Alla vigilia della Giornata internazionale della donna dell’8 marzo 2023, Inail ha analizzato i dati mensili del biennio 2021-2022, rilevati e quelli annuali del quinquennio 2017-2021, rilevati al 31 ottobre 2022, per descrivere con numeri più consolidati il fenomeno infortunistico, in relazione alle varie caratteristiche che lo contraddistinguono (genere,
età, modalità di accadimento, settore di attività, territorio, Paese di nascita).
Gli infortuni sul lavoro nel 2022
Tra gennaio e dicembre 2022, si registra, rispetto all’analogo periodo del 2021, un deciso aumento delle denunce di infortunio in complesso (+25,7%), sia in occasione di lavoro (+28,0%) che in itinere (+11,9%).
L’aumento tra il 2021 e il 2022 è legato sia alla componente maschile, che presenta un +16,0% (da 354.679 a 411.251 denunce), sia soprattutto a quella femminile, che registra un +42,9% (da 200.557 a 286.522), in larga misura influenzato dal notevole incremento degli infortuni in occasione di lavoro, in particolare di quelli da Covid-19.
I casi mortali nel 2022
Il confronto richiede cautela in quanto i dati delle denunce mortali, più di quelli relativi alle denunce complessive, risentono di una maggiore provvisorietà. Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto entro lo scorso mese di dicembre sono state 1.090, 131 in meno rispetto alle 1.221 registrate nel 2021 (-10,7%), sintesi di un decremento delle denunce osservato in tutti i mesi del quadrimestre gennaio-aprile (-33,8%) e di un incremento complessivo nel periodo maggio-dicembre (+7,1%).
A livello nazionale i dati, seppur provvisori, evidenziano un decremento nel 2022 rispetto al 2021 solo dei casi avvenuti in occasione di lavoro, scesi da 973 a 790 (-18,8%), per il notevole minor peso delle morti da Covid-19, mentre quelli in itinere sono aumentati del 21,0%. Il calo rilevato tra il 2021 e il 2022 è legato soprattutto alla componente maschile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 1.095 a 970 (-11,4%), mentre quella femminile passa da 126 a 120 casi (-4,8%).
Il trend nel quinquennio 2017-2021
Concentrando l’attenzione sui dati annuali più consolidati, aggiornati al 31 ottobre 2022, nel quinquennio 2017-2021 emerge una diminuzione complessiva del 12,7% delle denunce di infortunio sul lavoro (dalle 646.661 del 2017 alle 564.311 del 2021). Il calo ha interessato entrambi i generi: -13,3% per i lavoratori (da 413.704 a 358.701 casi) e -11,7% per le lavoratrici (da 232.957 a 205.610).
Nel 2021 l’incidenza degli infortuni occorsi alle donne sul totale dei casi ritorna ai valori percentuali ante-pandemia (36%), dopo un 2020 in cui, complice anche il più elevato numero di contagi da Covid-19 tra le donne rispetto agli uomini, era risultata in aumento di sette punti percentuali (43%).
I decessi denunciati nel 2021 sono stati complessivamente 1.400, 219 in più rispetto al 2017. Le lavoratrici hanno registrato 34 casi in più, da 114 a 148, pari a un incremento percentuale del 29,8%, quasi il doppio rispetto al +17,3% registrato nello stesso arco di tempo tra i lavoratori, passati da 1.067 a 1.252 decessi (+185 casi).
La distribuzione territoriale.
Nel 2021 le denunce femminili hanno registrato una diminuzione del 16,1%, rispetto all’anno precedente, che ha interessato tutte le aree geografiche del Paese, in particolare Nord (-21,7%), Centro (-5,0%) e Meridione (-4,7%). Gli infortuni femminili si concentrano per circa i due terzi al Nord (62%), seguito dal Centro (20%) e dal Mezzogiorno (18%). Anche i decessi per il genere femminile hanno subito una riduzione tra il 2020 e 2021 (da 192 a 148), sintesi di un calo sia al Nord (da 107 casi mortali nel 2020 a 67 nel 2021) che nel Mezzogiorno (da 55 a 39) e di un aumento al Centro (da 30 a 42). Nel Nord si concentra il 46% dei casi mortali, al Centro il 28% e nel Mezzogiorno il 26%. Incidenza femminile per gestione assicurativa e settore di attività. Gli infortuni delle lavoratrici denunciati nel 2021 sono stati 166.270 nella gestione Industria e servizi (-24% rispetto al 2020), con la Sanità e l’assistenza sociale (circa 39mila casi), il Commercio (15mila) e il Manifatturiero (13mila) come settori maggiormente coinvolti. Sono circa 35mila, invece, gli infortuni denunciati nel Conto Stato (+54% rispetto al 2020) e quasi 4.800 quelli nell’Agricoltura (-3% sul 2020). A livello di gestione assicurativa, nel 2021 l’incidenza degli infortuni delle donne è considerevole nel Conto Stato (il 54% del totale dei casi denunciati), seguito dall’Industria e servizi (35%) e dall’Agricoltura (17%). All’interno della gestione Industria e servizi, l’incidenza degli infortuni delle lavoratrici è particolarmente elevata nel settore dei servizi, come quelli domestici e familiari (colf e badanti), con il 91% del totale dei casi denunciati, seguito dalla Sanità e assistenza sociale (73%), dal Confezionamento di articoli di abbigliamento (68%) e dall’Amministrazione pubblica (include personale delle Asl) con il 59%.
L’incidenza femminile sul totale degli infortuni denunciati è modesta, invece, nei settori industriali, dove la percentuale scende fino al 3% delle Costruzioni, settore a vocazione prettamente maschile. I decessi denunciati nel 2021 per il genere femminile sono stati 110 nella gestione Industria e servizi, con una diminuzione di 50 casi rispetto al 2020. I settori più coinvolti sono il Manifatturiero, il Supporto alle imprese, la Sanità e il Commercio. Trentuno i casi mortali nel Conto Stato (+6 rispetto al 2020) e sette nell’Agricoltura, come l’anno precedente. A livello di gestione assicurativa, nel 2021 l’incidenza degli infortuni delle donne è elevata nel Conto Stato (il 53% del totale dei casi denunciati nella stessa gestione), seguito dall’Industria e servizi (9%) e dall’Agricoltura (5%).
Cause e conseguenze.
Nell’intero quinquennio 2017-2021, prendendo in considerazione solo i casi avvenuti in occasione di lavoro e accertati positivamente dall’Inail, i movimenti del corpo sotto sforzo fisico sono la prima causa di infortunio, sia per le donne (22,2% sul totale dei casi codificati) che per gli uomini (23,9%). Seguono, per il genere femminile, la deviazione dovuta a traboccamento, evaporazione, con il 21,9% (che nel solo 2020 raggiunge oltre il 60% dei casi per effetto del numero rilevante di infortuni da Covid-19) e lo scivolamento o inciampamento con caduta di persona (20% circa, mentre tra gli uomini è al quarto posto tra le cause di infortunio con oltre il 15%).
Nel 2021, la sede della lesione maggiormente interessata dagli infortuni continua ad essere la mano, anche se per le donne presenta un’incidenza inferiore rispetto agli uomini (21,6% dei casi codificati contro 29,1%), dovuta alla maggior quota assunta per le lavoratrici, rispetto ai lavoratori, da altre parti del corpo come la caviglia (13,5% contro 9,0%), il ginocchio (10,3% contro 7,7%) e la colonna vertebrale (10,1% contro 7,7%). Riguardo alla natura delle lesioni, le più numerose sono contusioni (35,7%), lussazioni (28,2%) e fratture (19,9%). Le contusioni costituiscono la principale conseguenza dell’infortunio anche per gli uomini, con il 27,9%, seguite dalle ferite (22,9%) e dalle lussazioni (22,7%).
Le classi di età.
Con 30.491 denunce, la fascia 50-54 anni è la più colpita in valore assoluto, rappresentando circa il 15,0% di tutti gli infortuni al femminile del 2021. All’interno di questa classe di età, in particolare, gli infortuni delle donne costituiscono il 41% del totale riferito a entrambi i generi. Lungo tutto l’ultimo quinquennio, inoltre, vi è stato un aumento di quasi il 34% delle denunce per la fascia 65-69 anni, dai 2.527 casi del 2017 ai 3.384 del 2021 (con un picco di 3.617 denunce nel 2020), limitato per il genere maschile a solo +2,5%. Per le donne si registrano nel 2021 diminuzioni rispetto all’anno precedente tra le 25-69enni, in particolare nelle classi 45-49 anni (-28,6%) e 50-54 anni (-26,7%), e aumenti per le under 25 (+39,5%) e le over 69 (+5,3%). Per gli infortuni mortali femminili avvenuti nel 2021, un quinto dei casi (31) riguarda la classe di età 50-54 anni, seguita dalle 60-64enni (24) e dalle 55-59enni con 23 decessi (erano 54 nel 2020).
Gli infortuni in ambito domestico.
Le denunce legate alla polizza assicurativa contro gli infortuni domestici, obbligatoria per tutte le persone di età compresa tra i 18 e i 67 anni impegnate nella cura della casa in maniera abituale, esclusiva e gratuita, nel 2021 sono state complessivamente 541, in calo del 28,9% rispetto alle 761 dell’anno precedente, ma in aumento del 17,4% rispetto alle 461 del 2017. La quasi totalità (528) ha riguardato, come atteso, le donne. Nel quinquennio 2017-2021 sono stati denunciati 13 casi mortali: solo due, nel 2021, hanno riguardato il genere maschile. Alla data del 31 ottobre 2022 risultano indennizzati nel 2021 137 casi in rendita per menomazione permanente (135 donne e due uomini). Nell’intero quinquennio 2017-2021 sono state 765 le rendite per menomazione permanente (di cui 754 femminili) e sette le rendite a superstite (nessuna maschile).
Gli infortuni in itinere
La modalità di accadimento degli infortuni “in itinere” è una delle variabili che ha risentito maggiormente dell’emergenza Coronavirus. Nel biennio 2020-2021, infatti, le denunce in complesso per infortuni sul lavoro occorsi alle lavoratrici nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro risultano di poco inferiori a quelle degli uomini (40.909 casi contro 43.434), a differenza di quanto avvenuto negli anni pre-pandemia, quando il numero delle lavoratrici infortunate in itinere ha sempre superato quello dei lavoratori. In termini relativi, la quota degli infortuni in itinere sul totale degli infortuni dello stesso sesso è stata comunque sempre più elevata per le donne rispetto agli uomini, anche se nel biennio 2020-2021, ma soprattutto nel 2020, complice il massiccio ricorso allo smart working, è scesa notevolmente: dal 23% medio del triennio 2017-2019, al 13% del 2020 e al 20% del 2021. Per gli uomini, invece, la flessione è stata più contenuta: dal 12% medio del periodo 2017- 2019 al 10% del 2020, ritornando poi nel 2021 nuovamente al 12%. Anche per le denunce in itinere con esito mortale, l’incidenza tra le lavoratrici nel 2021 è più elevata, circa un decesso su tre (44 su 148), rapporto che per gli uomini scende a meno di uno su cinque (225 su 1.252). La quota di casi mortali in itinere sul totale dei decessi era comunque notevolmente più elevata nel triennio 2017-2019 (mediamente il 50% per le donne e il 25% per gli uomini).
Il “rischio strada”.
Allargando l’analisi alla più ampia categoria degli infortuni avvenuti “fuori azienda”, sommando agli infortuni in itinere quelli avvenuti in occasione di lavoro con mezzo di trasporto coinvolto, in generale riconducibili al rischio da circolazione stradale, la differenza di genere viene confermata. Nel 2021 gli infortuni “fuori azienda” sono stati, infatti, il 21% per le donne contro il 16% degli uomini, con incidenze più contenute rispetto al periodo pre-pandemico per le prime (25%) e confermate per gli uomini. Per i casi mortali, la percentuale femminile sale al 36,5% (54 decessi sui 148 del 2021) e quella maschile al 33,9% (425 su 1.252), con incidenze in questo caso molto più ridimensionate rispetto al periodo 2017-2019 (rispettivamente 66% e 46%). La strada, quindi, causa in proporzione più infortuni tra le donne che tra gli uomini. Ciò è giustificato dal fatto che i modelli familiari-sociali vedono la donna particolarmente impegnata nel tentativo di mantenere un equilibrio tra la dimensione professionale e quella familiare, con possibili ripercussioni sulla frequenza dei suoi spostamenti e sui tempi di recupero dalla stanchezza. I differenti ruoli sociali e i relativi carichi di lavoro possono quindi in qualche modo influenzare l’esposizione al rischio.