La pandemia dà un taglio alla criminalità. Nel corso del 2020 l’indice associato a furti, borseggi e rapine in Italia ha fatto segnare una diminuzione del 40% rispetto all’anno precedente arrivando a toccare il valore di minimo storico come certificato dal Mef.
Complici i lockdown, le restrizioni agli spostamenti e la diffusione dello smart working, i furti in abitazione, che rappresentano la componente principale dell’indicatore, sono diminuiti di 3,6 vittime per 1.000 abitanti, mentre nel caso dei borseggi si sono registrate 2,3 vittime in meno ogni 1.000 abitanti.
Riduzione più contenuta per le rapine (0,2 vittime ogni 1.000 abitanti), in linea con la sua minore incidenza sul totale dei crimini. «Tutti e tre gli indicatori hanno raggiunto nel 2020 un punto di minimo della serie», hanno avvertito gli analisti del Mef.
«Rispetto al punto di massimo (2013 per le rapine e 2014 per gli altri due indicatori), la contrazione è stata di 0,9 vittime di rapine ogni 1.000 abitanti e di 4,2 e 9,6 vittime ogni 1.000 abitanti rispettivamente per i borseggi e i furti in abitazione». Secondo gli esperti, tuttavia, è ragionevole ipotizzare che già il 2021 i dati raccolti dall’Istat torneranno a evidenziare un parziale recupero dell’indicatore a seguito delle minori restrizioni alla mobilità e ai contatti sociali presenti in Italia nella fase due dell’emergenza pandemica. «Grazie anche alle numerose misure di inclusione sociale introdotte negli ultimi anni, tra cui figura anche la legge di bilancio 2022, ci attendiamo che possa proseguire la tendenza alla diminuzione della criminalità predatoria già osservata a partire dal 2014», hanno sottolineato gli esperti del ministero dell’economia e delle finanze all’interno delle pagine del rapporto che analizza l’andamento dei 12 indicatori Bes (benessere equo e sostenibile) del paese.
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