Confapi, la Confederazione Nazionale delle Piccole e Medie Industrie Private, ha condotto un’indagine su un campione rappresentativo di imprese che aderiscono al proprio sistema per capire quanto siano diffuse le figure manageriali al loro interno e per conoscere le sfide che le attendono nell’immediato futuro.
Dall’indagine emerge che le figure manageriali più richieste sono quelle in grado di governare i processi produttivi e organizzativi, rispondendo alle esigenze di innovazione. Le PMI del sistema Confapi hanno in media 2,7 manager per azienda: manager occupati principalmente nella direzione aziendale (71%) oltre che nello sviluppo del marketing aziendale (42%).
Nell’ultimo biennio le imprese hanno investito in capitale umano altamente qualificato assumendo prevalentemente innovation manager (23,81%) ed export manager (26,19%). Viceversa, frenata dall’incertezza economica del momento, solo il 20% degli intervistati dichiara l’intenzione ad assumere nuovi manager nei prossimi due anni.
Anche in questo caso però le figure manageriali che la faranno da padrone sono sempre l’innovation manager (57,14%) e l’export manager (28,57%), seguiti da manager per la sostenibilità/l’economia circolare (14,3%).
Il dato dimostra la sensibilità e la presa di coscienza degli imprenditori sui cambiamenti non più reversibili che stiamo vivendo.
Lo strumento privilegiato per le nuove assunzioni resta ancora il classico contratto di dirigente a tempo indeterminato (42,86%) seguito dalla nuova figura manageriale di Confapi e Federmanager del Quadro superiore (28,57%).
C’è però una buona fetta di aziende (37,50%) che sono impossibilitate al momento a dotarsi di nuovi manager soprattutto in virtù dell’eccessivo costo aziendale che l’assunzione comporterebbe.
Tra gli imprenditori intervistati vi è comunque la consapevolezza che le aziende non in grado di disporre di nuove competenze manageriali dovranno per forza promuovere dei consistenti investimenti nella formazione delle risorse umane (36,23%) e faranno comunque fatica ad affrontare i cambiamenti tecnologici e digitali in atto (30,43%).
Il 18,9% degli imprenditori ritiene inoltre che tali imprese correranno il rischio di rimanere tagliate fuori dai mercati.