DOPO UNICREDIT, ANCHE CA’ DE SASS FA CHIAREZZA SUL RISCHIO VERSO MOSCA E UCRAINA
di Luca Gualtieri
Dopo Unicredit, anche Intesa Sanpaolo fa chiarezza sul rischio Russia a seguito dell’invasione dell’Ucraina. In una nota diffusa in mattinata la banca guidata da Carlo Messina ha precisato che l’esposizione verso controparti russe attualmente inserite nelle liste dei soggetti a cui si applicano sanzioni è pari a 200 milioni. «L’ammontare dell’esposizione verso Russia e Ucraina», continua la nota, «corrisponde ai crediti a clientela e banche delle controllate locali pari a circa 1,1 miliardi e del resto del gruppo pari a circa 4 miliardi». Tale ammontare, puntualizza Intesa, resta comunque «in corso di valutazione analitica ai fini del miglior presidio dell’evoluzione prospettica del profilo di rischio e nel contesto previsto da REPowerEU della Commissione Europea e dalla recente dichiarazione di Versailles con riferimento alla riduzione della dipendenza energetica dell’Unione Europea ben prima del 2030».
In termini percentuali i crediti a clientela russa sono pari a circa l’1% dei crediti a clientela totali del gruppo. Oltre due terzi dei crediti a clientela russa riguardano inoltre «primari gruppi industriali, contraddistinti da consolidati rapporti commerciali con clienti appartenenti alle principali filiere internazionali e da una quota rilevante dei proventi derivante da export di materie prime, con scadenze per la quasi totalità entro il 2027 e quindi entro il predetto orizzonte temporale di riferimento del piano energetico lanciato dalla Commissione Europea con REPowerEU e richiamato dalla Dichiarazione di Versailles».

Ieri mattina intanto il ceo di Unicredit Andrea Orcel aveva annunciato una revisione urgente della strategia nel paese a seguito dell’invasione dell’Ucraina. «Il clima economico è cambiato con la crisi e Unicredit ora prevede un periodo di stagflazione. Ovviamente abbiamo bisogno di considerare seriamente l’impatto, le sue conseguenze e la complessità del distacco di una banca completa dal paese», ha puntualizzato il banchiere, aggiungendo che la perdita massima per l’istituto di piazza Gae Aulenti nello scenario peggiore di cancellazione dell’esposizione in Russia sarebbe di circa 7,5 miliardi.

Se insomma Orcel ha aperto chiaramente alla possibilità di un dietrofront dal mercato russo, nelle scorse settimane anche Intesa aveva ventilato una mossa simile. «La nostra presenza in Russia è oggetto di valutazione strategiche», aveva spiegato un portavoce del gruppo guidato da Carlo Messina, che conta 28 filiali e oltre 900 dipendenti nel paese. «Condanniamo totalmente quanto sta accadendo e siamo impegnati ad aiutare tutte le nostre persone in Ucraina fornendo accoglienza, nei paesi in cui operiamo, ai colleghi ucraini», aveva aggiunto il portavoce della Ca’ de Sass.

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