REPORT DEL CREA SULL’AUMENTO DEI COSTI DI PRODUZIONE AZIENDALE LEGATI AL CONFLITTO UCRAINO
di Giusy Pascucci
Un’azienda agricola su dieci (valore medio nazionale 11%) sarà incapace di far fronte alle spese dirette necessarie a realizzare un processo produttivo, risultandone così estromessa. Una percentuale che prima della crisi internazionale scatenata dal conflitto in Ucraina era pari all’1%. L’aumento dei costi di produzione supererà, infatti, il 54%, mentre è previsto un calo del 38% del valore aggiunto, con picchi dell’80%, per le aziende «energivore» e del 50-65% per quelle con elevato impiego di fertilizzanti. Stimato, inoltre, un crollo del 60% del reddito netto delle aziende agricole, con riduzioni fino all’80% in quelle specializzate in cerealicoltura, ortofloricoltura, seminativi e granivori. E’ quanto risulta dal report «Guerra in Ucraina: gli effetti sui costi e sui risultati economici delle aziende agricole italiane», pubblicato dal Centro di Politiche e bioeconomia del CREA che ha calcolato l’aumento dei costi di produzione sulla base dei dati aziendali rilevati dalla fonte ufficiale europea RICA, Rete d’informazione contabile agricola.
Secondo il rapporto l’impatto dell’impennata dei prezzi pagati dagli agricoltori supererà, a livello complessivo, i 9 miliardi di euro. A livello medio nazionale l’aumento dei costi si attesterà intorno al 54% con effetti rilevanti sulla sostenibilità economica delle aziende agricole, soprattutto quelle marginali. Per le sei voci di costo considerate dal Crea, ovvero fertilizzanti, mangimi, gasolio, sementi/piantine, fitosanitari, noleggi passivi, l’impatto medio aziendale è di oltre 15.700 euro di aumento anche se esistono forti differenze tra i settori produttivi e le aree geografiche.
Sono le aziende specializzate in seminativi, cerealicoltura e ortofloricoltura le più penalizzate con incrementi percentuali di costi correnti che oscillano tra il 65 e il 70%, per l’effetto congiunto dell’aumento di energia e fertilizzanti, seguite da quelle che allevano bovini da latte (+57%). Gli impatti maggiori si avranno, dunque, maggiormente nelle regioni settentrionali, in particolare Lombardia ed Emilia-Romagna, mentre variazioni più contenute si registrano nelle regioni del centro-sud.
Extra-costi sul vinicolo per 1,1 mld
Il caro materie prime-energia provoca alla filiera del vino exta-costi di produzione per 1,1 mld di euro. A fare il calcolo sono il Censis e Alleanza cooperative agroalimentari vino con lo studio: «La febbre dei costi». In un anno l’aumento dei costi di produzione è stato del 10,5%. Il fatturato 2021 di filiera è di 13,6 mld, i consumi intermedi per la produzione hanno pesato per il 78,4%; si sono avuti costi per 10,7 mld. Coi valori attuale si arriva a 11,8 mld.
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