Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Responsabilità solidale estesa ai casi di somministrazione di lavoro e appalti e distacchi illeciti (oggi esclusi). A prevederlo, tra l’altro, è l’articolo 29 del decreto legge n. 19 del 2 marzo 2024, nell’ambito del pacchetto di misure sulla sicurezza sul lavoro. L’estensione della responsabilità solidale opera, tra l’altro, anche nei casi di utilizzatore che fa ricorso alla somministrazione di prestatori di lavoro da parte di soggetti diversi dalle agenzie autorizzate o comunque al di fuori dei limiti previsti, nonché nei casi di appalto privo dei requisiti e di distacco privo dei requisiti.
Chi sbaglia può rimediare, in materia d’incentivi al lavoro. Infatti, la regolarizzazione postuma di violazioni, anche se già accertate dagli ispettori, consente di conservare il diritto ai benefici normativi e contributivi fruiti sul lavoro. Inoltre, se la violazione non è più regolarizzabile, c’è un limite all’importo di incentivi che possono formare oggetto del recupero. Le novità arrivano dal decreto legge n. 19 del 2 marzo 2024 e sono state illustrate dalla Fondazione Studi con la circolare n. 4 del 5 marzo 2024.
Con meno del 5% del capitale sarà possibile controllare una società per azioni. Tale possibilità è una diretta conseguenza dell’introduzione, nell’ordinamento, del voto decuplo inseribile negli statuti di ogni Spa non quotata ma conservabile anche dopo la quotazione. È una conseguenza del combinato disposto del comma 2 dell’art. 127-sexies del Tuf e dell’articolo 2351, comma 4 c.c., così come modificato dalla legge recante “interventi a sostegno della competitività dei capitali”, n. 21 del 5 marzo 2024, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale di lunedì 11 marzo.
Anche le società già quotate potranno arrivare ad attribuire il voto decuplo ai propri soci storici, ma gradualmente, cioè attraverso un percorso che durerà almeno otto anni . E’ quanto prevede il nuovo articolo 127-quinques del Tuf, così come modificato dalla legge, recante “interventi a sostegno della competitività dei capitali”. Il voto maggiorato. Anche nelle società quotate si potranno attribuire alle azioni plurimi diritti di voto ma seguendo un percorso del tutto diverso rispetto alle società di diritto comune. Per esse, infatti, attraverso una (corposa) modifica dell’art. 127-quinques del Tuf si prevede che gli statuti potranno disporre l’attribuzione di un voto ulteriore, rispetto ai due voti (attualmente ammissibili) per ciascuna azione, alla scadenza di ogni periodo di dodici mesi fino al massimo complessivo di 10 voti per azione.
L’Italia è nel mirino degli attacchi informatici, con tecniche sempre più affinate, anche grazie al ricorso all’Intelligenza artificiale. Lo scorso anno la crescita degli attacchi cyber gravi, cioè con un impatto ad ampio raggio, su ogni aspetto della società, della politica, dell’economia e della geopolitica, si è rivelata maggiore rispetto al resto del mondo. Numeri alla mano si tratta del +65% rispetto al 2022, in Italia, contro il +12% a livello mondiale. L’11% degli attacchi sferrati in tutto il mondo, per un totale di 310 incidenti, è stato indirizzato, ed è andato a segno, nel nostro Paese. Nel 2022 il dato era fermo al 7,6%. Oltre la metà degli attacchi (il 56%) ha comportato effetti di gravità critica o elevata. Non solo. Ha visto come vittima l’Italia quasi un attacco su due (47%) di matrice hacktivism (ossia gli attacchi informatici per finalità politiche o sociali, soprattutto dimostrative. Caso tipico sono gli attacchi contro le forze dell’ordine).
Il datore di lavoro non può detrarre l’imposta sulle prestazioni di servizi acquistate per erogarle gratuitamente ai dipendenti, ai sensi delle disposizioni dell’art. 51, secondo comma, del Tuir (dpr 22 dicembre 1986, n. 917), trattandosi di costi che non presentano, agli effetti dell’Iva, il necessario nesso con l’attività economica. Così, sull’argomento, si è espressa l’Agenzia delle entrate nella risposta a interpello n. 338 del 10 settembre 2020.
Nuova e lunga vita per il 110% quando a essere interessati dagli interventi agevolati siano fabbricati danneggiati dal sisma, dovendo però dimostrare il nesso di causalità diretta tra il danno e l’evento calamitoso. Infatti, è possibile usufruire della agevolazione piena fino al 2025 per gli immobili danneggiati da terremoti. A questa opportunità si aggiunge la possibilità di continuare ad applicare la cessione del credito o lo sconto in fattura a prescindere dalla data di presentazione della Cilas e/o del permesso a costruire (nei casi di demolizione e ricostruzione).
Dal 27 settembre 2026 l’adozione da parte di imprese e professionisti di una delle condotte contenute nella “black list” recata dalla nuova direttiva 2024/825/Ue dovrà essere considerata attività di “greenwashing”, accertabile senza necessità di ulteriori prove davanti alle competenti autorità degli Stati membri. Il termine è stabilito dal nuovo provvedimento dell’Unione europea contro il c.d. marketing ambientale fuorviante (o ecologismo di facciata), consistente nel presentare prodotti o procedimenti come più rispettosi dell’ambiente di quanto in realtà non siano. Il neo provvedimento, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale Ue del 6 marzo 2024, introduce infatti nell’ordinamento giuridico eurounitario una lunga lista di pratiche commerciali che dovranno essere dagli Stati membri “considerate in ogni caso sleali”, in quanto ingannevoli sulle reali qualità ambientali dei beni o servizi promossi.
I sindaci della Spa ci rimettono di tasca propria per i mancati controlli sulla gestione aziendale. Dopo il fallimento della società, infatti, non otterranno il compenso professionale se, quando l’impresa è in difficoltà, di fronte ai segnali di allarme mancano di convocare l’assemblea dei soci per l’aumento del capitale o non attivano il pubblico ministero per consentirgli di provvedere. Oppure non reagiscono ad atti di dubbia regolarità degli amministratori. I componenti dell’organo di controllo, insomma, scontano la loro stessa inerzia. È quanto emerge dalle ordinanze n. 4617/24 e n. 4315/24, rispettivamente del 21 febbraio 2024 e del 19 febbraio 2024, pubblicate dalla prima sezione civile della Cassazione.
Il Gdpr (regolamento Ue sulla privacy n. 2016/679) prevede sanzioni amministrative di importo molto elevato nel massimo (senza indicazione dei minimi), la cui applicazione impegna gli uffici del Garante per la protezione dei dati personali e quelli degli uffici giudiziari. La materia necessita, ormai, di conoscenze specialistiche anche dal lato delle imprese e delle pubbliche amministrazioni, destinatarie degli atti di contestazione di violazioni del Gdpr e del Codice della privacy: ciò allo scopo di affinare tecniche difensive da utilizzare sia nel corso del procedimento amministrativo condotto dal Garante sia nell’eventuale giudizio di impugnazione contro ingiunzioni di pagamento di sanzioni avanti al Tribunale e alla Corte di cassazione.
Una chimera, per i giovani, il traguardo di una pensione prima dei 71 anni. A condannarli alla veneranda età di pensionamento è la necessità, per chi vuole mettersi prima a riposo, di dover maturare un importo minimo di pensione (che non è richiesto, invece, a chi va in pensione a 71 anni). È il rischio che corrono i giovani e la ragione sta nel fatto che il tasso d’inflazione, anno dopo anno, rivaluta il requisito dell’importo minimo di pensione da maturare, mentre i salari crescono meno di questo tasso. Un esempio. Chi ha iniziato a lavorare nel 2004 sapeva di maturare il diritto alla pensione con tre requisiti: 65 anni d’età; 20 anni di contributi; aver maturato la pensione d’importo non inferiore a 7.175 euro annui, cosa possibile guadagnando uno stipendio, di media sui 20 anni di lavoro, di almeno 17.728 euro annui, poco più di 1.360 euro al mese. Oggi, a distanza di 20 anni, due dei tre requisiti sono cambiati: è salita a 67 anni l’età e l’importo minimo di pensione maturata si è portato a 9.887 euro annui, cosa possibile se si è guadagnato uno stipendio, in media sui 20 anni di lavoro, non più di 17.728 ma almeno 26.176 euro, poco più 2.010 euro mensili.
Continua a crescere il “buy now pay later”, ossia lo strumento che consente di comprare subito online un bene o un servizio ma di pagarlo in maniera dilazionata. In Europa, nel 2023, gli importi transati si sono attestati a quasi 170 miliardi di euro mentre nei prossimi 5 anni il trend positivo si attesterà al +12% annuo, anche grazie alla crescente integrazione delle soluzioni con i sistemi presso i punti vendita e all’ampliamento dell’offerta di servizi. In Italia, nel 2026, i pagamenti tramite Bnpl eseguiti sui canali online supereranno i 4 miliardi di euro, nell’ultimo biennio sono aumentati del 56% gli utenti attivi (dai circa 3 milioni del 2021 ai circa 4,5 milioni del 2023) e il 17% della popolazione (in prevalenza tra le nuove generazioni) ha utilizzato almeno una volta forme di dilazione di pagamento. Si tratta degli scenari delineati in seno al focus curato da Deloitte da cui emerge che, a livello globale, nel 2026 il valore dei pagamenti Bnpl si attesterà a quota 6% del transato totale per quasi 490 miliardi di euro.
Innovazione, transizione sostenibile, economia circolare e sociale: parte da qui il rilancio delle imprese italiane che possono contare su un nuovo strumento di copertura del credito. Dal 1° marzo scorso, infatti, Sace supporta finanziamenti di durata fino a 25 anni e senza limiti di importo erogati dal sistema bancario alle imprese italiane garantendo fino al 70% del prestito. Lo strumento previsto dalla legge di bilancio 2024 (legge 213/2023, commi 259-271) a sostegno dei nuovi investimenti delle imprese italiane in innovazione, infrastrutture e transizione sostenibile di cui si avvale il gruppo assicurativo finanziario controllato dal ministero dell’economia e delle finanze con un plafond dedicato di 60 miliardi di euro, è la nuova “Garanzia Archimede”.

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Norme frammentate, interventi non coordinati, risorse insufficienti: in un Paese dove il 93,9 per cento dei Comuni è a rischio di frane, alluvioni o erosione costiera, tra il 2013 e il 2019 sono stati investiti in totaleper la prevenzione appena 2 miliardi di euro. Salvo poi dover intervenire il giorno dopo gli eventi catastrofici che sempre più spesso si abbattono nel nostro territorio, per cui nello stesso periodo invece sono stati spesi per l’emergenza 20 miliardi, dieci volte i fondi per la prevenzione. Una gestione del dissesto idrogeologico che non può più continuare con gli stessi criteri: a lanciare l’allarme, ma accompagnandolo con un nutrito e documentato piano organico di proposte, l’ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile.
Gli investitori finanziari non sono più disposti a concedere tempo sull’adeguamento dei criteri di trasparenza: nel mirino soprattutto piccole e medie aziende In attesa del cambio di regole del Ddl Capitali cresce il numero di società che proporranno ai soci le liste del cda uscente
Anche Generali partecipa alla Fase II: nei giorni scorsi ha annunciato l’acquisizione del 51% in mano al partner cinese Cncp di Generali China Insurance Company, compagnia specializzata nel Danni, il cui controllo passerà interamente al Leone di Trieste. La fase II è quella in cui i big occidentali delle assicurazioni possono avere società controllate al 100% in suolo cinese, e con quelle finalmente andare alla conquista del mercato. Quasi tutti i big assicurativi occidentali in questi ultimi 15-20 anni hanno pagato un chip per potersi sedere al tavolo da poker cinese in quello che entro il 2032 potrebbe diventare il primo mercato assicurativo mondiale e oggi è già il secondo dopo gli Usa. Antesignana era stata Zurich, prima compagnia occidentale a ottenere l’autorizzazione ad aprire una filiale Danni a Pechino. Nel 2023, riporta Global Data, sono stati già raggiunti nel solo Danni 1,6 trilioni di yuan cinesi, corrispondenti a circa 237 miliardi di dollari e per il 2028 si arriverà a 2,3 trilioni (361 miliardi di dollari). E nel Vita ci sono altri 330 miliardi di dollari di raccolta, anche questi cresciuti a una velocità che è un multiplo rispetto al resto del mondo.
L’istituto ha testato il mercato con i mystery shopper: ecco gli operatori che hanno ottenuto le valutazioni più alte, anche sul fronte Esg. Avendo così sott’occhio sia le migliori gestioni collettive che quelle individuali, il risparmiatore può scegliere la modalità più adatta per gestire il proprio capitale.
L’ Italia è il Paese europeo più vulnerabile alle catastrofi naturali ma, allo stesso tempo, uno dei meno assicurati nel ramo danni. E, secondo Paolo Tanfoglio, ceo di Lokky, è proprio questo divario che ha spinto il governo a introdurre nella Legge di Bilancio 2024 l’obbligo per le imprese di assicurarsi contro eventi catastrofali entro il 31 dicembre 2024. La misura riguarda tutte le imprese con sede legale in Italia, nonché quelle estere con una stabile organizzazione nel nostro Paese, e il suo ambito di applicazione si estende ai danni a terreni e fabbricati, impianti e macchinari, nonché attrezzature industriali e commerciali. Per le imprese che non rispettano tale obbligo sono previste sanzioni da 200 mila a 1 milione di euro, e l’esclusione da contributi, sovvenzioni o agevolazioni pubbliche.

A un anno dal rinnovo del consiglio di amministrazione delle Assicurazioni Generali, Philippe Donnet esce allo scoperto e rende manifesto il suo desiderio di crescere in Europa. Il Vecchio continente è sempre stata l’ambizione quasi domestica del Leone, che da sempre si sente a casa a Vienna come a Praga, a Parigi come in Spagna. Così a dodici mesi dall’assemblea che considererà il rinnovo del consiglio di amministrazione e dell’amministratore delegato, Generali confida all’agenzia statunitense Bloomberg la sua voglia di crescere in Europa. Il progetto, stando a Bloomberg, prevederebbe una operazione amichevole, meglio se carta contro carta, ed è rivolto a una lista di otto compagnie target (tutte con un capitalizzazione inferiore alle metà di Generali), che vanno dalla britannica Aviva ad Aegon, da Ageas a Uniqa alla spagnola Mapfre, un tempo partner nel comparto Rc Auto della veronese Cattolica, già finita all’interno del perimetro delle Generali. Insomma, di tutto, di più. Le Generali, che oggi vedranno il consiglio di amministrazione riunirsi per approvare i risultati del 2023, porteranno all’assemblea del 24 aprile, per approvazione, un utile netto ben superiore ai 3 miliardi di euro (erano 2,9 al 30 settembre) e hanno deciso di ampliare i loro orizzonti.
«Se devo dire che mi piace, le risponderei no. Se devo considerare che sia possibile, forse le risponderei sì». Il mondo assicurativo è in fermento negli ultimi tempi, complici anche le manovre del sistema bancario: Bnp Paribas Cardif ha rilevato il 51% di Bcc Vita, Allianz il 99% di Tua Assicurazioni, Banco Bpm Vera Vita e Vera Financial e si attendono le mosse poi su Prima. Alberto Minali è sereno e il tema fusioni e acquisizioni non lo scalda particolarmente. «Revo Insurance è una public company e dunque acquisibile — dice — ma considerando il business e la nostra traiettoria di crescita non avrebbe senso correre con qualcuno che è meno veloce di noi. Siamo rapidi, abbiamo processi decisionali snelli e una capacità di manovra invidiabile: meglio andare avanti così».