Nel 2021 la dinamica naturale e migratoria internazionale della popolazione straniera residente è ampiamente positiva, ma il saldo naturale degli stranieri residenti (positivo in tutte le regioni) è in calo rispetto al 2019 (-15,4%).
Lo si legge nella recente statistica pubblicata dall’ISTAT.
Al 31 dicembre 2021 in Italia la popolazione straniera residente ammonta a 5.030.716 unità, (-2,7% rispetto al 2020) ed è composta per il 50,9% da donne.
L’incidenza della componente straniera sulla popolazione residente totale risulta pari all’8,5%.
Negli ultimi anni si assiste a una sostanziale stabilizzazione della popolazione straniera residente. È, infatti, rallentata la crescita rispetto al primo decennio degli anni Duemila, sia perché i flussi di immigrazione si sono ridotti, sia perché molti stranieri hanno nel frattempo acquisito la cittadinanza italiana. Anche la crescita naturale subisce un rallentamento, accentuato dalle conseguenze dirette e indirette dell’epidemia da Covid-19 (eccesso di mortalità, effetti recessivi sulle nascite).
La distrubuzione regionale
Il Sud rappresenta spesso una porta di ingresso nel caso di emergenze umanitarie, ma è al Centro-nord che preferibilmente gli stranieri eleggono la residenza. Nel Nord Italia si concentra il 59% della popolazione straniera (2 milioni 973mila). Il Nord-ovest è l’area più attrattiva, accogliendo oltre un terzo dei cittadini di origine non italiana. Un quarto della popolazione straniera risiede nel Centro (24,7%; 1 milione 241mila unità) ed è più contenuta la presenza nel Sud e nelle Isole (rispettivamente l’11,6% e il 4,6%).
Quasi un terzo della popolazione straniera risiede in comuni con oltre 100mila abitanti, il 12% in comuni con oltre 250mila abitanti. Significativa è la presenza di cittadini stranieri in comuni di media dimensione (da 5mila a 20mila abitanti, 27,5%), mentre nei piccoli comuni (fino a 5mila) risiede solamente il 12,3%.
Rallenta la crescita naturale degli stranieri
Il tasso di crescita naturale degli stranieri (su valori medi intorno al 20‰ nella prima parte degli anni Duemila) a partire dal 2009 evidenzia una tendenza decrescente (dal 19,6‰ al 9,2‰ nel 2021).
Su tale contrazione della dinamica naturale, nel biennio 2020-2021 si innestano gli effetti della pandemia. Nel 2021 il calo dei nati stranieri in Italia (56.926; -4,8% rispetto al 2020) e l’aumento dei decessi (10.000, +8,6% sull’anno precedente) determinano un saldo naturale di 46.926 unità, che seppure positivo, si riduce del 7% rispetto al 2020 e del 15% rispetto al 2019.
Il tasso di natalità è pari in media nazionale all’11,2‰, mentre quello di mortalità, già in crescita nel 2020 (+1,8‰), raggiunge per la prima volta il valore del 2‰.
Migrazioni internazionali in parziale ripresa
Nel 2021 dopo le limitazioni agli spostamenti che hanno condizionato soprattutto il 2020, si registrano segnali positivi per i movimenti migratori dei cittadini stranieri, in aumento rispetto all’anno precedente.
Sono state 244mila (+27,0%) le iscrizioni dall’estero di cittadini stranieri e 64mila le cancellazioni per l’estero (+64,6%), con un saldo migratorio per l’estero positivo pari a 179.514 unità.
Gli immigrati stranieri si stabiliscono prevalentemente al Nord (132mila, con un’incidenza del 53,9% sul totale), ripartizione in cui risiede la maggior parte dei cittadini stranieri in Italia. Quasi un quarto degli stranieri sceglie come meta di destinazione il Mezzogiorno (57mila, 23,4%; +39% sul 2020) e oltre un quinto si dirige al Centro (55mila, 22,7%; +23%). La Lombardia (47mila, 19% del totale) è la regione che in termini assoluti accoglie più iscrizioni di cittadini stranieri dall’estero, seguita dal Lazio e dall’Emilia-Romagna (entrambe 24mila, 10% del totale).
Negli ultimi anni le migrazioni da Paesi non Ue verso l’Italia sono state motivate in larga parte dai ricongiungimenti familiari (da oltre 10 anni il motivo di ingresso più rilevante). Anche nel 2021 le migrazioni per ricongiungimento familiare hanno rappresentato la principale motivazione di rilascio di nuovi permessi di soggiorno attestandosi al 50,9% del totale dei nuovi documenti rilasciati. Di conseguenza gran parte dei nuovi ingressi si sono diretti laddove risiedevano i migranti “apri-pista” che li avevano preceduti.
In calo gli stranieri che acquisiscono la cittadinanza italiana
Nel 2021 le acquisizioni di cittadinanza sono 121.457 (23,5‰ residenti; -7,8% rispetto al 2020). Si tratta prevalentemente di donne (il 50,7% in media nazionale), con differenze a livello regionale che vanno dal massimo della Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (il 55,5% di donne sul totale delle acquisizioni) all’Abruzzo dove si riscontra una maggiore presenza di uomini (solo il 46,6% di donne).
Le acquisizioni di cittadinanza si sono registrate prevalentemente nel Nord-ovest (38,5%) dove la presenza straniera è più radicata, con la Lombardia a fare da traino con il 24,3% di acquisizioni sul totale nazionale. In rapporto alla popolazione i valori più elevati si riscontrano in Valle d’Aosta (54,1‰ residenti) e nella provincia autonoma di Trento (52,8‰); mentre in Campania si registra il valore più basso (9,6‰).
Nell’ultimo triennio le regioni che hanno visto accrescere in modo lineare il numero di acquisizioni in rapporto alla popolazione sono state la provincia autonoma di Trento (che è passata dal 35,3‰ del 2019 al 52,8‰ del 2021) e l’Emilia-Romagna (dal 22,7‰ al 29,3‰), mentre valori decrescenti si riscontrano in Umbria (dal 31,5‰ al 23,1‰), in Abruzzo (dal 37,2‰ al 22,0‰) e in Puglia (dal 18,3‰ al 14,3‰).
La principale modalità di acquisizione della cittadinanza italiana nel 2021 è la residenza (42% del totale), seguita a breve distanza dai procedimenti che avvengono per trasmissione del diritto dai genitori ai figli minori conviventi (32%). Sono, invece, molto meno rilevanti le acquisizioni per matrimonio (12%), l’elezione da parte dei nati in Italia al compimento del diciottesimo anno di età (8%) e la discendenza da avi italiani (6%).