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Applicare le nuove normative europee sui reporting di sostenibilità si rivelerà assai complesso e costoso per le oltre 4 mila aziende italiane obbligate alle nuove regole. Nel complesso il costo per il sistema economico sarà di almeno 800 milioni di euro nel primo anno di applicazione e di circa 500 milioni l’anno a regime. Fino a oggi soltanto uno sparuto drappello di 192 grandi imprese redigeva ogni anno una Dichiarazione sulle Informazioni di Carattere Non Finanziario (Dnf) contenente i propri impegni ambientali, interpretando ciascuna a suo modo una regolamentazione a maglie larghe introdotta da una direttiva europea del 2014. Ma a partire dal 2024 si cambierà regime con l’entrata in vigore della nuova direttiva sul reporting di sostenibilità approvata a fine 2022. La platea delle imprese coinvolte è stata significativamente allargata a tutte le quotate, pmi incluse, e a tutte le imprese considerate grandi (con più di 40 milioni di ricavi, più di 250 dipendenti e uno stato patrimoniale di almeno 20 milioni di euro). Fatti i conti, è un universo che in Europa comprende 50 mila imprese, di cui appunto circa 4 mila soltanto in Italia.
Chi compra feltrini per le sedie per evitare graffi al parquet è un ottimo pagatore dei propri debiti. E rispetta tutte le scadenze. Chi alle bottiglie di plastica preferisce quelle di vetro è molto sensibile ai temi della sostenibilità. E chi corre veloce con l’auto ama rischiare di più, anche con i propri investimenti. Informazioni che possono essere utili a definire le caratteristiche di un risparmiatore addirittura meglio di quanto possano fare i questionari di profilatura previsti dalla normativa Mifid e che, come rilevato in una recente analisi di Consob, possono avere più di qualche lacuna, a partire da un eccesso di autovalutazione da parte dei clienti (per esempio sulle proprie conoscenze finanziarie).
Di rialzo in rialzo nel giro di 14 mesi i tassi sui mutui sono arrivati al sfiorare il 4%, il livello più alto degli ultimi 10 anni. Lo certifica Banca d’Italia, e lo sanno purtroppo molte bene anche i mutuatari, alle prese con rincari dell’ordine delle centinaia di euro al mese. Secondo i calcoli del Codacons, «chi ha acceso un mutuo a tasso variabile, oggi si ritrova a dover pagare fino a 3.624 euro all’anno in più rispetto a quanto pagava nel 2021. E non si salvano nemmeno i nuovi mutuatari che, se oggi vogliono accendere un mutuo a tasso fisso, devono accollarsi tra 1.400 e 3.144 euro in più rispetto a chi ha avviato lo stesso finanziamento nel 2021».  «Inoltre, il rialzo dei tassi non è ancora finito: lo conferma la Bce e lo preannunciano i future sull’Euribor 3 mesi che proiettano il Tan dei mutui (Tasso annuo nominale) al 5,04% a giugno e al 5,24% a dicembre rispetto al 3,90% odierno, portando la rata, oggi a 619 euro per un mutuo medio di mercato (140 mila euro a 25 anni), prima a 658 euro e a 693 euro per fine anno».
Startup tecnologiche in grado di aiutare lo sviluppo dell’app e della piattaforma Telepass e operatori di pedaggio e piccoli servizi di mobilità con larghissime basi clienti da combinare con la tecnologia Telepass in Francia e Spagna. Sono queste le direttive della campagna di m&a del gruppo del sistema dei pagamenti per i servizi di mobilità guidato da sei anni da Gabriele Benedetto e controllato al 51% da Atlantia (da aprile 2021 il 49% è in mano a Partners Group)
Il prodotto di Axa è adatto a chi può lasciare i capitali investiti per 5 anni e conta sulle potenzialità dell’Italia

Una sentenza storica, che per la prima volta considera responsabile un social network per la mancata rimozione di un post offensivo. Una pronuncia che apre a moltissimi scenari. Il tribunale civile di Milano ha riconosciuto per la prima volta la responsabilità di una piattaforma, nel caso specifico Facebook, a risarcire il danno nei confronti di Snaitech, per non aver rimosso tempestivamente le pagine Facebook “Snaitech truffa” e “Truffa Snaitech” che contenevano tra l’altro post anch’essi diffamatori nei confronti della società. Ne abbiamo parlato con Gilda De Simone, chief legal officer di Snaitech, ovvero la società che ha vinto il ricorso.
Eurizon ha realizzato nel 2022 un utile netto di 567,4 milioni di euro, con il margine da commissioni a 913 milioni. Il patrimonio di Eurizon ha raggiunto 383 miliardi di euro. Il cost-income era al 21%, «confermando i livelli di efficienza della società», ha spiegato l’asset manager del gruppo Intesa Sanpaolo. La raccolta netta nell’ultimo trimestre è stata positiva per 2,1 miliardi, spinta dalle Gestioni di portafogli istituzionali che hanno raccolto 2,2 mld. Sui dodici mesi, a fronte di una raccolta netta negativa per 2,9 miliardi, si registra un contributo positivo di 5,9 miliardi della componente extra-captive in Italia derivante soprattutto dalla clientela istituzionale. Nel risparmio gestito italiano, secondo i dati di Assogestioni, Eurizon ha confermato una quota di mercato del 17,8% e una posizione di spicco sulla clientela istituzionale, con masse per 153 miliardi, di cui 19,6 mld per fondi pensione e casse di previdenza. Sui private market la controllata Eurizon Capital Real Asset ha effettuato una raccolta netta per 2,7 miliardi e un incremento delle masse del 50%, arrivando a 9 miliardi per fine dicembre. Fra le attività estere, la cinese Penghua Fund Management, partecipata al 49%, ha raggiunto un patrimonio di 152,4 miliardi di euro, in crescita del 5%, e una raccolta netta di 17 miliardi. Il patrimonio della controllata londinese Eurizon Slj Capital si è attestato a 3,3 mld e quello dell’hub nell’Est Europa a 3,4 miliardi.

In Italia le tecnologie di Agricoltura 4.0 superano il tetto dei 2 miliardi di fatturato con un ulteriore balzo rispetto allo scorso anno del 31 per cento. La nuova decisiva spinta è venuta dall’ondata di rincari dei costi produttivi che hanno così incentivato la sperimentazione di tecnologie digitali proprio nell’ottica di limitarne l’impatto. Parallelamente in Italia è aumentata anche la superficie agricola coltivata con strumenti smart che è arrivata ormai all’8% del totale (era al 6% nel 2021). Sono i principali risultati dell’annuale monitoraggio effettuato dall’Osservatorio Smart Agriood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio Rise (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia.