Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Cattolica Assicurazioni e Iccrea hanno avuto bisogno della chiamata in campo di un arbitro per chiudere la loro partnership bancassicurativa che era iniziata nel 2018 e che aveva preso vita in Bcc Vita e Bcc Assicurazioni. Nel 2021, la compagnia assicurativa di Verona è entrata nel gruppo Generali mentre il gruppo bancario che raccoglie 124 banche di credito cooperativo, da più di un anno, aveva deciso di aprire la competizione sul mercato per individuare un nuovo possibile partner per le polizze (senza escludere a priori Generali) appena fosse scaduta l’alleanza con Cattolica. Una scelta che ha evidentemente inasprito i rapporti e reso più difficile sciogliere il precedente accordo con il Leone che si è sfilato dalla nuova competizione. Non solo. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, i due ex partner avrebbero deciso appunto di chiamare in campo una parte terza, con una proceduta di arbitrato affidata a Vitale&Co, per fissare il prezzo del loro «divorzio». Con Generali che in questo confronto è stata assistita da Rotschild e Iccrea da Kpmg e da Kitra, la nuova boutique di consulenza fondata da Giuseppe Latorre e da Fabrizio Montaruli.
Il credito continua a frenare nell’Eurozona. Quello alle imprese è diminuito su base mensile, secondo i dati Bce relativi a febbraio. Si tratta di valori registrati prima delle recenti crisi bancarie e che non risentono ancora in pieno dei rialzi dei tassi Bce. Perciò è probabile che nei prossimi mesi si osserverà un rallentamento maggiore. L’Europa rischia così il credit crunch e, secondo molti economisti, la recessione. Mentre aumentano i rischi di strette eccessive della Bce i banchieri centrali tedeschi continuano a mostrare rigidità, intimoriti dall’inflazione quanto indomiti di fronte ai rischi economici e finanziari, nonostante la scorsa settimana sia stata coinvolta nella turbolenza la principale banca tedesca, Deutsche Bank. Il presidente della Bundesbank Joachim Nagel anche ieri ha detto: «Potete esserne certi, andremo avanti con determinazione sulla via della normalizzazione monetaria fino a quando l’inflazione non sarà contenuta e la stabilità dei prezzi non sarà ripristinata». Inoltre ha chiesto di nuovo un’accelerazione sul Quantitative Tightening: «Il mercato lo reggerebbe bene».
Biocarburanti no, e-fuel sì. Oggi durante il Consiglio Energia i 27 Paesi dell’Unione voteranno il Regolamento Ue 2019/631, che fissa l’obiettivo zero emissioni di Co2 al 2035 per le auto e salvo un ennesimo ma improbabile colpo di scena daranno l’ok dopo l’accordo annunciato nel fine settimana tra Germania e Commissione sui carburanti sintetici. L’Italia, che chiedeva una deroga anche per i biocarburanti, voterà contro, ma grazie al sì di Berlino il Regolamento passerà. In base all’accordo con la Germania la Commissione presenterà una dichiarazione scritta sull’attuazione del «considerando 11» del Regolamento. Il considerando chiede che l’esecutivo Ue formuli una proposta legislativa sull’immatricolazione, dopo il 2035, di veicoli con motore endotermico, a condizione che utilizzino solo carburanti a zero emissioni nette.

Per il cessionario, che acquista i crediti d’imposta relativi ai bonus edilizi da una banca o da altra società appartenente al gruppo bancario della medesima banca, la disciplina sulla responsabilità solidale non si rende applicabile con l’ottenimento di una attestazione di possesso di tutta la documentazione rilasciata dal cedente-banca. Rivisto anche il set documentale: basta una visura storica, per gli interventi di efficienza energetica, diversi dal superbonus, serve la relazione tecnica e la prestazione energetica mentre l’attestazione di avvenuta adeguata verifica, da parte degli obbligati, deve essere rilasciata soltanto se controparti dei cessionari. Questi i nuovi emendamenti licenziati nella giornata di ieri che impattano sulla disciplina della cessione dei crediti derivanti dalle detrazioni per gli interventi edilizi, con particolare riferimento alla detrazione maggiorata, di cui all’art. 119 del dl 34/2020, e alla disciplina, di cui all’art. 121 del dl 34/2020, dopo le recenti modifiche introdotte dal dl 11/2023.
Bonus edilizi, esodati in forte aumento. Il fenomeno assume ogni giorno di più i contorni di una situazione kafkiana. La situazione, da tempo, è diventata assai insostenibile giacché ci sono soggetti che si trovano nella circostanza in cui, da un lato, hanno posto in essere tutte le procedure per la cessione del credito, rispettando le istruzioni fornite dalle varie piattaforme incaricate per la verifica dei set documentali e, dall’altra, l’istituto di credito non risponde oppure, informalmente e a distanza di molto tempo, comunica che non ha accettato il credito d’imposta. Ciò comporta un grave nocumento al contribuente (persona fisica o impresa), poiché in molti casi trattasi di persone che hanno fatto in buona fede pieno affidamento nei contratti sottoscritti per la cessione ed ora si ritrovano a “mani vuote”; anzi peggio, poiché devono saldare i fornitori, piuttosto che rientrare da finanziamenti ponte.
Cooperative compliance 4.0 anche per le persone fisiche neo residenti (Paperoni). Accordi preventivi con il fisco in quattro passaggi con un nuovo ruolo potenziato e ridisegnato per l’Oic (organismo italiano di contabilità) e la Sose (società per gli studi di settore). Si otterrà la certificazione del rischio fiscale in quattro step: documenti interpretativi, rischio fiscale di settore, rischio fiscale per azienda e visto di conformità. È questo il disegno di come sarà il nuovo rapporto tra fisco e imprese tratteggiato ieri a Milano al convegno organizzato da Assonime e Agenzia delle entrate sull’Adempimento collaborativo e altri strumenti di attrazione degli investimenti. da Maurizio Leo, viceministro delle finanze.

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«Oggi avere un’educazione finanziaria è come saper leggere e scrivere», dice Annamaria Lusardi. Dopo il fallimento della Silicon Valley Bank negli Stati Uniti e il salvataggio di Credit Suisse in Svizzera, le sue parole suonano particolarmente attuali. Lusardi, negli Usa, è professoressa alla George Washington University e, in Italia, dirige il Comitato per l’educazione finanziaria. «La domanda di educazione finanziaria che sta emergendo è legata alle paure e alle difficoltà delle persone nel guardare al futuro», aggiunge. Secondo un sondaggio commissionato proprio dal comitato, l’89 per cento degli italiani vorrebbe l’introduzione dell’educazione finanziaria nelle scuole e il 79 sul posto di lavoro. Questi dati, da un lato, mostrano consapevolezza; dall’altro, indicano la lentezza con cui il nostro Paese si è mosso. Il Comitato diretto da Lusardi è stato creato per legge solo nel 2017, l’anno successivo è stata approvata una strategia nazionale per l’educazione finanziaria e nel 2021 è partito il secondo piano nazionale operativo triennale. Qualche risultato sembra emergere. L’ultima indagine svolta in materia dalla Banca d’Italia nel 2020 «conferma la posizione di ritardo dell’Italia nel confronto internazionale», «ma mostra un miglioramento nelle conoscenze degli italiani e una sostanziale stabilità nei comportamenti e nelle attitudini». L’istituto, inoltre, ha suddiviso la popolazione in quattro categorie e ha rilevato che «le percentuali degli esclusi e degli incompetenti sono scese, a fronte di un aumento del peso dei competenti (+10 per cento rispetto 2017, ndr) e, in piccola misura, degli esperti».

Secondo Marsh il principale ostacolo nei prossimi due anni sarà l’inflazione mentre la mancata azione sul clima resta la minaccia maggiore dei prossimi 10. La pandemia (prima) e la guerra in Ucraina (poi) hanno innescato una spirale di rischi sempre più interconnessi. Se il pericolo numero uno per il prossimo biennio sarà l’inflazione, seguita dai disastri naturali e da eventi meteorologici estremi, il clima che cambia e le sue conseguenze (perdita di biodiversità e collasso degli ecosistemi) saranno il fardello più pesante per i prossimi dieci anni secondo le opinioni di oltre 1.200 esperti del mondo accademico, politico e aziendale. È il quadro che emerge dalla 14esima edizione del Global risks report, l’indagine realizzata dal World economic forum in collaborazione con Marsh McLennan e Zurich presentata lo scorso gennaio al forum di Davos. Due mesi dopo lo scenario è ancora attuale. Se le imprese devono imparare a fare i conti con questo contesto in continua evoluzione, i governanti si trovano a un bivio. Davanti a loro non c’è più una sola crisi ma una policrisi che minaccia l’economia, tra costo della vita alle stelle, venti di recessione e debito pubblico sempre più elevato, l’ambiente (una vera e propria «bomba a orologeria» secondo il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres), la società, con una crescente erosione della coesione e la sicurezza informatica, con il proliferare di dati che spesso sfuggono al nostro controllo. Una situazione di allerta permanente su numerosi fronti che ridisegna un futuro in cui le guerre commerciali e il protezionismo saranno le nuove armi.