Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Si chiama “sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente” ed è costituito dall’insieme di prestazioni e servizi sociali, di cura e assistenza necessari a garantire l’adeguato e appropriato sostegno ai bisogni degli anziani non autosufficienti. Bisogni individuati da una “valutazione multidimensionale unificata” che redige un budget finale di cure, assistenza e anche di spesa sociale. A prevederlo è il decreto legislativo n. 29 del 14 marzo 2024, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 65 del 18 marzo 2024 e in vigore dal giorno successivo.
Vale 1.382 euro mensili (a valore 2024) la nuova prestazione sociale universale per le persone anziane con bisogno assistenziale gravissimo (bisogno che verrà definito con decreto). Due le quote che la compongono: l’indennità di accompagnamento (531,76 euro mensili) e il nuovo “assegno di assistenza”, di 850 euro mensili, finalizzato a remunerare il costo del lavoro di cura e assistenza, come la badante ad esempio (ma non l’assistenza prestata dai familiari). È quanto prevede il dlgs n. 29 del 14 marzo 2024 in attuazione alla delega della legge n. 33 del 23 marzo 2023, con le nuove norme a favore delle persone anziane.
L’art. 39 del dlgs n. 29/2024 disciplina diverse novità per i caregiver familiari, dei quali viene riconosciuto il valore sociale ed economico per l’intera collettività dell’attività di assistenza e cura non professionale e non retribuita prestata a favore di persone anziane e di persone anziane non autosufficienti che necessitano di assistenza continuativa anche a lungo termine per malattia, infermità o disabilità. In via di principio, stabilisce che il caregiver familiare, in relazione ai bisogni della persona assistita, si prende cura e assiste la persona nell’ambiente domestico, nella vita di relazione, nella mobilità, nelle attività della vita quotidiana, di base e strumentali. Si rapporta con gli operatori del sistema dei servizi sociali, sociosanitari e sanitari secondo il progetto personalizzato e partecipato.
Le imprese non finanziarie italiane non sono ancora fuori dall’area di rischio e restano fragili: la probabilità di default, infatti, fa segnare un crescendo. A dicembre 2023 è salita al 6,22% contro il 5,68% di un anno prima, e ben al di sopra dei livelli pre-Covid (a fine 2019 era al 4,45%). E per il 2024 cosa c’è da aspettarsi? Gli scenari possono essere diversi: in quello più favorevole la probabilità delle imprese di inadempienza potrà scendere al 6,13%, ossia comunque al di sopra delle percentuali precedenti alla pandemia; in uno scenario intermedio si stima un aumento al 6,39%; in uno scenario grave la probabilità di default potrà toccare il picco del 6,82%. Sono i profili di rischio delineati nel Credit outlook 2024 di Cerved Rating Agency, agenzia di rating italiana specializzata nella valutazione del merito di credito di imprese non finanziarie italiane e delle emissioni di titoli di debito.
Dopo la repressione, la prevenzione. All’indomani dell’istituzione della “black list” europea delle dichiarazioni ambientali che costituiranno, con presunzione di illegalità, greenwashing, la stessa Unione europea lavora alle regole che permetteranno invece ad imprese e professionisti di formulare asserzioni verdi non ingannevoli, e quindi di operare sotto una presunzione di legalità. Le regole per il corretto marketing ambientale arriveranno con la c.d. direttiva “green claims”, quale specifico provvedimento Ue (già licenziato dal Parlamento Ue lo scorso 12 marzo 2024 ed ora in attesa di essere esaminato dal Consiglio Ue) dedicato agli standard da osservare per conferire veridicità alle “asserzioni verdi” utilizzate per la promozione di beni e servizi.
Dall’analisi di idealo, portale specializzato nella comparazione prezzi, che ha esaminato le tendenze di acquisto delle persone che utilizzano regolarmente la comparazione prezzi in Italia ed Europa, emerge che l’85% degli utenti digitali effettua in media almeno un acquisto online al mese; il 24% di questi compra una volta a settimana. Inoltre, il 47% dei consumatori ricorre allo shopping online per la possibilità di accedere a informazioni dettagliate sui prodotti: sembra quindi che reperire più informazioni possibili sia una priorità.
Dai dati del Politecnico di Milano su 913 società high-tech che hanno ricevuto almeno un round di finanziamento dal 2013. Tra il 2020 e il 2022, questo campione ha registrato una crescita dei dipendenti del 59%. Fintech e insurtech i settori trainanti. «Anche in Italia – spiega Alessandra Luksch, direttrice dell’Osservatorio Startup Thinking dell’ateneo meneghino – avviene quel che caratterizza mercati maturi come gli Usa, dove il 95% della nuova popolazione aziendale è creato dal 5% di imprese, quelle nuove». In valori assoluti si vede poco: nel triennio la truppa di startup è cresciuta in media di 3,3 persone ciascuna, contro le oltre 36 delle grandi imprese tradizionali. «Ma in termini relativi non c’è partita: +26,2% annuo per le startup contro il +4,3 e +3,2% di grandi e medie imprese».
In Italia il patrimonio della fascia mediana è assai più basso che in Francia, Germania e anche Spagna. Lo conferma, con numeri e dati inoppugnabili, la Banca d’Italia, con il paper “Conti distributivi della ricchezza delle famiglie” scritto da Andrea Neri, Matteo Spuri e Francesco Vercelli. Secondo questa ricerca, le classi medie e medio- alte italiane, quanto a ricchezza totale detenuta, si situano non soltanto sotto la media dell’area Euro, ma anche sotto quelle tedesche, spagnole e soprattutto francesi (al top nel continente). E la conferma è doppia: la maggior “povertà” delle classi che vengono tradizionalmente considerate un pilastro dei Paesi democratici occidentali e garanzia di stabilità è tale non soltanto a livello di gruppi familiari ma anche sotto il profilo dei singoli individui.
Banco Bpm non raggiunge gli obiettivi di raccolta di fondi stabiliti dagli accordi siglati con Anima Holding, della quale la banca è prima socia al 21,7% del capitale. È lo stesso gruppo guidato da Giuseppe Castagna a svelarlo nel bilancio del 2023, anno in cui molti risparmiatori al risparmio gestito hanno preferito i Btp. Gli accordi con Anima, rivisti nel 2020, prevedono un sistema di penali in caso di mancato raggiungimento dell’obiettivo di raccolta netta per il periodo da gennaio 2020 a febbraio 2025, fissato nel complesso a 4,8 miliardi.
Nonostante un contesto internazionale non facile, la maggior parte delle imprese italiane prevede di aumentare i propri organici in vista del prossimo trimestre, con un’attenzione crescente per la parità di genere nei salari e nei ruoli apicali. A rivelarlo è il “Manpower-Group Employment Outlook Survey”, indagine che ha coinvolto oltre 40 mila aziende in 41 Paesi per indagare le intenzioni di assunzione relative al secondo trimestre dell’anno in corso. Guardando all’Italia, l’indagine, pur rilevando previsioni meno ottimiste rispetto ai trimestri precedenti, mostra una crescita positiva (più 9%) del Net Employment Outlook (Neo – previsione di occupazione). Il comparto dell’energia è il settore con le migliori previsioni di assunzione (più 26%). Seguono con buone prospettive anche health care e life science (più 24%), informatica (più 22%) e beni e servizi al consumo (più 12%). Prospettive positive anche per l’industria (più 11%), finanza e immobiliare (più 7%) e comunicazioni (più 4%). Mentre il compartodella logistica, trasporti e automotive evidenzia una flessione delle aspettative, nell’ordine del 3%.
La casa brucia, poi il fumo. Famiglia sterminata nel sonno