“Mind Health Report 2023” di AXA: donne e giovani i soggetti più a rischio
AXA presenta l’edizione 2023 di “Mind Health Report”, indagine sulla salute mentale e il benessere condotta da IPSOS su un campione di 30.600 persone di età compresa tra i 18 e i 74 anni in 16 Paesi (Italia, Francia, Regno Unito, Germania, Spagna, Irlanda, Belgio, Svizzera, Stati Uniti, Messico, Turchia, Cina, Hong Kong, Giappone, Tailandia, Filippine).
Per poter valutare lo stato di benessere mentale, anche quest’anno il Gruppo ha elaborato il Mind Health Index, indice che mira ad identificare potenziali situazioni critiche e problemi, per fornire indicazioni sulle azioni possibili da mettere in atto cambiando abitudini e stili di vita per migliorare il proprio benessere, configurandosi anche come strumento strategico a supporto di decisori politici, operatori sanitari, imprese ed individui per un approccio olistico di promozione del benessere delle persone.
“Qualcosa sta cambiando sul tema della salute mentale, anche se l’indagine di quest’anno rileva ancora un quadro difficile per il nostro Paese. Diminuisce lo stigma e aumenta la consapevolezza sull’importanza di prendersi cura del proprio benessere mentale. È un segnale importante, che ci spinge ulteriormente, in logica di cooperazione con tutti gli attori dell’ecosistema, nel promuovere una cultura della prevenzione e della salute a 360°. In AXA Italia siamo fortemente convinti che il benessere sia uno dei valori più importanti su cui investire, sia a livello di offerta di servizi per le nostre persone e i clienti, che attraverso iniziative concrete per la società nel suo complesso” – ha dichiarato Giacomo Gigantiello, CEO del Gruppo assicurativo AXA Italia.
Quattro i profili di salute e benessere mentale definiti dalla ricerca: coloro che combinano benessere sociale, emotivo e psicologico ad un livello di soddisfazione massima (Flourishing), coloro che mostrano benessere in alcune aree, ma con una percezione generale meno intensa (Getting by), coloro che non si sentono al pieno delle proprie capacità e manifestano assenza di un benessere positivo (Languishing) e coloro che riportano totale assenza di aree di benessere, per i quali la fatica è associata a disagio emotivo e compromissione psicosociale (Struggling).
L’Italia è il Paese la cui popolazione è più colpita sul fronte della salute mentale: solo il 18% del campione dichiara uno stato di pieno benessere (Flourishing), un dato in calo rispetto allo scorso anno (20%). Come noi solo i giapponesi.
È lo stress il disturbo mentale più diffuso a livello globale, in Italia è avvertito dal 56% del campione (+8 pp vs 2022).
Il 48% degli italiani si sente solo, il dato peggiore in Europa, mentre incidono sullo stato di salute mentale anche l’impatto negativo della guerra, avvertito dal 52% del campione e l’impatto degli effetti negativi del cambiamento climatico (43%, terzi in Europa).
Maggiori vittime del disagio, le donne, che riferiscono uno stato peggiore rispetto agli uomini in tutte le fasce d’età. Diversi i fattori che pesano su questo divario, ma il più rilevante è la disparità di genere percepita nella vita quotidiana: oltre il 40% delle donne ha visto mettere in dubbio le proprie capacità per via del gender, 1 su 3 ha ricevuto commenti indesiderati sul proprio genere.
Il disagio mentale è inversamente proporzionale all’età e i giovani risultano i soggetti più a rischio. Pesano l’incertezza sul futuro, la solitudine e l’immagine corporea, ma anche una maggiore sensibilità alla tematica del cambiamento climatico.
Per il 38% dei giovani, inoltre, tecnologia e social media hanno un impatto negativo sul proprio benessere mentale. Tra questi, solo 1 giovane su 12 riporta uno stato di benessere mentale pieno.
Il quadro si riflette anche sulla percezione del benessere nel luogo di lavoro. L’indagine indaga infatti anche il legame tra il benessere mentale generale e il benessere percepito sul luogo di lavoro inteso come capacità di sentirsi «in flow»: concentrati, produttivi e focalizzati sugli obiettivi professionali.
Solo il 15% del campione dichiara uno stato mentale altamente produttivo. Migliore è lo stato mentale, minore è l’intenzione di cambiare lavoro, la pensa così il 75% del campione, mentre per quanto riguarda i modelli di lavoro, a livello globale, il lavoro ibrido è considerato il migliore in ottica di benessere mentale, anche se molti italiani preferiscono il lavoro da casa (23%).
In controtendenza rispetto allo scorso anno cresce la propensione a prendersi cura della propria salute mentale.
Oltre il 60% degli italiani si rivolge a medici e specialisti per la diagnosi delle malattie mentali, dato in controtendenza rispetto allo scorso anno, dove l’Italia era il primo Paese europeo in classifica per numero di persone che avevano scelto la strada dell’autodiagnosi.
Si osserva anche un’apertura, sotto forma di supporto, all’uso degli strumenti digitali, accolti positivamente dal 31% degli intervistati.
In ambito lavorativo, è sempre più evidente l’effetto delle iniziative di supporto alla salute mentale offerte dall’azienda sul benessere e sull’essere «in flow».