Presentato il secondo volume (WGII) del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC, che valuta gli impatti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi e sulla biodiversità, a livello globale e locale, e delle conseguenze per il benessere delle persone e per il pianeta.
L’IPCC identifica quattro categorie di rischi-chiave per l’Europa in relazione ai cambiamenti climatici. Il livello di ciascun rischio aumenta con l’aumentare del livello di riscaldamento globale. Se il livello di adattamento ai cambiamenti climatici rimane basso, questi rischi diventano più gravi con un riscaldamento di 2°C rispetto a un innalzamento della temperatura di 1,5°C.
Cambiamenti climatici: le quattro categorie di rischio
Rischi delle ondate di calore su popolazioni e ecosistemi
È atteso che il numero di decessi e persone a rischio di stress da calore raddoppierà o triplicherà per un innalzamento della temperatura pari a 3°C, rispetto a 1,5°C. Il riscaldamento ridurrà gli habitat adatti agli attuali ecosistemi terrestri e marini e cambierà
irreversibilmente la loro composizione, con effetti la cui gravità aumenta al di sopra
del livello di riscaldamento globale di 2°C.
Le misure di adattamento allo stress termico della popolazione e il contenimento
dei rischi da ondate di calore necessitano di molteplici interventi su edifici e spazi
urbani. Queste misure devono essere anticipate nell’Europa meridionale, dove il
rischio è maggiore rispetto alle aree più a nord.
Rischi per la produzione agricola.
A causa di una combinazione di caldo e siccità, si prevedono nel XXI secolo perdite sostanziali in termini di produzione agricola per la maggior parte delle aree europee, che non saranno compensate dai guadagni attesi per l’Europa settentrionale.
Rischi di scarsità di risorse idriche.
Nell’Europa meridionale il rischio è già elevato per un livello di riscaldamento globale di 1,5°C e diventa molto alto nel caso di un innalzamento di 3°C. In queste regioni, la domanda di risorse idriche eccede già oggi le disponibilità. Questo divario sta aumentando a causa dei cambiamenti climatici e degli sviluppi socio-economici. Nel caso di un innalzamento di temperatura di 3°C il rischio di scarsità di risorse idriche diventa alto anche
nell’Europa centro-occidentale.
Già con un livello di riscaldamento medio, le strategie di adattamento che riducono
il fabbisogno idrico devono essere combinate con trasformazioni quali la
diversificazione delle sorgenti e modifiche dell’uso del territorio. Nel caso di un livello
di riscaldamento elevato, è richiesto un ampio portafoglio di interventi che tuttavia
potrebbe non essere sufficiente a evitare la mancanza di adeguate risorse idriche
nell’Europa meridionale.
Rischi prodotti da maggiore frequenza e intensità di inondazioni.
A causa dei cambiamenti nelle precipitazioni e dell’innalzamento del livello del mare, i rischi per le persone e le infrastrutture derivanti dalle inondazioni costiere, fluviali e pluviali aumenteranno in molte regioni d’Europa.
Il Mediterraneo: impatti e rischi da cambiamenti climatici
La regione Mediterranea si è riscaldata e continuerà a riscaldarsi maggiormente della media
globale, particolarmente in estate. Questo vale sia per l’ambiente terrestre che per quello
marino, sia per le temperature medie che per le ondate di calore.
La regione diventerà più arida per effetto combinato della diminuzione della precipitazione
e dell’aumento dell’evapotraspirazione. Allo stesso tempo in alcune aree le precipitazioni
estreme aumenteranno.
Il livello del mare aumenterà seguendo l’aumento del valore medio globale. L’aumento sarà
irreversibile e progressivo su scale plurisecolari.
La dimensione di tutti questi cambiamenti aumenta all’aumentare del livello di
riscaldamento globale, ovvero più aumenta la temperatura media del pianeta, maggiori
saranno gli impatti sulla regione mediterranea.
I rischi associati al cambiamento climatico previsto sono particolarmente elevati per le
persone e gli ecosistemi nel bacino del Mediterraneo a causa della combinazione di vari
fattori, tra cui:
● una popolazione urbana numerosa e in crescita, esposta alle ondate di calore, con
accesso limitato all’aria condizionata;
● un numero elevato e crescente di persone che vivono in insediamenti colpiti
dall’innalzamento del livello del mare;
● grave e crescente carenza idrica, già sperimentata oggi da paesi del Nord Africa e
del Medio Oriente;
● crescente domanda di acqua da parte dell’agricoltura per l’irrigazione;
● elevata dipendenza economica dal turismo, che rischia di risentire dell’aumento del
caldo ma anche delle conseguenze delle politiche internazionali di riduzione delle
emissioni sui viaggi aerei e da crociera;
● perdita di ecosistemi marini, ecosistemi nelle zone umide, nei fiumi e anche nelle
zone montane, molti dei quali sono già messi in pericolo da pratiche non sostenibili
(es. pesca eccessiva, cambiamento dell’uso del suolo).
Il Mediterraneo: innalzamento del livello del mare
Il livello del mare nel Mediterraneo è aumentato di 1,4mm l’anno nel corso del XX secolo.
L’incremento è accelerato alla fine del secolo e ci si attende continui a crescere in futuro a un tasso simile alla media globale, raggiungendo valori potenzialmente prossimi al metro
nel 2100 in caso di un alto livello di emissioni. L’aumento del livello del mare continuerà
nei prossimi secoli anche nel caso le concentrazioni di gas serra si stabilizzino.
L’innalzamento del livello del mare ha già un impatto sulle coste del Mediterraneo e in
futuro aumenterà i rischi di inondazioni costiere, erosione e salinizzazione. Le coste
sabbiose strette che sono di grande valore per gli ecosistemi costieri e per il turismo sono
a rischio di scomparsa.
L’adattamento include opere ingegneristiche (di varia scala) e sistemi soft/ecosistemici,
oltre all’arretramento della linea di costa. Le opere ingegneristiche, nonostante la loro
efficienza, hanno effetti negativi sugli ecosistemi, sull’attrattività turistica delle coste e sui
costi economico-finanziari, che le rendono vantaggiose solo per zone densamente
popolate. I sistemi soft/ecosistemici sono limitati dalla competizione con altre attività
nell’uso del territorio. In molti paesi del Mediterraneo, la pianificazione non risulta prendere
in considerazione la possibilità di marcati aumenti del livello del mare. (P. Lionello)
Il Mediterraneo: le risorse idriche
Nell’Europa meridionale il numero di giorni con insufficienti risorse idriche (disponibilità
inferiore alla richiesta) e siccità aumenta in tutti gli scenari di riscaldamento globale. Nelle
prospettive di un aumento della temperatura globale di 1,5°C e 2°C la scarsità idrica
riguarda, rispettivamente, il 18% e il 54% della popolazione. Analogamente, l’aridità del
suolo aumenta con l’aumentare del riscaldamento globale: in uno scenario di innalzamento
della temperatura di 3°C l’aridità del suolo risulta del 40% superiore rispetto a uno scenario
con innalzamento della temperatura a 1,5°C.
L’adattamento attuale si basa principalmente su strutture che assicurino la disponibilità e
la fornitura di risorse idriche. L’efficacia di queste strutture sul lungo periodo è messa in
discussione poiché creano un circolo vizioso in cui l’approvvigionamento idrico attira
sviluppi che ne richiedono l’ulteriore aumento. Inoltre, nel caso di riscaldamento globale
elevato, queste strutture potrebbero diventare insufficienti.
L’adattamento può inoltre basarsi sulla gestione della domanda della risorsa idrica, con
meccanismi di monitoraggio, restrizioni, tariffe, misure di risparmio ed efficienza, gestione
del territorio. La maggior efficienza dell’irrigazione ha già ridotto la scarsità d’acqua, in
particolare nelle regioni meridionali. Tuttavia, in presenza di elevati livelli di riscaldamento,
misure di risparmio idrico e di efficienza potrebbero non essere sufficienti per contrastare
la ridotta disponibilità della risorsa.