Siamo ormai sull’orlo di una crisi climatica irreversibile. Il rapporto di sintesi dell’Ipcc pubblicato pochi giorni fa non lascia spazio alle interpretazioni.
Il mondo continua a scaldarsi in risposta all’accumulo di anidride carbonica e altri gas serra nell’atmosfera, quindi per ogni anno in cui le emissioni aumentano, si consuma il budget di carbonio disponibile e si rendono necessari tagli alle emissioni molto più drastici. Secondo l’Ipcc “i piani esistenti e le lacune nella loro attuazione ci proiettano verso un futuro pericoloso” e senza un cambiamento radicale dei modelli attuali “siamo sulla buona strada per un riscaldamento globale di 3,2 gradi entro il 2100”. Servono quindi azioni più ambiziose e urgenti da parte dei governi perché il tempo stringe. Il rapporto sostiene che il pianeta ha ancora 10 anni di tempo per mettere in campo anche la più piccola azione per azzerare le emissioni di CO2 e limitare quelle di metano. In caso contrario, “le perdite e i danni aumenteranno e i sistemi umani e naturali raggiungeranno presto i limiti di adattamento”.
In attesa che i leader del mondo decidano di passare dai buffet e le foto opportunity dei grandi summit internazionali all’azione concreta, la compagnia americana Chubb – messa sotto pressione dagli attivisti per il clima che hanno preso di mira banche e assicurazioni chiedendo loro di tagliare i finanziamenti e le coperture assicurative per le società di combustibili fossili – ha deciso di alzare i requisiti minimi per accettare la sottoscrizione di polizze dalle società produttrici di petrolio e gas, che saranno accettate solo in presenza di azioni concrete per la riduzione delle emissioni di metano.
Attualmente, scrive il Wall Street Journal, Chubb è uno dei primi dieci assicuratori al mondo in termini di raccolta premi nel settore petrolifero e del gas.
Il Ceo di Chubb, Evan Greenberg, ha dichiarato in un’intervista che la decisione non è stata presa in seguito alle pressioni degli attivisti, ma vuole essere un modo per contribuire alla riduzione del carbonio. Greenberg ha spiegato che prima di sottoscrivere un contratto Chubb verificherà se la società presenta i requisiti richiesti e “in caso contrario non sottoscriveremo il contratto”. Greenberg ha anche detto che una massiccia e simultanea cessazione delle coperture, può mettere a rischio la sicurezza energetica della nazione, in quanto l’energia rinnovabile non è ancora pronta a colmare il vuoto. “Stiamo cercando di trovare un equilibrio tra i due interessi in competizione”, ha aggiunto. Tuttavia, il Ceo di Chubb ha ricordato che molti clienti del settore petrolifero dispongono delle tecnologie necessarie per ridurre le emissioni di metano, “e per quelli che non hanno ancora agito in questo senso, concediamo il tempo necessario a mettere in atto un piano”. Il metano è un gas serra 85 volte più potente dell’anidride carbonica ed è responsabile di circa il 30% dell’aumento delle temperature globali osservato dall’inizio dell’industrializzazione a oggi, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia. Alcuni assicuratori hanno già interrotto la concessione di copertura per nuovi progetti di giacimenti di petrolio e gas o in luoghi sensibili, dicono i gruppi ambientalisti. Chubb si muove quindi in maniera diversa in quanto punta a ridurre le emissioni sviluppando le migliori pratiche per le operazioni esistenti dei suoi clienti e non per imporre esclusioni alla sottoscrizione di coperture assicurative.
Chubb richiederà ai clienti di fornire dei “piani” per la gestione delle loro emissioni di metano,
I clienti dovranno inoltre adottare una o più tecnologie che per ridurre le emissioni da flaring (combustione di gas indesiderato) e Chubb aiuterà i clienti a identificare gli strumenti tecnologici più adatti a ottenere il risultato.