Axa Italia ha chiuso il 2022 con un utile netto di 327 milioni di euro, stabile rispetto all’anno precedente. Sul fronte della raccolta premi, il comparto Danni ha superato per la prima volta i 2 miliardi di euro (2,02 mld), in crescita del 5,7% grazie alle linee di business strategiche Commercial lines (+7,5%), Personal lines (+4,4%) e Salute (+9,6%). In miglioramento anche il comparto Motor (+4,7%) nonostante il contesto di mercato. Il combined ratio danni era al 95,8%. La raccolta L&S è ammontata a 3,4 miliardi (-28,7%), influenzata dalla dinamica dei tassi di interesse, da una generale volatilità dei mercati azionari e dai livelli di inflazione.
Tech e dintorni. Quei mercati che fino a pochi giorni fa si illudevano che si potesse passare senza alcun contraccolpo da 15 anni di denaro a costo zero a un contesto di tassi in veloce rialzo, sono gli stessi che ora vedono fantasmi da tutte le parti. Quei mercati che si erano convinti che si potesse varare la più violenta restrizione monetaria della storia senza passare da una recessione e senza che il mondo finanziario subisse alcuna conseguenza, sono gli stessi che ora fanno di ogni erba un fascio. Che scambiano la vicenda sui generis della Silicon Valley Bank per la storia completamente diversa delle banche europee. Che si terrorizzano per il Credit Suisse, i cui problemi sono noti da tempo, dopo un’intervista al principale azionista. Come se l’inguaribile ottimismo dei primi mesi del 2023 fosse stato sostituito all’improvviso da un pessimismo cosmico.
Un nuovo allarme per il sistema finanziario europeo era forse l’ultimo spettacolo al quale gli investitori speravano di assistere, a pochi giorni di distanza dalla crisi che al di là dell’Atlantico ha coinvolto Silicon Valley Bank. Il caso Credit Suisse, inatteso almeno nei suoi sviluppi, è invece piovuto sui mercati provocando la reazione più prevedibile: una nuova fuga dai titoli delle banche a livello Continentale (-7% l’indice di settore); la conseguente debacle dei listini azionari, con Milano (-4,6% il Ftse Mib) e Madrid (-4,4% l’Ibex 35) penalizzate oltremisura a causa della maggiore esposizione dei rispettivi indici al comparto finanziario; il rifugio nei titoli di Stato infine, che si è tradotto in un nuovo forte ribasso dei rendimenti più accentuato sulle scadenze brevi.
Nel 2022 la siccità è costata all’Italia 13 miliardi di euro, di cui 6 di mancata produzione agricola. A ricordarlo è Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi, l’associazione nazionale che riunisce i consorzi di bonifica erogatori dei servizi idrici. «Quella che stiamo per affrontare – aggiunge – sarà l’ottava annata siccitosa nei recenti 20 anni e la terza consecutiva. Difficile poterla considerare un evento eccezionale». In Italia nell’ultimo anno si è registrato il 30% di piogge in meno e anche nei primi due mesi del 2023 le precipitazioni sono state al di sotto della media. Tra i primi a subirne gli effetti ci sono i risicoltori: per le semine del riso, che cominceranno dopo Pasqua, la Coldiretti ha già stimato un taglio di 8mila ettari, al minimo da 30 anni a questa parte. Anche la produzione di olio extravergine di oliva made in Italy è calata per colpa della siccità: secondo i dati dell’Ismea, la campagna 2022-2023 ha perso il 37% della produzione. La carenza d’acqua e il cambiamento climaticio sono inoltre responsabili del calo della produzione nazionale di miele del 23% nell’arco dell’ultimo decennio.