IN COMMISSIONE PATRIMONIO E FINANZA DELL’ENTE 4 CONSIGLIERI SU 6 VOTANO L’ASTENSIONE
di Manuel Follis, Luca Gualtieri e Anna Messia
Scoperte le carte sulle liste Generali ora inizia la conta dei voti in vista dell’assemblea del prossimo 29 aprile che dovrà definire il nuovo vertice della prima compagnia di assicurazione italiana. Ad oggi, almeno in teoria, i due fronti che sono pronti a contrapporsi in assemblea sembrano poter contare su un pacchetto di voti molto simili, con gli investitori istituzionali destinati a giocare il ruolo d’ago della bilancia. Da una parte ci sono il ceo Philippe Donnet, proposto per un terzo mandato insieme al candidato presidente Andrea Sironi, votati dal consiglio di amministrazione della compagnia; dall’altra Luciano Cirinà e Claudio Costamagna, indicati mercoledì scorso nella lista messa a punto da Francesco Gaetano Caltagirone che della compagnia detiene circa l’8,5%. A sostenere la lista del consiglio c’è in particolare Mediobanca che tra quote dirette (12,8%) e prestito titoli (4,4%) può fare affidamento su circa il 17,2%. Ma a questo si può aggiungere il pacchetto di De Agostini, che sta vendendo la sua quota dell’1,44% conservando però i diritti di voto fino all’assemblea di aprile a favore della continuità. In totale siamo quindi a poco meno del 20%, percentuale molto simile a quella su cui sembra poter fare affidamento l’imprenditore capitolino che, a meno di defezioni dell’ultima ora, al suo 8,5% potrà aggiungere il pacchetto di Leonardo Del Vecchio (6,62%) e Crt (1,7%) e forse anche dei Benetton che di Generali detengono il 3,9%. Un fronte che, in verità non sembra granitico. Anzi. Ieri in Crt si è riunita la Commissione Patrimonio e Finanza nel corso della quale 4 consiglieri su 6 hanno votato in favore dell’astensione in assemblea, sconfessando in qualche modo la linea fin qui tenuta dai vertici della Fondazione. Il voto della Commissione è solo una raccomandazione, non è vincolante per il cda. Dalla Crt per ora è filtrata solo una valutazione «positiva» della lista di Caltagirone con la conferma che per qualsiasi decisione si aspetta di conoscere i dettagli del piano atteso nei prossimi giorni. Di fatto però la spaccatura si è aperta: se Il consiglio di Crt ignorasse il parere della Commissione finirebbe per prendere una decisione di importanza decisiva a maggioranza e non all’unanimità, come accade di solito per temi di particolare importanza. Se invece tenesse conto del parere della Commissione sconfesserebbe le comunicazioni e le posizioni dei mesi precedenti. Un incidente che quindi mette ora in una posizione scomoda il presidente Giovanni Quaglia.

In ogni caso, al puzzle che dovrà definire il nuovo assetto delle Generali mancano ancora due pezzi importati. Il primo è appunto il piano industriale che Cirinà dovrà presentare al mercato in corsa, rispetto a quello di Donnet che il manager ha illustrato agli investitori già da metà dello scorso dicembre, con la partecipazione alla stesura di tutti i manager del gruppo, compreso lo stesso Cirinà che, membro del group management committee, dirige da anni tutto l’Est Europa della compagnia. Il manager, a ieri sera, non aveva fatto alcun passo indietro dalla compagnia e quest’ultima, stando alle voci, non esclude un possibile licenziamento per giusta causa, con i legali che starebbero studiano il dossier. Si vedrà. L’alto tassello ancora da sistemare è quello della lista di Assogestioni con gli investitori istituzionali che in questa partita potrebbero fare da ago della bilancia. Se da una parte Caltagirone potrebbe essere riuscito a rosicchiare quote di mercato tra azionisti retail di peso, attratti dall’idea di un cambiamento al vertice della compagnia, la lista del consiglio può fare affidamento sulla più ampia presenza di figure internazionali e di esperti in innovazione tecnologica e in tematiche esg, graditi agli istituzionali. Assogestioni avrà dieci giorni di tempo per presentare la sua lista e bisognerà vedere se i fondi si allineeranno o voteranno in autonomia. La palla passa ora agli advisor proxy con Generali che, come noto, ha scelto Morrow Sodali mentre l’altro fronte ha optato su Georgeson. Entrambi consapevoli che anche piccole quote possono fare la differenza. (riproduzione riservata)

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