non decide di intervenire con sollecitudine e qualità in un business che ha sul tessuto sociale un’importanza rilevante e che presenta dal 2022 una costante crescita dei premi. Altrimenti, le valutazioni positive svolte da De Polis sulla Vigilanza, ci sia permessa la puntualizzazione, perderanno un po’ di valore, perché subordinate ad un potere legislativo “distratto”.

© Riproduzione riservata