CALTAGIRONE PUNTA A 4,2 MILIARDI DI UTILI NEL 2024. FINO A 7 MLD PER M&A
Il piano del gruppo Caltagirone per il rinnovo del cda di Generali punta a profitti per circa 4,2 miliardi di euro nel 2024. Sono attese una crescita media annua dell’utile per azione superiore al 14% e una generazione di cassa cumulata disponibile per 9,5-10,5 miliardi nel periodo 2022-2024. Vengono confermati i dividendi e il buyback previsti dal piano dell’attuale a.d. Philippe Donnet. Il piano alternativo, chiamato Awakening the Lion (svegliare il Leone), è «un programma strategico molto più ambizioso rispetto al piano presentato dalla società».
La compagnia, secondo il gruppo Caltagirone, «sta perdendo posizionamento competitivo negli ultimi anni, con il risultato di avere perso 8 miliardi di euro di capitalizzazione, e l’ultimo piano presentato non inverte in alcun modo la rotta e ha un’ambizione di crescita troppo modesta». La ricetta punta a una razionalizzazione della presenza geografica, con il consolidamento della leadership in Italia, Francia e Germania, la crescita nell’Est Europa, in Cina e India e lo sviluppo della presenza negli Stati Uniti. Occorre rendere efficienti i costi centrali e amministrativi. L’obiettivo è portare il cost-income dall’attuale 64% al 55%. Gli sforzi manageriali si concentreranno su tre linee di business per ridurre la dipendenza dal Vita: Small & MidCo, Ecosistema unico integrato per la salute e asset management. Sul fronte tech e data analytics l’investimento sarà di 1,5-1,6 miliardi. Sul versante m&a la strategia si baserà su un limitato numero di operazioni di maggiori dimensioni. A questo proposito c’è la volontà di massimizzare la disponibilità di cassa potenzialmente disponibile fino a 7 miliardi.
«Il fatto che i nostri concorrenti abbiano tassi di crescita simili a Generali è perché hanno già fatto quello che noi intendiamo fare, come ad esempio un efficientamento dei costi, cosa di cui non c’è traccia nel piano presentato a dicembre», ha spiegato Claudio Costamagna, candidato presidente di Generali nella lista Caltagirone. «Siamo convinti che si possa creare valore per gli azionisti». Il secondo pilastro è la governance, con la «significativa influenza del principale azionista (Mediobanca, ndr) che ha un conflitto di interesse su taluni business del gruppo e un accentramento nel tempo di eccessivi poteri in capo al ceo». Quindi «tolleranza zero sui conflitti di interesse tramite una revisione stringente delle procedure per le operazioni con parti correlate e la presidenza del comitato Operazioni con parti correlate a un lead independent director», oltre al ribilanciamento dei poteri dell’amministratore delegato.Le maggiori risorse per l’m&a arriveranno, ha aggiunto il candidato a.d. Luciano Cirinà, «senza mettere a rischio i rating della società».
Non si è fatta attendere la reazione della compagnia. Un portavoce ha affermato che «sotto la guida di Philippe Donnet e del suo management team, Generali ha lanciato e portato a termine due piani strategici triennali con successo, centrando o superando ogni volta tutti gli obiettivi, finanziari e industriali, annunciati al mercato, nonostante il contesto molto sfidante».
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