Il febbraio scorso è stato il più caldo registrato a livello globale. Secondo i dati registrati dal servizio per il cambiamento climatico di Copernicus, la temperatura superficiale dell’aria è stata di 13,54°C, superiore di 0,81°C rispetto alla media del periodo compreso tra il 1991 e il 2020 per il mese di febbraio. Si tratta del nono mese consecutivo più caldo mai registrato per il rispettivo mese dell’anno. Questo febbraio è stato più caldo di 1.77°C rispetto alla stima della media di febbraio per il periodo compreso tra il 1850 e il 1900, il periodo di riferimento preindustriale. Guardando all’Europa le temperature sono state di 3.30°C superiori alla media del periodo 1991-2020 con picchi nell’Europa centrale e orientale.
I dati su febbraio sono solo l’ultima conferma della situazione di cambiamento in corso e secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) se non verranno prese le misure dei rischi climatici l’Europa potrebbe trovarsi ad affrontare situazioni “catastrofiche”.
“Il caldo estremo, la siccità, gli incendi boschivi e le inondazioni che abbiamo sperimentato negli ultimi anni in Europa peggioreranno, anche in scenari ottimistici di riscaldamento globale, e influenzeranno le condizioni di vita in tutto il continente”, ha scritto l’agenzia in un comunicato. “Questi eventi rappresentano la nuova normalità e dovrebbero fungere da campanello di allarme”, ha dichiarato la direttrice dell’AEA Leena Yla-Mononen. Secondo l’AEA, le aree più a rischio sono l’Europa meridionale (incendi, scarsità d’acqua e relativi effetti sulla produzione agricola, impatto del caldo sul lavoro all’aperto e sulla salute) e le regioni costiere a bassa quota (inondazioni, erosione, intrusione di acqua salata). Il Nord Europa, tuttavia, non è stato risparmiato, come dimostrano le recenti inondazioni in Germania e gli incendi boschivi in Svezia.