Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Un’esposizione pressoché nulla sia sui 16 miliardi di franchi svizzeri di bond Additional Tier 1, che sono andati in fumo nelle nozze disegnate con Ubs, sia sull’equity. Gli investitori italiani possono tirare un sospiro di sollievo dopo lo tsunami Credit Suisse che si è abbattuto sui mercati al termine di un weekend di febbrili trattative per mettere in sicurezza la seconda banca elvetica. Già, perché se fra gli obbligazionisti i gruppi finanziari italiani Intesa Sanpaolo, Mediolanum, Unipol e Anima avrebbero un’esposizione vicina allo zero, quindi quasi nulla (si veda articolo a fianco), anche nel libro-soci gli azionisti con passaporto tricolore che si vedranno tagliare il valore del proprio titolo e consegnare un’azione Ubs ogni 22,48 azioni del Credit Suisse sono pochi.
Superbonus la detrazione si allunga fino a 10 anni. Più tempo per godere dello sconto fiscale legato al bonus 110% in dichiarazione dei redditi. La detrazione sarà portata dagli attuali 5 anni a 10. Si amplia poi la categoria delle esenzioni per il divieto di cessioni, le norme sulle barriere architettoniche continueranno a vedere l’applicazione della modalità di fruizione di detrazione e cessione crediti. Sono alcuni degli emendamenti che hanno avuto parere positivo dal ministero dell’economia e che sarà votato oggi, quando in commissione finanze della camera si avvieranno i voti sulle correzioni da inserire nella legge di conversione del dl 11/ 23 (dl blocca crediti). L’altra novità di rilievo, anticipata da ItaliaOggi di ieri, è la soluzione sulle comunicazioni delle cessioni dei crediti 2022. Con la riformulazione di un emendamento (emendamento 2.041) di Andrea de Bertoldi (FdI), relatore al provvedimento, si punta a dare più tempo ai contribuenti che vogliono comunicare le cessioni.
Emergenza climatica e costi di produzione fanno correre l’agricoltura 4.0. Nel 2022 in Italia sono cresciuti sia il mercato dei dispositivi, +31%, per arrivare a superare i 2 mld di euro (valeva 100 mln nel 2017), sia le superfici coltivate con strumenti smart che salgono all’8% del totale contro il 6% dell’anno precedente. Il 65% del valore del mercato è composto da macchinari connessi e sistemi di monitoraggio e controllo di mezzi e attrezzature. Ma sono in crescita, +15%, anche i sistemi di monitoraggio da remoto di coltivazioni, terreni e infrastrutture. Sono i numeri dell’Osservatorio Smart Agrifood della School of management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università di Brescia.
Via libera, dall’assemblea di Anima Holding, alla nomina del nuovo cda presieduto da Patrizia Grieco. Quest’ultima è in uscita dal Montepaschi, di cui è stata presidente da maggio 2020, ma si era già detta non disponibile a proseguire nell’incarico. Gli azionisti di Anima hanno inoltre confermato Alessandro Melzi d’Eril come amministratore delegato. Erano state depositate quattro liste per il rinnovo del board. La prima, depositata da Banco Bpm (azionista con il 20,6% del capitale) e guidata da Patrizia Grieco, è composta dall’a.d. Melzi d’Eril, da Gianfranco Venuti, Giovanna Torricelli e Giovanna Zanotti. La seconda lista è stata presentata da Poste italiane (11% del capitale), che ha stretto un patto di sindacato con il gruppo Caltagirone ed era composta da Maria Cristina Vismara, Fabio Corsico e Maria Annunziata. La terza lista viene da Fsi (9%), indicando Marco Tugnolo come candidato consigliere. La quarta è quella presentata dai fondi di investimento, in rappresentanza del 3,16% del capitale, e ha proposto Francesco Valsecchi, Paolo Braghieri e Karen Nahum. Sono stati dunque nominati i consiglieri Valsecchi, Grieco, Braghieri, Vismara, Melzi d’Eril, Tugnolo, Venuti, Corsico, Torricelli, Zanotti e Nahum. Cinque membri appartengono alla lista di Banco Bpm, tre a quella di Assogestioni, due a Poste-Caltagirone e uno da Fsi. L’assemblea ha anche approvato il bilancio 2022, che si è chiuso con un utile d’esercizio pari a 120,8 milioni, e la distribuzione di un dividendo di 0,22 euro ad azione.
Si profila l’amministrazione straordinaria per Eurovita (ora in amministrazione provvisoria). Lo ha indicato il commissario della compagnia, Alessandro Santoliquido. Secondo i sindacati questa possibilità è la conferma della ricerca di una soluzione di sistema. La compagnia ha bisogno di almeno 300 milioni di capitale.
Se le Borse ieri hanno festeggiato il salvataggio del Credit Suisse, comprato domenica per appena 3 miliardi di franchi dalla rivale Ubs, si cominciano a fare i conti delle perdite in capo agli investitori che hanno acquistato i famigerati Additional Tier 1 bond (o At1), cioè obbligazioni subordinate ad alto rischio (e alto rendimento). Nel piano di fusione con Ubs, l’autorità di vigilanza svizzera Finma ha deciso infatti di azzerare bond At1 del Credit Suisse per 16,3 miliardi di franchi, salvando le azioni, contrariamente all’ordine gerarchico convenzionale previsto dalle regole sulla risoluzione delle banche. Uno strappo — duramente criticato dai regolatori europei — che ha prima stupito e poi spaventato un mercato da 275 miliardi di dollari e, infine, infiammato gli investitori del Cs, che ora valutano un’azione legale. Lo studio internazionale Quinn Emanuel Urquhart & Sullivan, oggi ha in programma una call con i detentori di bond per esplorare le strade percorribili per un ricorso. Ma anche gli azionisti potrebbero fare causa, su raccomandazione di Ethos Foundation, il consulente dei fondi pensioni e di altri soci rilevanti di Cs, per la vendita ad Ubs senza il voto dell’assemblea.
L’ennesimo conto salato frutto di un bilancio disastroso. Swiss Re, nell’ultimo rapporto sigma, ha messo in fila le perdite globali legate ai fenomeni catastrofali del 2022 e la cifra è mostre: 284 miliardi di dollari (erano 303 miliardi nel 2021), di cui ben 275 miliardi riconducibili ai danni economici provocati dalle violente manifestazioni atmosferiche che hanno colpito il pianeta lo scorso anno. In tutto si è trattato di 285 eventi che hanno provocato più di 35 mila vittime. Dall’urgano Ian in Florida, alle devastanti grandinate in Francia, fino alle inondazioni in Australia e Sudafrica, alle tempeste invernali in Europa e Stati Uniti, così come le ondate di caldo anomale in Cina, nelle Americhe e ancora nel Vecchio Continente, le catastrofi continuano ad aumentare sia in termini di frequenza che d’intensità. E l’Italia, in questo quadro, rischia di essere uno dei paesi più colpiti. La ragione? Per il combinato disposto di due fattori concatenati: la scarsa propensione degli italiani alla protezione e un territorio particolarmente esposto alle calamità.
Gli assicuratori D&O hanno tirato un breve sospiro di sollievo quando il governo statunitense si è impegnato a proteggere i depositanti della Silicon Valley Bank fallita la scorsa settimana. Ma nei giorni successivi all’annuncio del 12 marzo, per i sottoscrittori attenti non si è trattato necessariamente di un’attività ordinaria, sia che si occupassero di fornire assicurazioni per amministratori e dirigenti e altre coperture di responsabilità civile per le istituzioni finanziarie che per le startup tecnologiche.