Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Tre vie per la pensione con due buone notizie: la via ordinaria (pensione vecchiaia o anticipato); la via riservata (quota 103, opzione donna, usuranti); la via d’emergenza (Ape, isopensione, espansione). Le prima buona notizia è che, rispetto al passato, non si sono registrati aumenti dei requisiti (età e contributi) per mettersi a riposo; la seconda buona notizia è che si ha diritto a un assegno di pensione più alto rispetto al passato. Tutto ciò, non per iniziativa del governo o per la crescita economica: purtroppo è la conseguenza del Covid. La pandemia, infatti, ha modificato la vita media dell’italiano a 65 anni: si è ridotta e, quindi, non è stato necessario allontanare la pensione e, inoltre, si può prendere di più perché, in teoria almeno, si campa meno. La “speranza di vita”, per la seconda volta consecutiva, è risultata negativa, così non allontanando il momento d’incrociare le braccia.
Anche terrazze, bagni, ripostigli e corridoi devono essere adeguatamente insonorizzati nel rispetto della normativa tecnica in vigore. Le prime ove, tenuto conto delle effettive condizioni dell’edificio, attraverso di esse possano propagarsi dei rumori che rendano più fastidioso soggiornare nelle singole unità immobiliari e ne diminuiscano quindi il valore. Gli altri locali in ogni caso, perché devono intendersi come parte integrante dell’unità immobiliare. Altrimenti l’acquirente può pretendere il risarcimento del danno da deprezzamento dell’immobile nei confronti del venditore e/o del costruttore. E’ quanto ha chiarito la seconda sezione civile della Corte di cassazione con la recente ordinanza n. 5487 dello scorso 22 febbraio 2023.
Una casa intelligente, dotata di dispositivi ed elettrodomestici connessi, in grado di comunicare tra loro e di essere controllati da remoto, può semplificare la vita di tutti i giorni. Tra i vantaggi di questo tipo di soluzioni c’è la possibilità di ottimizzare i consumi e quindi di tagliare la spesa sulle bollette, di gestire alcune funzioni a distanza risparmiando tempo, di monitorare lo stato e il livello di manutenzione degli apparecchi. Secondo la ricerca sulla Smart Home dell’Osservatorio Internet of things della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2022 il mercato della smart home in Italia ha confermato un buon tasso di crescita (+18%) rispetto al 2021, arrivando a toccare quota 770 milioni di euro (per una media di 13 euro ad abitante). Sono le soluzioni più vicine al risparmio energetico, come caldaie, termostati, valvole termostatiche e condizionatori connessi, a trainare le vendite, con una quota pari al 20% (150 milioni di euro): è l’area che cresce di più (+41%), favorita in particolare dalla vendita di numerose caldaie connesse, spesso abbinate ai termostati smart, che beneficiano di incentivi quali superbonus ed ecobonus.
In caso di fusioni oltre confine, sono previste pene e sanzioni ex 231 per chi mente al notaio. È quanto emerge dal dlgs n. 19 del 2023, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 56 del 7 marzo scorso e adottato in attuazione della direttiva Ue 2019/2121, riguardante le operazioni transfrontaliere, ovvero quelle che coinvolgono, oltre a una società italiana, una di un altro Paese europeo. Precisamente, l’art. 54 del decreto introduce una specifica fattispecie penale relativa alle false od omesse dichiarazioni per il rilascio del cosiddetto “certificato preliminare”, ovvero di quel documento che deve essere emesso dal notaio e attestare il regolare adempimento, in conformità alla legge, degli atti e delle formalità preliminari alla realizzazione di una fusione. Inoltre, il successivo art. 55 inserisce a propria volta il reato tra quelli presupposto della responsabilità amministrativa degli enti di cui all’art. 25-ter dlgs n. 231/2001, stabilendo l’applicazione di una sanzione pecuniaria che può arrivare a diverse centinaia di migliaia di euro; da qui la necessità per le società di provvedere tempestivamente all’aggiornamento dei propri modelli organizzativi.
Introduzione dell’assegno unico, revisione dell’Irpef, esonero contributivo per i dipendenti con redditi inferiori ai 35 mila euro, indennità una tantum contro il caro energia, rivalutazione anticipata per l’ultimo trimestre delle pensioni inferiori ai 35 mila euro. Sono le misure, entrate in vigore nel 2022, che hanno consentito di ridurre le disuguaglianze di reddito tra la popolazione italiana in uno dei momenti più difficili per la stabilità socio-economica del Paese alle prese con pandemia, tensioni geopolitiche, caro energia e inflazione record. A certificarlo, l’ultimo rapporto del ministero delle finanze secondo cui questi interventi hanno garantito una riduzione della disuguaglianza di oltre 3 punti, portando l’indicatore a un livello pari a 5,8, in linea con i valori del 2012 e ben lontano dal picco di disuguaglianza di 6,3 punti toccato nel 2015. «L’introduzione dell’assegno unico e la revisione dell’Irpef impiegano un ammontare di risorse di circa 14 miliardi», si legge nel rapporto Bes, secondo cui la contrazione delle disuguaglianze di reddito è stata possibile grazie anche all’introduzione di misure una tantum contro il caro energia che hanno impiegato risorse per quasi 10 miliardi e che si concentrano sui redditi medio-bassi (al di sotto dei 35 mila e dei 20 mila euro annui), nonché l’estensione dell’esonero contributivo e l’anticipo della rivalutazione delle pensioni del 2% per i mesi tra ottobre e dicembre 2022.
Dopo la class action, regolata dal codice di procedura civile, e l’azione specifica contro le pubbliche amministrazioni (legge 198/2009), entra in scena l’azione rappresentativa, introdotta in Europa dalla direttiva 2020/1828 e recepita in Italia dal decreto legislativo definitivamente approvato dal Consiglio dei ministri del 9 marzo 2023. Ma se la class action generale e quella speciale contro p.a. e concessionari di pubblici servizi non hanno finora portato risultati significativi, le speranze di maggior successo sono riposte nel nuovo strumento processuale, che diventerà operativo il 25 giugno 2023. L’azione rappresentativa è dedicata espressamente alla tutela degli interessi collettivi dei consumatori e può essere promossa solo dalle associazioni dei consumatori maggiormente rappresentative e da organismi pubblici indipendenti nazionali. L’azione ha per scopo di conseguire pronunce inibitorie o misure compensative a favore dei consumatori nel caso di illeciti commessi dagli operatori economici e professionali in 68 settori merceologici. Tra questi ultimi, oggetto di un apposito allegato all’articolato, si trovano il turismo, assicurazioni, credito e finanza, commercio elettronico, servizi digitali, prodotti difettosi, privacy, ecc.

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Ubs compra Credit Suisse per 3 miliardi di franchi svizzeri in azioni. Nel corso di un week end di incontri frenetici a tutti i livelli ieri sera le due più grandi banche svizzere rivali hanno trovato un accordo sotto la spinta decisiva delle autorità. A Berna, banca centrale e governo hanno fornito il loro concreto supporto all’operazione, da una parte fornendo 100 miliardi di liquidità a Ubs nel caso fosse necessario attutire l’impatto dell’acquisizione, e dall’altra garantendo alla stessa 9 miliardi di potenziali perdite. Inoltre il governo ha modificato le leggi in vigore per permettere a Ubs di concludere l’operazione subito, senza aspettare sei settimane per avere l’approvazione degli azionisti. L’amministratore delegato di Ubs, Ralph Hamers, sarà alla guida della banca che nascerà dalle nozze con Credit Suisse.

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La crisi di Eurovita, la compagnia che ha dalla fine di gennaio un amministratore provvisorio che sta cercando di trovare altri 300 milioni (100 li ha già messi il fondo di private equity Cinven, attuale proprietario) per la ricapitalizzazione, non poteva avvenire in un momento peggiore della storia finanziaria mondiale. Dal caso di Silicon Valley Bank, salvata con una mossa inattesa dal governo americano, a quello di Credit Suisse, aiutata anch’essa dalle autorità elvetiche dopo il no alla ricapitalizzazione da parte di Saudi National Bank, il vento non sembra spirare nella direzione giusta.
I professionisti del risparmio contro il piano comunitario che vieta le retrocessioni dalle case ai distributori E dall’evento Anasf a Roma il rilancio degli obiettivi “Consolidare la fiducia di chi investe è la nostra priorità”. La sfida principale si gioca sulla capacità di fare sistema, allineando gli interessi tra tutte le parti in causa. Questo vale sul versante dell’educazione finanziaria, così come nelle “battaglie” da giocare a livello comunitario a fronte di progetti di riforma che rischiano di risultare penalizzanti per le categorie che si vorrebbe tutelare.
Nel mondo “piatto” in cui abbiamo vissuto per i primi venti anni di questo millennio le sfide con cui confrontarci erano quelle dell’efficienza, della concorrenza sul mercato, della circolazione della tecnologia, con la capacità di esportare su scala globale beni o servizi, in particolare digitali, a segnare il successo dei Paesi. Un mondo intrinsecamente deflattivo, e dunque caratterizzato da tassi di interesse bassi o nulli associati ad una abbondanza di credito nell’economia, funzionale a finanziare le grandi necessità di capitale circolante implicite nel lato contabile delle catene globali del valore, nonché occasionale fonte di squilibri.
Per il sistema bancario mondiale quella appena trascorsa è sicuramente stata una settimana di passione. Prima il fallimento della Silicon Valley Bank che si trascina nel vortice anche la First Republic Bank. E, dopo tre giorni, lo scossone sul Credit Suisse che si abbatte sull’Europa. Eventi che hanno fatto emergere un’improvvisa fragilità del sistema bancario, che si pensava risolta con le misure post crisi del 2008. Invece non è proprio così, e non è una cosa dell’altro giorno, i problemi si accumulavano da tempo, come ha detto Corrado Passera in un’intervista a Repubblica. Ora si tratta di capire se le turbolenze sono positive, nel senso che hanno l’effetto di ripulire il mercato da alcune bolle che si erano formate con dieci anni di Quantitative easing; oppure se siamo all’inizio di un fenomeno mai visto prima, fatto di fallimenti bancari a catena che potrebbero mandare in crisi l’intero sistema finanziario mondiale.
Due fotografie una accanto all’altra, la prima di dieci anni fa, la seconda fresca fresca. Guardare Mediobanca oggi e metterla a confronto con quella del 2013 è come osservare due immagini dello stesso soggetto, la più attuale dai colori nitidi, la più vecchia ormai sbiadita. Può nascere un po’ di nostalgia: a quel tempo Mediobanca era all’inizio del primo dei tre piani industriali che l’hanno cambiata – l’ultimo finirà a giugno – ed era ancora al centro di una fitta rete di partecipazioni, che puntellava una porzione rilevante del sistema industriale italiano, Telecom, Pirelli, Italmobiliare, Rcs e altro ancora. Negli anni successivi quel mondo è stato smantellato e ne resta soltanto il 13% posseduto nelle Assicurazioni Generali, da sempre la partecipazione più strategica.
Il punto debole dell’Italia? Le piccole e medie imprese. Gli esperti di cybersecurity non hanno dubbi. Sarà questo il canale di accesso privilegiato dei gruppi criminali e dei collettivi di attivisti che, grazie al conflitto Russia-Ucraina, hanno trovato altre ragioni per sferrare nuovi attacchi alle strutture informatiche pubbliche e private del Paese. «Se non posso attaccare direttamente lagrande impresa o il grande ente pubblico, che ha investito risorse per proteggersi, attacco la filiera», racconta Marco Ramilli, fondatore e ceo di Yoroi, società che fa parte della divisione cyber di Tinexta Group. Ramilli è un esperto di difesa: «Le piccole e medie aziende sono collegate alle grandi, a cui forniscono pezzi e di cui detengono dati. Per chi riesce a entrare dentro la piccola è più facile poi fare il salto nei sistemi del grande gruppo».

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L’immagine che resta del crac di Lehman Brothers sono quei banchieri giù per strada, con i loro cartoni in mano. L’immagine che resterà di questa crisi invece è forse quella di un unico banchiere: Greg Becker, ormai ex amministratore delegato di Silicon Valley Bank, fotografato in short, maglietta e ciabatte infradito alle Hawaii pochi giorni dopo il fallimento della banca che lui doveva dirigere. Lo scoop è del «Daily Mail», subito ripreso dal «New York Post». Naturalmente non c’è niente di illegittimo se Becker, che oggi è disoccupato e alle Hawaii possiede una villa da 3,1 milioni di dollari, decide di rifugiarsi lì per qualche giorno dopo il peggiore dramma della sua vita professionale. Più discutibile è semmai che lui stesso abbia venduto azioni della sua banca per 3,5 milioni di dollari pochi giorni prima di annunciare l’aumento di capitale, per coprire le perdite che avrebbero innescato il crac.

«Il pericolo forse più serio del cattivo uso di ChatGpt è nell’educazione: non preoccupa solo il fatto che gli studenti imbroglino. Più grave è che non si sforzino di analizzare dati e informazioni, elaborarli e usarli per ragionare e creare cose nuove. Il rischio è perdere capacità di critica e innovazione». Il campanello d’allarme lo suona Francesca Rossi, global leader di Ibm per l’etica dell’intelligenza artificiale. L’Economia l’ha intervistata nel centro di ricerca di Yorktown Heights, a New York, dove lavora, in occasione della copertina che a marzo il mensile della Association for Computing Machinery ha dedicato a un suo saggio sull’etica dell’Ai e delle neurotecnologie. «La combinazione dell’intelligenza artificiale con altre tecnologie allarga la gamma di problemi etici da affrontare — spiega Rossi —. Neurotech permette di leggere e interpretare i dati ottenuti con sensori dal nostro sistema nervoso centrale e anche modificarli». Rossi fa l’esempio di un malato di Parkinson: l’intelligenza artificiale più neurotech permette di riconoscere quando sta per arrivare un tremore e quindi stimolare parti del cervello per mitigare quel tremore. Lo stesso per un malato di epilessia: si può anticipare un attacco e stimolare il cervello per attenuarne l’impatto. «Ma la lettura e la scrittura dei dati del nostro sistema nervoso centrale espande i rischi di queste tecnologie — continua Rossi —. A lungo termine, può invadere la privacy mentale, carpendo i nostri pensieri e intenzioni; può minare il nostro senso di identità, modificare il nostro comportamento».
In un momento di estrema volatilità sui mercati finanziari, Generali punta sugli investimenti illiquidi, i cosiddetti real asset, dove la finanza conta fino a un certo punto e aumenta invece il valore del conto economico, della cassa, del ritorno sui capitali investiti senza l’ansia della trimestrale da presentare al mercato. Tempi lunghi e grandi opportunità, che il Leone ha deciso di affrontare attraverso una controllata di Generali Investments specializzata soprattutto sul mondo infrastrutturale. Infranity è nata in Francia nel 2018 dall’idea di tre soci (Philippe Benaroya, Alban de La Selle e Gilles Lengaigne), che hanno collaborato fin dal primo momento con Generali Global Infrastructure, successivamente ribattezzata proprio Infranity. Obiettivo: investire in progetti infrastrutturali, soprattutto legati al mondo della mobilità, del digitale, della diffusione della banda larga e dell’energia. In cinque anni sono nati più di dieci fondi. Oggi Infranity, assieme al gruppo Generali e ad un altro investitore internazionale prossimo all’accordo, lancia un fondo dedicato al debito infrastrutturale da 370 milioni di euro. Il fondo investirà in debito senior, investment grade, contribuendo attivamente alle energie rinnovabili e alla transizione digitale in Europa.

Quasi 150 alloggi in locazione agevolata, a Milano, in via Rospigliosi, pronti a fine 2025 con affaccio sullo stadio di San Siro, in una delle zone maggiormente oggetto di riqualificazione degli ultimi anni. A fine febbraio, il Comune di Milano ha firmato con Axa una delle prime convenzioni basate sul nuovo Pgt, per la costruzione – su un complesso di 30mila mq – oltre a 15mila mq di nuovi appartamenti in vendita a prezzi di mercato, di altrettanti 15mila mq che saranno destinati a un’edilizia data in locazione a canoni agevolati.