Il 73% dei lavoratori vorrebbe che lo smart working proseguisse con più flessibilità anche dopo la fine della pandemia.
Secondo il World Trend Index 2021 di Microsoft, “The Next Great Disruption is Hybrid Work – Are We Ready?” che ha coinvolto oltre 30mila persone in 31 Paesi, compresa l’Italia, e che ha analizzato i dati relativi alla produttività e alle modalità di lavoro raccolti in modo anonimo tramite Microsoft 365 e LinkedIn, i dipendenti vogliono il meglio di entrambi i mondi: oltre il 70 per cento dei lavoratori vuole che le opzioni di lavoro flessibile a distanza continuino, mentre oltre il 65 per cento desidera più tempo di persona con i propri team.
Per prepararsi, il 66% dei decisori aziendali sta considerando di riprogettare gli spazi fisici per accogliere meglio gli ambienti di lavoro ibridi. I dati sono chiari: l’estrema flessibilità e il lavoro ibrido definiranno il posto di lavoro post-pandemia.
Secondo il report le offerte di lavoro da remoto su LinkedIn sono aumentate di oltre 5 volte durante la pandemia, e che più del 40% della forza lavoro globale intende lasciare il proprio datore di lavoro attuale nel corso dell’anno, con il 46% che prevede di trasferirsi cogliendo l’opportunità di lavorare da remoto.
Il tempo trascorso nei meeting è più che raddoppiato a livello globale e nel mese di febbraio 2021 sono state inviate oltre 40 miliardi di e-mail in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Dalla ricerca emerge inoltre che il lavoro è diventato più “umano”: quattro intervistati su dieci infatti afferma di sentirsi più libero di essere se stesso rispetto a prima della pandemia, e uno su sei ammette di aver pianto con un collega nel corso dell’ultimo anno.
Sette i principali trend del lavoro ibrido evidenziati dall’indagine: il primo dei quali è che il lavoro flessibile non potrà essere abbandonato con la fine dell’emergenza. Il secondo trend è che i leader aziendali hanno bisogno di essere sensibilizzati su questi temi, pena il rischio di perdere contatto con i propri dipendenti. Il terzo trend mette in evidenza il fatto che un elevato livello di produttività nasconde spesso una forza lavoro esausta. Dalla ricerca emerge inoltre la difficoltà dei lavoratori della generazione Z, che sono arrivati a essere a corto di energie, mentre il fatto che i gruppi di lavoro siano sempre più ristretti potrebbe avere effetti negativi sull’innovazione. Il fatto che i lavoratori si sentano più liberi di essere sé stessi sarà uno stimolo importante per la produttività e il benessere, mentre sarà più semplice grazie al lavoro da remoto assumere talenti e collaborare con loro, senza barriere dovute alla distanza fisica.