Nel nuovo numero Dati Inail la fotografia del comparto Industria e Servizi, in cui sono occupati più di 22 milioni di lavoratori, dove sono aumentati sia gli infortuni avvenuti in occasione di lavoro (+25,5%) sia quelli in itinere (+11,4%)
Le prime stime sul mercato del lavoro del 2023 indicano una prosecuzione della crescita
dell’occupazione nazionale che supera i 23,7 milioni, quasi mezzo milione in più rispetto a
dicembre 2022. Dalle prime stime si ha quindi un incremento del 2% in media rispetto al 2022, anno in cui il numero totale degli occupati ammontava a 23,1 milioni (fonte: Istat).
La quasi totalità dei lavoratori è impegnata nell’Industria e servizi, escludendo, infatti,
soltanto 875mila lavoratori nel 2022 che scendono a circa 850mila del 2023 dediti ad agricoltura, silvicoltura e pesca.
Analizzando l’occupazione nell’Industria e servizi per classi di età, si evidenzia una crescita
per le età più avanzate, in particolare un incremento degli ultracinquantenni pari al 7,6% nel 2022 rispetto al 2018 e una lieve crescita per le età più basse, più esattamente un incremento del 3,8% per i giovani al di sotto dei 35 anni.
Infortuni in crescita nel settore Industria e Servizi
Nel 2022, alla data di aggiornamento di ottobre 2023, sono stati denunciati 703.569 casi di
infortuni in complesso, di cui circa l’83% (582.890) nella sola Industria e Servizi, gestione
assicurativa che ha registrato un incremento del 23,3% rispetto al 2021 e del 15,6% rispetto al 2018, dovuto in parte anche dal numero di casi Covid-19 particolarmente elevato nel 2022. L’86% circa (499.835 casi) delle denunce della gestione dell’Industria e servizi è avvenuto in occasione di lavoro e la quasi totalità senza utilizzo del mezzo di trasporto (484.022 casi). A livello nazionale i dati evidenziano un incremento rispetto al 2021 sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro (+25,5%) che di quelli in itinere, occorsi nel tragitto tra l’abitazione e il posto di lavoro e viceversa, (+11,4%).
L’analisi del fenomeno infortunistico, per le successive variabili, viene effettuata focalizzando l’attenzione solo sugli infortuni denunciati in occasione di lavoro.
Nel 2022, al netto dei casi non codificati, due infortuni su tre hanno interessato il comparto
dei Servizi (300.669 casi), mentre la rimanente quota, poco più del 30%, il comparto tipicamente dell’Industria in senso stretto (131.172 casi).
È il lavoratore di genere maschile a essere maggiormente coinvolto in eventi infortunistici
con oltre il 60% del totale, questo perché nella gestione industria e servizi per molti settori si ha una predominanza di uomini piuttosto che di lavoratrici proprio per le particolari tipologie di lavoro svolte (si pensi alle Costruzioni che registra il 99% di infortuni al maschile); controtendenza si ritrovano invece le lavoratrici del settore Sanità e assistenza sociale (72,6% i casi di infortunio al femminile).
Il 52,8% (263.884 casi) degli infortuni ha interessato lavoratori dai 40 ai 59 anni; ferma
rimanendo la fascia di età si nota che per le lavoratrici tale valore arriva al 57,5%, mentre per i colleghi maschi si abbassa al 49,7%.
L’81% circa degli infortunati (403.783) è di origine italiana con una predominanza di lavoratori di genere maschile (58,5%); la percentuale rimanente riguarda lavoratori provenienti da paesi stranieri di cui oltre tre su quattro non comunitari e il 73% di genere maschile; anche per i lavoratori comunitari il numero di eventi infortunistici al maschile è maggiore rispetto a quello femminile (55%).
Tra gli infortunati dei Paesi Ue i due terzi sono rumeni e di essi la maggior parte lavoratori
dei settori di Sanità, Attività manifatturiere, Costruzioni e Trasporto.
Tra i lavoratori extra Ue un maggior numero di infortuni è stato registrato da marocchini e
albanesi (rispettivamente 14,6% e 13,0%) e a seguire peruviani (4,9%) e moldavi (4,6%).
Nell’ambito del comparto dei Servizi tre denunce su quattro hanno interessato la Sanità con
132.552 casi (44,1%) e a seguire Trasporti e magazzinaggio, Commercio all’ingrosso e al dettaglio (rispettivamente con 19,3% e 11,5%). Rispetto al 2021, a meno del settore dei Servizi di informazione e comunicazione che ha avuto un calo di infortuni del 28%, tutti gli altri hanno registrato degli incrementi: spicca l’aumento consistente del settore sanitario con il 94,8% (fortemente condizionato dall’aumento dei casi Covid registrati nel 2022) e quello dei Trasporti e magazzinaggio con il 35,1%.
Per il comparto dell’Industria è l’attività manifatturiera, componente più importante
dell’industria italiana, ad aver registrato il più alto numero di casi (78.288; 60% circa) di cui oltre il 50% sono infortuni occorsi ai lavoratori dei settori della Fabbricazione di prodotti in metallo, della lavorazione di minerali non metalliferi, metallurgia e industrie alimentari. Segue il settore dell’edilizia (40.117; oltre 30%).
Territorialmente l’area maggiormente industrializzata continua ad essere quella del Nord
con uno sviluppo soprattutto nel settore delle industrie meccaniche, chimiche ed elettroniche spiegandone, per la gestione dell’Industria e servizi, il maggior numero di denunce di infortuni registrato proprio in questa area del Paese (305.596 casi; 61,2%). I casi sono pressoché equidistribuiti tra Nord-ovest e Nord-est. Spiccano la Lombardia con il 30,8%, Veneto con il 20,2% e Emilia Romagna con il 19,1%. Mezzogiorno e Centro presentano in complesso 194.239 casi di infortuni denunciati (rispettivamente 19,7% e 19,1%).
Nell’Italia meridionale e insulare la maggiore incidenza dell’infortunio è registrata nelle
regioni della Campania (24,3%), della Sicilia (23,3%) e della Puglia (19,4%), dove sono
maggiormente presenti le poche aree industriali. Per le regioni del Centro sono Lazio (39,7%) e Toscana (39,0%) con un più alto numero di denunce. Il Lazio è tra le regioni industriali più importanti in Italia e con una evoluzione significativa del settore dei servizi, mentre in Toscana sono diffuse soprattutto aziende artigianali, come quelle tessili, del cuoio, della ceramica, del mobile e del vetro.
Più morti nelle aziende di piccole dimensioni
Il 44% dei 775 decessi in occasione di lavoro denunciati nel 2022 è avvenuto in aziende di piccole dimensioni (1-9 lavoratori), il 28% in quelle da 10 a 49, il 16% in quelle da 50 a 249 e il 12% in quelle con oltre 249 lavoratori. Due terzi dei casi mortali riguardano la classe 45-64 anni, il 28,9% è concentrato nel Nord-Ovest, il 22,5% al Centro, il 20,0% sia nel Nord-Est che al Sud e l’8,6% nelle Isole, con Lombardia (17,0%), Lazio (9,7%) e Campania (9,4%) ai primi tre posti tra le regioni. I lavoratori italiani deceduti sono l’80,5% del totale (624 casi), seguiti con il 4,1% dai romeni (32), con il 3,1% dagli albanesi (24) e con l’1,9% dai marocchini (15).
L’analisi per età evidenzia che due terzi dei decessi riguardano la classe 45-64 anni, mentre
per la tipologia lavoratore, l’80% si concentra tra i dipendenti, il 16% tra gli autonomi, il 2% tra gli interinali e l’1% ciascuno tra i parasubordinati e gli apprendisti.
624 sono state le denunce mortali presentate da lavoratori italiani (80,5% dei casi in
occasione di lavoro) e a seguire, 32 quelle dei lavoratori romeni (4,1%), 24 degli albanesi (3,1%) e 15 dei marocchini (1,9%).
I decessi si distribuiscono territorialmente per il 28,9% nel Nord-ovest, per il 22,5% al Centro, per il 20,0% sia nel Nord-est che al Sud e per l’8,6% nelle Isole. Le prime tre regioni con il più alto numero di denunce mortali segnano una linea che percorre lo stivale: Lombardia con il 17,0% del totale Italia, seguita dal Lazio (9,7%) e Campania (9,4%).
Per le malattie professionali incremento del 10%
Per quanto riguarda le malattie di origine professionale, le denunce presentate all’Inail nella gestione Industria e servizi sono state 50.078, pari a circa l’83% del totale delle patologie lavoro-correlate (comprensivo delle gestioni Agricoltura e Conto Stato) e in aumento di circa il 10% rispetto alle 45.554 dell’anno precedente. I lavoratori coinvolti sono stati poco più di 34mila (+9%). La crescita del numero delle denunce ha interessato in particolare gli uomini (+11% circa) e soprattutto i lavoratori occupati nel settore delle costruzioni e delle attività manifatturiere (+2.347 casi). Anche per la componente femminile è stato comunque rilevato un aumento del 7% rispetto al 2021, con 264 casi in più complessivamente per le lavoratrici del commercio e della sanità.
Quasi sette su 10 sono a carico del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo
Poco più del 70% delle denunce delle donne ha riguardato la fascia 50-64 anni, percentuale più alta rispetto ai colleghi uomini, che nella stessa classe vedono concentrati i due terzi dei casi. Anche per le età fino a 49 anni la quota delle malattie delle lavoratrici risulta più alta (21%) di quella dei lavoratori (17%). Per gli over 64, al contrario, la percentuale delle tecnopatie degli uomini è del 16% rispetto all’8% registrato tra le donne. Quasi sette casi su 10 sono a carico del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, con una netta prevalenza delle tecnopatie legate ai disturbi dei tessuti molli e alle discopatie che hanno interessato in particolare i lavoratori della sanità, del trasporto e del settore edile. Seguono le patologie del sistema nervoso, con poco più del 12%, quelle dell’orecchio (7,3%), i tumori e le malattie del sistema respiratorio, che rappresentano circa il 7%. Le malattie che colpiscono le donne a un’età inferiore rispetto agli uomini sono quelle della cute, i disturbi psichici, la sindrome del tunnel carpale e le patologie muscolo-scheletriche. Le patologie osteomuscolari, dovute in particolare al sollevamento e alla movimentazione manuale dei carichi, i tumori e l’ipoacusia hanno avuto conseguenze piuttosto rilevanti per gli uomini, con inabilità superiore al 16% per quasi un quarto dei casi riconosciuti.