Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Chi sta seguendo da vicino il dossier per tentare di salvare Eurovita Assicurazioni parla di una palpabile preoccupazione che si respira tra Via XX Settembre, sede del ministero dell’Economia a Roma, e Via Veneto, dove, poco distanti, ci sono gli uffici del ministero delle Imprese e del Made in Italy. Sarà quest’ultimo che, su proposta di Ivass, dovrà firmare entro venerdì 31 marzo l’ingresso della compagnia assicurativa al regime di amministrazione straordinaria. In due mesi poco o nulla si è mosso e il primo aprile si rischia di ripartire dal via, con una piano di salvataggio ancora tutto da definire. Una partita delicatissima che non ogni probabilità sarà lo stesso Santoliquido a dover gestire, questa volta con la nuova casacca di commissario straordinario. A quel punto Ivass si vedrà probabilmente costretta ad estendere ancora il blocco dei riscatti. Ma per quanto tempo potrà farlo ancora? A rischiare, in questa partita, sono anche le tante banche che quelle polizze, negli anni, le hanno distribuite.
Un profilo cui le autorità guardano con crescente interesse è quello della tutela del consumatore. Nella normativa della previdenza complementare va ricordato come sia stata introdotta in tale prospettiva con la deliberazione del 4 novembre 2010della Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione presieduta da Mario Padula, la disciplina sui reclami che ha la finalità di favorire un rapporto tra i fondi pensione e i loro aderenti fondato su un trasparente, chiaro e tempestivo riscontro alle richieste di questi ultimi, nel convincimento che una corretta gestione di tali rapporti possa avere una positiva influenza sulla qualità dei servizi erogati e sul funzionamento dell’intero sistema. Può presentare reclamo chi intenda lamentare irregolarità, criticità o anomalie riguardanti una forma pensionistica (iscritti, pensionati o loro rappresentanti, associazioni di tutela dei consumatori). L’istanza va indirizzata previa verifica che si tratti realmente di forma pensionistica complementare, in primo luogo al fondo pensione interessato che deve rispondere entro 45 giorni dalla ricezione. Se il fondo non ha fornito una risposta o ha fornito una risposta non soddisfacente, è possibile segnalare la situazione alla Covip
Banca o Posta? L’eterno duello tra gli istituti di credito e il gruppo postale per la gestione del risparmio delle famiglie si arricchisce di un nuovo capitolo, quello relativo alla sicurezza dei depositi. L’esplosione della crisi del Credit Suisse e negli Usa il fallimento di Svb e Signature Bank, oltre che i timori che possano emergere altri casi per via del repentino aumento dei tassi che ha destabilizzato i mercati, ha riportato in primo piano gli aspetti di sicurezza delle banche e delle garanzie sui capitali investiti nei prodotti finanziari. E se le banche hanno la copertura dei depositi fino a 100 mila euro, per Poste italiane c’è in ultima istanza la garanzia dello Stato italiano che è azionista di maggioranza tramite Ministero dell’Economia e Cdp. Logico quindi che in un periodo come questo l’ombrello pubblico giochi a favore delle Poste, ma in ogni caso, osserva Amundi, mentre nell’occhio del ciclone venerdì 24 marzo è finito anche Deutsche Bank per il riscatto anticipato di alcuni bond subordinati, «il settore bancario europeo è solido grazie alle misure introdotte dopo la grande crisi finanziaria per limitare il rischio di contagio». Dalla loro gli sportelli bancari hanno un’offerta diversificata che si adatta a esigenze più sofisticate dei risparmiatori, sia per quanto riguarda gli obiettivi, sia per l’entità dei patrimoni, mentre le Poste puntano su una gamma meno articolata e che copra il più possibile le necessità di base, anche grazie a una rete capillare (13 mila uffici), con una maggiore attenzione al profilo dei costi. Ecco dunque un confronto tra Poste e banche sul fronte dei vari strumenti di risparmio, dai conti correnti, ai fondi, alle polizze, fino ai prodotti che da sempre caratterizzano l’offerta del gruppo guidato da Matteo Del Fante, ovvero i buoni fruttiferi e i libretti.
Febbraio ancora negativo per i flussi del risparmio gestito in Italia. La mappa di Assogestioni segnala che nel mese la raccolta è stata negativa per 1,94 miliardi di euro, dopo i -927 milioni di gennaio, per un totale nel bimestre di -2,86 miliardi. Il patrimonio dell’industria è sceso a 2.242 miliardi a causa anche dell’effetto mercato che l’Ufficio Studi dell’associazione stima pari a -1% nel mese. A influenzare i dati di raccolta sono stati principalmente i 2 miliardi di deflussi registrati dalle gestioni istituzionali nel mese. Prosegue invece il consolidamento dei trend degli ultimi mesi dei fondi aperti: nonostante febbraio si chiuda con una raccolta netta pari a -356 milioni, sono rimasti in territorio positivo sia i fondi azionari (+1,32 miliardi) sia quelli obbligazionari (+570 milioni).
In vista dell’imminente revisione della Retail Investment Strategy (RIS), si discute dell’opportunità o meno di abolire gli inducement quale metodo di remunerazione del servizio di consulenza d’investimento offerto alla clientela retail. Un tema su cui anche EFPA Europe ha esposto le proprie preoccupazioni, forte dei suoi 91mila certificati e quindi come principale organismo di definizione degli standard professionali per i financial advisor e i financial planner attivi in Europa. L’obiettivo principale della Retail Investment Strategy è quello di far crescere la partecipazione degli investitori al dettaglio ai mercati finanziari, ed è ampiamente riconosciuto che i consulenti finanziari svolgono un ruolo fondamentale per questo obiettivo. Secondo lo studio “Disclosure, inducements and suitability rules for retail investors”, pubblicato nell’estate 2022 dalla Commissione europea, i consulenti finanziari sono infatti il motore più importante delle decisioni degli investitori al dettaglio. Il loro ruolo, che si differenzia da quello delle istituzioni finanziarie, è stato rafforzato anche grazie a un impegno deciso nella formazione professionale, nell’aggiornamento continuo delle competenze e nell’educazione finanziaria. Garantire l’accesso alla consulenza finanziaria alla clientela retail può quindi contribuire fortemente all’inclusione finanziaria ed è cruciale per aiutare gli investitori a raggiungere i loro obiettivi di investimento e pianificare meglio la loro situazione previdenziale, soprattutto nell’attuale contesto di elevata inflazione.
Briganti (Eiopa): con uno shok ambientale gli attivi dei fondi europei scenderebbero del 12,8%. Ma quelli italiani (-8%) risultano più solidi
Dal metaverso al Web3 passando per l’intelligenza artificiale di ChatGpt fino agli incubatori di start up. Capaci, con l’idea giusta, di rivoluzionare il mercato in poco tempo. Generali Assicurazioni è pronta a scandagliare ogni opportunità che le nuove tecnologie possono offrire a una compagnia assicurativa per innovare il suo business, racconta a MF-Milano Finanza Bruno Scaroni, chief transformation officer del gruppo triestino. I cantieri aperti sono numerosi. Del resto nel piano industriale Lifetime Partner 2024 del Leone delineato dal group ceo Philippe Donnet è stato previsto un investimento di 1,1 miliardi di euro da indirizzare a innovazione tecnologica e digitalizzazione. E a questo si aggiunge un fondo da 250 milioni destinato al venture capital nel settore insurtech, oltre a partnership con incubatori di imprese. Un esempio? «Abbiamo recentemente premiato la start-up svizzera Zoundream che ha dato vita a bAlby (acronimo di the AI-based baby cry traslator, ndr). Utilizzando l’intelligenza artificiale riesce a tradurre i vagiti dei neonati per capire quali sono in quel momento i loro bisogni essenziali, dalla fame al sonno, o se piangono per una posizione scomoda. Un progetto incubato dalla House oh Insurtech Switzerland (Hits), un hub del gruppo che è passato attraverso rigorosi test clinici. Ora stiamo offrendo bAlby ai nostri clienti in un progetto pilota. Vogliamo essere partner di vita dei clienti, affiancandoli per soddisfare i loro bisogni e le loro necessità, come indicato nel piano strategico», dice Scaroni. Ma è solo un piccolo esempio di un mondo ancora tutto da scoprire.
Polizze vita, il faro dell’agenzia delle entrate sulle compagnie di assicurazioni. Una raffica di lettere di compliance in arrivo per le società di assicurazioni che in Italia erogano servizi in Italia in libera prestazione di servizi (LPS). Si tratta principalmente di compagnie assicurative Lussemburghesi e Irlandesi. Queste società non avrebbero adempiuto, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, alla comunicazione del dato del beneficiario della polizza all’Agenzia come previsto dalla normativa. L’ Agenzia attendeva la trasmissione dati sulle operazioni da e verso l’estero intervenute con soggetti residenti o non residenti per le operazioni svolte in Italia per le norme sul monitoraggio fiscale. In caso di omessa comunicazione la sanzione prevista (minima) è del 10% delle operazioni non segnalate e tale sanzione, come precisato dall’Agenzia nella circolare 2/2023, non è ravvedibile con le misure previste dalla legge di bilancio 2023. Gli anni oggetto di osservazione sono dal 2018 ad oggi. Il 10% delle operazioni applicate si riferisce ad esempio ai premi delle polizze dando l’idea così del rischio di multe salatissime per queste compagnie.
L’aula del Senato ha approvato all’unanimità il disegno di legge sull’equo compenso. «E’ un provvedimento che da anni attendiamo e che ci ha visti da sempre affiancare l’attività parlamentare. – commenta il presidente nazionale Lapet Roberto Falcone – Questa nuova accelerata conferma che le nostre previsioni erano esatte. Riteniamo infatti che il ddl sull’equo compenso sarà approvato senza ulteriori modifiche e che il governo interverrà a miglioralo successivamente». Il governo ha infatti dato parere positivo a quattro ordini del giorno che lo impegnano in tal senso. Veniamo ora al testo che è quasi identico a quello approvato dalla Camera se non per l’unica, indispensabile modifica che la commissione giustizia del Senato ha apportato al fine di correggere all’art. 7, l’errato riferimento all’articolo 702-bis del codice di procedura civile che fino al 28 febbraio disciplinava il rito semplificato, ma che da quella data (entrata in vigore della riforma Cartabia) è stato sostituito dagli articoli 281-decies e seguenti. In attesa quindi del passaggio finale dall’Aula della Camera, si pensa già alle possibili modifiche.
Nel 2022 Unipol ha rafforzato l’integrazione dei fattori Esg nel business e l’impegno per la sostenibilità con 12,5 miliardi di euro di valore distribuito, di cui 8 mld di indennizzi agli assicurati e 4,5 mld agli altri stakeholder. Unipol e UnipolSai hanno raggiunto con le loro coperture welfare (vita e salute) 7,8 milioni di persone, mentre la percentuale degli investimenti compliant ai criteri Esg è risultata pari al 97,7% a 42,2 miliardi di euro. Gli investimenti a sostegno dell’Agenda 2030 si sono attestati a 1,16 miliardi, in crescita del 34% rispetto all’anno precedente e in linea con l’obiettivo di 1,3 miliardi per il 2024.
Potenziare l’azione commerciale, aumentare il livello di innovazione, consolidare le sinergie con le reti del gruppo Credem e accrescere le competenze con un piano di formazione strategico: sono gli obiettivi per il 2023 di Oscar Anni, nominato direttore generale di Euromobiliare Fiduciaria. La società, costituita nel 1973 e controllata al 100% da Credem, fa parte dell’area wealth management del gruppo coordinata da Paolo Magnani.
- Unipol, valore distribuito per 12,5 miliardi
Il gruppo Unipol ha distribuito valore per 12,5 miliardi di cui 8 miliardi come indennizzi e 4,5 miliardi agli altri portatori di interesse, ha protetto 7,8 milioni di persone con le polizze vita e salute, e aumentato del 5% a 759 milioni le polizze per le Pmi. Il punto sulla sostenibilità è arrivato con il via libera al bilancio, chiuso con un utile a 866 milioni. Il 97,7% degli investimenti (42,2 miliardi) è conforme ai criteri Esg.
La raccolta frena ancora. A febbraio l’industria del risparmio gestito ha accusato un altro dato negativo: -1,9 miliardi, più del doppio rispetto ai -927 milioni di gennaio. Si tratta del secondo calo consecutivo, che ha portato il bilancio da inizio anno a -2,9 miliardi. I fondi aperti sono ancora in rosso (-356 milioni), mentre quelli chiusi hanno archiviato il mese in attivo per 140 milioni (+354 da gennaio). Molto più pesante il deficit delle gestioni di portafoglio (-1,7 miliardi), trascinate verso il basso dal dato fortemente negativo dei mandati istituzionali, in passivo per oltre 2 miliardi. Positive per 282 milioni le gestioni retail.
La vicenda Eurovita, compagnia italiana finita in gestione provvisoria lo scorso 31 gennaio, si complica e ci si avvia all’amministrazione straordinaria. Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno è sempre meglio questa soluzione della liquidazione coatta amministrativa. Ma quelli che si profilano saranno comunque nuovi mesi di attesa per i 353mila clienti che hanno in portafoglio polizze vita del gruppo commissariato, che negli anni ha acquisito diversi marchi storici (Ergo Previdenza, Old Mutual Wealth Italy, Pramerica Life) e che amministra circa 15 miliardi di euro. Al momento in cui si scrive, infatti, l’Ivass ha fatto richiesta al Ministero delle Imprese e del Made in Italy di avviare l’istruttoria per l’amministrazione straordinaria.
Sono mesi difficili per chi ha comprato o venduto delle polizze di Eurovita, salvo per coloro che hanno una polizza in scadenza o un sinistro da liquidare e che verranno comunque rimborsati (idem per i prodotti previdenziali esclusi dal blocco dei riscatti).
Il gruppo assicurativo del colosso del private equity Cinven, nel tempo ha sedimentato numerosissimi accordi di bancassurance (66, oggi scesi a 61) con banche locali e con le principali reti di consulenti finanziari che sono chiamate, almeno moralmente, a risolvere in qualche modo la situazione. Tra i rumors c’è la disponibilità dei soggetti più coinvolti Credem, Sparkasse, Fineco, Isp Fideuram di intervenire nel salvataggio rilevando in particolare la componente del portafoglio più finanziaria (unit linked) che tuttavia è anche la meno complicata da gestire in questa fase, essendo il rischio in carico agli assicurati. Ben più arduo sarà invece gestire le polizze tradizionali (gestioni separate) il cui patrimonio a fine dello scorso anno ammontava a circa nove miliardi. In particolare se su questi strumenti si verificassero riscatti massivi ci sarebbe la necessità di vendere i bond in portafoglio (in buona parte minsuvalenti a causa del rialzo dei tassi) dovendo integrare eventuali perdite.
Non c’è pace per i Pir. Un vero e proprio esodo da questi strumenti che con la raccolta di febbraio negativa per 268 milioni, hanno confermato di essere sempre meno in grado di raggiungere l’obiettivo per il quale sono stati creati: incanalare il risparmio delle famiglie verso l’economia reale. Qui di reale per il momento ci sono soltanto i deflussi che nei primi due mesi dell’anno hanno superato i 430 milioni.