Secondo quanto emerge dalla quinta edizione dell’Osservatorio NPE realizzato da CRIBIS Credit Management – società del Gruppo CRIF specializzata nella gestione dei processi di Collection e di NPL management a dicembre 2022 il mercato degli NPE si trova di fronte a una situazione di generale attesa e pronto ad affrontare potenziali cambiamenti a fronte di un:
- ammontare degli stock bancari di crediti deteriorati in continua decrescita, che raggiungono i minimi degli ultimi anni
- mercato delle transazioni NPL ormai maturo e consolidato, grazie a processi sempre più collaudati e standardizzati e di operatori specializzati sempre più presenti
- mondo giudiziale in evoluzione grazie agli investimenti governativi in tema digitalizzazione delle procedure, incentivati dai fondi del PNRR
Il 2022 ha registrato un’inversione di tendenza del rischio di credito con quattro trimestri consecutivi di incremento. Considerando il quadro macroeconomico incerto si prevede un 2023 caratterizzato da un trend che continuerà a crescere per quanto riguarda i tassi di default bancari. Nel dettaglio rispetto al 2021:
- Famiglie Consumatrici: la percentuale rimane invariata attestandosi all’1,2%
- Famiglie Produttrici: dall’1,7% di dicembre 2021 al 2% a dicembre 2022 (+18% YoY)
- Società di Persone: dall’1,1% di dicembre 2021 al 1,5% a dicembre 2022 (+36% YoY)
- Società di Capitali: dall’1,6% di dicembre 2021 al 2,4% a dicembre 2022 (+50% YoY)
Con riferimento all’analisi degli stock NPE (Non Performing Exposure) il 2022 ha confermato il graduale passaggio di attenzione del mercato dalle sofferenze ai crediti classificati in UTP (Unlikely To Pay o inadempienze probabili) e Stage 2 (crediti performing che manifestano un incremento significativo del rischio di credito).
Per quanto riguarda i crediti classificati in Stage 2, arrivati a superare la quota di 263 miliardi e a rappresentare circa il 13,1% del totale degli impieghi bancari, la percentuale più rilevante di tale esposizione è collegabile alle società di capitali che si attestano a quasi il 70% del totale dei finanziamenti in questo stato di iniziale allerta.
I settori produttivi quelli più rischiosi risultano essere costruzioni e infrastrutture (24,4% delle esposizioni), insieme aiservizi (18,8% delle esposizioni totali) con logistica, food & beverage a registrare gli incrementi maggiori.
Al contrario, i settori con una quota ridotta di esposizione rimangono quelli di estrazione olio e gas e chimica e farmaceutica.
Per quanto riguarda le inadempienze probabili (UTP), l’analisi conferma i trend degli ultimi anni confermando ancora tra isettori più rischiosi quelli legati al settore immobiliare e delle costruzioni, l’intrattenimento (alloggio, ristorazione e agenzie di viaggio) e il commercio.
La situazione d’incertezza legata all’aumento dei tassi d’interesse, l’inflazione e il tema della liquidità risulteranno essere eventi cruciali per le imprese nel 2023, diventando così un anno chiave per valutare l’effettiva stabilità dell’economia reale del Paese.
Nel 2022 secondo le analisi di CRIBIS Credit Management le performance di recupero stragiudiziale si sono dimostrate incalo rispetto all’anno precedente, soprattutto per il comparto dei crediti non garantiti. Questo fenomeno, visibile attraverso l’analisi dei minori tassi di rientro in performing sia per le famiglie consumatrici (-7% 2°H 2022 vs 2°H 2021) che per le imprese (-10,0% 2°H 2022 vs 2°H 2021), è dimostrazione di un rinnovato fenomeno di rischiosità del mercato.
Tale evento di rischiosità è legato al credito al consumo (per la componente retail), ai finanziamenti liquidità per il sostentamento del business (per la componente corporate) e alla fine dei periodi di moratoria e preammortamento che garantivano i prestiti della finanza agevolata.
Risulta sostanzialmente stabile l’indicatore per i crediti garantiti da immobili.
I tassi di improvement da una situazione di iniziale deterioramento dei crediti (Stage 2) risultano stabilmente inferiori per il comparto dei crediti non garantiti (-12,5% 2022 vs 2021) e garantiti da immobili (-9% 2°H 2022 vs 2°H 2021).
Nel 2022 in ambito procedure esecutive e concorsuali sono stati iscritti più di 300.000 nuovi procedimenti registrando unlieve incremento (+6,5%) trainato dalle procedure esecutive mobiliari, aumentate del 10% arrivando a quasi 266 mila nuovi pignoramenti.
Diminuiscono, invece, le procedure esecutive immobiliari (circa 33.000 nuove procedure diminuite dell’8% rispetto al 2021) e concorsuali (circa 7.000 procedure in calo del 22%). Tuttavia, i back log stanno diminuendo in tutti i comparti conmaggiore rilevanza per le procedure esecutive (-24,6% per le esecuzioni immobiliari e -22,7% per le esecuzioni mobiliari) rispetto alle procedure concorsuali (-3,6%).
Non si parlerà più di fallimento ma di liquidazione giudiziale dei beni: questa la grande novità che ha portato il 2022.
Dal punto di vista del trend, invece, si conferma il generale calo delle nuove iscrizioni di procedure, con circa 7.000 procedure iscritte per anno nei tribunali italiani, toccando i minimi storici registrati nel 2008.
Stabili i tempi medi per portare a termine la liquidazione (circa 6 anni in media).