Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Dopo l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo sostenibile, sottoscritta nel 2015, e l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici dell’anno seguente, il sistema finanziario è stato naturalmente considerato uno dei fulcri della promozione di un’autentica sostenibilità sotto il profilo economico, sociale e ambientale. Tanto più che, nel marzo 2018, la Commissione Europea ha pubblicato un Piano d’Azione per la finanza sostenibile che contiene indirizzi strategici e misure da adottare proprio per finanziare la crescita sostenibile e favorire l’integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance (Esg) negli investimenti finanziari. In linea con tale Piano d’Azione, il Parlamento europeo ha emanato il Regolamento 2019/2088 relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (Sfdr: Sustainable Finance Disclosure Regulation), che disciplina gli obblighi di informativa in materia di Esg da rendere alla clientela sia sull’integrazione dei rischi di sostenibilità sia sulla considerazione degli effetti negativi per la sostenibilità nei processi decisionali e di consulenza degli operatori del settore finanziario. A questi obblighi informativi, la Sfdr ne aggiunge di più specifici, che riguardano la disclousure sugli obiettivi di investimento sostenibile e sulla promozione delle caratteristiche ambientali o sociali di un prodotto di investimento o pensionistico.
La Covip compie una nuova mossa per una convergenza in termini di vigilanza delle casse di previdenza verso la regolamentazione già prevista per i fondi pensione. Va ricordato infatti che la commissione è l’autorità di riferimento per quel che riguarda le politiche di investimento e i conflitti di interesse degli enti pensionistici privati, inserendosi in un articolato sistema di vigilanza in cui si collocano anche i ministeri del Lavoro e dell’Economia. È stato infatti introdotto dal 1° gennaio il nuovo Manuale delle segnalazioni statistiche e di vigilanza anche per le casse di previdenza, documento che già esiste con riferimento alle forme pensionistiche complementari. L’obiettivo è quello di favorire un’ulteriore evoluzione in senso qualitativo dell’attuale sistema segnaletico per potere disporre di un patrimonio informativo connotato da un maggior grado di dettaglio e, nel contempo, di innalzarne il livello di automazione, la flessibilità di utilizzo e la qualità dei dati raccolti, mettendo in tal modo a fattor comune l’esperienza già maturata per le forme pensionistiche complementari.
I portafogli del private banking italiano hanno recuperato, anche se le tracce del Covid-19 restano. Sulla base dei dati a fine 2020, elaborati dall’Aipb (Associazione Italiana del Private Banking) per MF-Milano Finanza, gli asset dell’industria sono saliti ai massimi storici a 908 miliardi di euro, in aumento del 3,3% dagli 879 miliardi al 30 settembre 2020. L’evoluzione dell’ultimo anno ha visto un netto calo della ricchezza nel primo trimestre, quando è scoppiata l’epidemia, con le masse scese da 884 miliardi di fine 2019 a 811 miliardi a marzo (-8,2%), per poi risalire a 862 miliardi (+6,2%) a giugno, e quindi dell’1,9% a 879 miliardi a settembre. «La volatilità del primo trimestre 2020 ha avuto un effetto negativo molto marcato sul valore dei portafogli del private banking tipicamente più esposti ai mercati internazionali di quanto non lo siano i risparmi delle famiglie retail, effetto che però è stato compensato nella seconda parte dell’anno», spiega Antonella Massari, segretario generale dell’Aipb (che fotografa le famiglie con portafogli finanziari superiori a 500 mila euro). Il rilancio è arrivato dalla ripresa dei mercati.
Il Covid non guarda in faccia a nessuno, nemmeno i paperoni di borsa. Lo scorso agosto MF-Milano Finanza aveva calcolato il valore delle partecipazioni azionarie dei più ricchi del listino negli ultimi 12 mesi, alcuni dei quali quindi non avevano subito alcun impatto dal virus. Oggi, sostanzialmente a un anno da quando la pandemia ha iniziato ad avere effetto non solo sulle vite dei cittadini ma anche sulle quotazioni dei listini di tutto il mondo, si possono tirare le prime somme su cosa è successo ai titoli dei primi 10 paperoni di borsa, anche in assenza dei bilanci relativi al 2020. Il risultato è evidente, nell’anno del Covid mentre il Ftse Mib ha lasciato sul terreno complessivamente il 7,92%, le azioni dei più ricchi hanno spesso fatto peggio. Solo in 4 possono sorridere.
Se Leonardo Del Vecchio ha deciso di entrare nelle partite che contano del mondo finanziario italiano – Unicredit, Mediobanca e Generali – da tempo Francesco Gaetano Caltagirone era «dormiente», concentrato sul futuro dei suoi business industriali (immobili, costruzioni, cemento ed editoria) e pronto a rafforzare la sua presenza nel capitale della sola compagnia assicurativa di Trieste. Ma il blitz messo a segno mercoledì 3 marzo con l’acquisto dell’1,04% della merchant di Piazzetta Cuccia – investimento da 80 milioni – ha riportato l’attenzione sulle scelte d’investimento dell’industriale romano proprietario di Cementir, Vianini Lavori, dell’omonimo gruppo editoriale (Messaggero, Mattino, Gazzettino, Nuovo Quotidiano di Puglia, Corriere Adriatico e il free press Leggo).
Il blitz di Francesco Gaetano Caltagirone in Mediobanca, con l’acquisto dell’1,01% delle azioni, ha avuto l’effetto di accendere l’appeal speculativo su tutti titoli della galassia di Piazzetta Cuccia che vedono al centro le Assicurazioni Generali, entrata nell’ultimo anno di mandato del consiglio di amministrazione. La sensazione è che i grandi soci abbiano iniziato a posizionarsi in vista della scadenza dell’anno prossimo ma la questione è destinata ad entrare nel vivo già quest’anno, coinvolgendo inevitabilmente a cascata anche la ricca partecipata del risparmio gestito di Trieste, Banca Generali (partecipata al 50,17% dal Leone), che nel 2020, nonostante la pandemia, ha continuato a crescere ed ora è pronta a staccare una ricca cedola di 3,3 euro (relativa ai bilanci 2019 e 2020), appena la Bce lo permetterà. La partita sfiora pure Unicredit, con il fil rouge di Leonardo Del Vecchio che non solo detiene il 13,2% di Mediobanca (che del Leone ha a sua volta il 12,97%), ma ha direttamente anche il 5% di Generali, oltre che l’1,9% di Unicredit.
In principio c’è stata Euralux, la finanziaria lussemburghese che nel 1973 rilevò da Montedison il 4,73% delle Generali e lo mise gelosamente sotto chiave. Per individuare il mandante sarebbe bastato scorrere la compagine azionaria del veicolo che ha ospitato gli Agnelli, i De Benedetti, i Ratti di Como, fino ai Ligresti che vi si installarono stabilmente attraverso la Sai. A mettere nero su bianco una verità già nota a molti nella comunità finanziaria ci pensò comunque Cesare Merzagora: «il vero proprietario della partecipazione di Euralux nelle Generali è in via Filodrammatici», dichiarò l’ex presidente delle Generali verso la metà degli Anni Ottanta. Per quasi 30 anni, attraverso il pacco di azioni parcheggiato nella finanziaria, la Mediobanca di Enrico Cuccia riuscì a controllare oltre il 10% del Leone, quota più che sufficiente per deciderne i destini. Un’ambiguità sciolta solo alla morte del banchiere siciliano quando la partecipazione passò stabilmente alla merchant. Nel frattempo il mondo era cambiato e certe disinvolture con cui Cuccia aveva gestito lo strettissimo rapporto tra Milano e Trieste avevano fatto il loro tempo. Non per caso proprio nel 2002, nell’ambito della fusione tra la Fondiaria e la Sai, l’Antitrust di Giuseppe Tesauro sollevò per la prima volta la questione del controllo di fatto.
- Accordo Banco-Cattolica
Come anticipato da MF, Banco Bpm e Cattolica hanno ricomposto le divergenze che avevano messo a rischio la prosecuzione della loro partnership nella bancassicurazione. Le basi della nuova intesa prevedono che la banca di piazza Meda – a fronte della rinuncia alla call già esercitata – detenga un diritto d’uscita anticipata dalla jv, esercitabile nel primo semestre 2023 ed eventualmente posticipabile non oltre fine 2024. Banco Bpm avrà un’opzione non condizionata d’acquisto del 65% detenuto da Cattolica nel capitale di Vera Vita e Vera Assicurazioni. Il prezzo dell’eventuale acquisto sarà composto da una componente fissa (60 milioni), una variabile legata ai fondi propri e un’ulteriore componente eventuale di 50 milioni se per quattro anni non si verificherà un cambio di proprietà in capo alla compagnia veronese. Se l’opzione non sarà esercitata, a Cattolica andranno 26 milioni più eventuali 50.
- Open Solution un mix equilibrato
Il prodotto bilanciato di BIM Vita guarda ai megatrend e agli asset sostenibili per i fondi interni
La mancata esecuzione dei controlli necessari determina la responsabilità per il sanitario operante. Lo ribadisce la corte di Cassazione con la sentenza n. 5800/2021 depositata il giorno 15/2/2021. Il caso di specie trae origine dall’assoluzione per il reato di omicidio colposo di un sanitario. In primo grado i giudici avevano ritenuto insussistente la responsabilità del medico, nonostante il decesso del paziente. A tale conclusione erano giunti sulla base del mancato accertamento del nesso tra evento lesivo e condotta del medico. Ricorreva allora il procuratore generale in sede di Cassazione. Osservava sul punto il rappresentante della pubblica accusa come la responsabilità del sanitario, che aveva omesso di compiere controlli necessari, fosse evidente e che avrebbe dovuto essere sanzionata anche da un punto di vista penale.
Più flessibilità, politiche attive e maggior valore alle competenze e al welfare. Sono alcune delle soluzioni innovative introdotte dal nuovo Ccnl Studi Professionali, sottoscritto nei giorni scorsi dalla Confederazione Fisapi, le Federazioni di Categoria aderenti alla stessa, Antamop, Fe.n.c.l., S.i.c. e S.i.o.d. e i sindacati lavoratori Confsal e Fisalp Confsal. Hanno partecipato alla sottoscrizione del rinnovo anche le Organizzazioni datoriali Assimea, Assimpresa e Cepi e il sindacato lavoratori S.i.a.s.o. Restano elementi cardine della contrattazione, la Formazione Continua nel rapporto di lavoro, che rafforza le competenze trasversali e specialistiche, il Welfare Bilaterale con servizi di assistenza per gli Studi Professionali e sostegno al reddito per i dipendenti garantiti dall’Ente Bilaterale Ebilp, e i piani di assistenza sanitaria integrativa per i dipendenti, adesso estesa anche a favore dei Liberi Professionisti datori di lavoro e non, garantita dal Fondo Sanitario Sanisp. Infine è previsto ampio spazio per la contrattazione integrativa di secondo livello, per sostenere gli Studi professionali nell’introduzione di specifiche misure di flessibilità e per applicare innovativi modelli organizzativi, come il ricorso allo smartworking.
Giunto alla sua terza edizione, il bilancio sociale ci racconta Cassa forense: l’attenzione alla green economy, lo sforzo per sostenere l’economia del paese, l’impegno sui temi di inclusione sociale, la trasformazione profonda del modo di fare assistenza agli iscritti. Si scrive bilancio sociale e si legge strumento di comunicazione trasparente e di informazione a tutti gli stakeholders di Cassa forense, che sceglie le parole del poeta inglese John Donne per descrivere la propria identità aziendale: «Nessun uomo è un ‘isola, completo in sé stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto». Il bilancio sociale narra il cambiamento fortemente voluto da Cassa con la riforma dell’assistenza: il nuovo modello di welfare per gli avvocati, pensato per fronteggiare gli attuali bisogni dell’avvocatura, nella ricerca di un equilibrio costante fra le ragioni della previdenza e quelle dell’assistenza. Grazie alla flessibilità del sistema assistenziale, l’ente ha potuto destinare importanti risorse straordinarie alla gestione della crisi pandemica da Covid-19: un inserto speciale del Bilancio sociale della Cassa è dedicato alle misure attuate per fare fronte all’emergenza sanitaria ed economica del 2020.
- I volumi Mediolanum a 1,13 mld
Banca Mediolanum ha registrato in febbraio volumi commerciali pari a 1,136 miliardi di euro. La raccolta netta è stata positiva per 868 milioni. Le erogazioni di mutui e prestiti sono ammontati a 257 milioni e la raccolta di polizze protezione a 10,6 mln. «Il mese di febbraio ha visto nuovamente volumi commerciali notevoli», ha sottolineato l’a.d. Massimo Doris. «Oltre un miliardo che porta il totale da inizio anno a 1,8 miliardi di euro. La raccolta netta di 868 milioni, sempre di grande qualità, è stata sostenuta da ben 457 milioni in risparmio gestito e, se guardiamo al dato da inizio anno, con 765 milioni quest’ultimo è più di tre volte il gestito dello stesso periodo del 2020. I clienti stanno privilegiando le polizze unit-linked che consentono di investire sui mercati azionari in un’ottica di lungo periodo».
- Raccolta negativa per Anima
La raccolta netta di risparmio gestito di Anima H. nel mese di febbraio è stata negativa per circa 226 milioni di euro. A fine mese le masse gestite si sono attestate a 193 miliardi di euro, in aumento di 7 miliardi su base annua. «Il mese di febbraio si conferma in linea con il mese precedente, caratterizzato da una domanda debole nel segmento retail e da prese di profitto dopo un periodo di ottimi ritorni della nostra gamma di prodotti», ha osservato l’amministratore delegato Alessandro Melzi d’Eril. «Manteniamo comunque un outlook positivo in vista di un auspicato graduale allentamento delle incertezze che pesano sulla propensione dei clienti a nuovi investimenti, causate dall’attuale fase pandemica».
- Pace fatta tra Cattolica e Banco Bpm
Cattolica Assicurazioni e Banco Bpm depongono le armi e raggiungono un accordo sulla jont venture in virtù del quale «vengono superate le rispettive divergenze e sono definiti i termini e le modalità di adeguamento e di prosecuzione della partnership nel settore della bancassurance », compreso il prezzo di uscita. L’intesa prevede la ridefinizione del valore da riconoscere a Cattolica a fine periodo e l’accorciamento della durata della joint venture. A fronte della rinuncia di Banco Bpm alla opzione di acquisto già esercitata sulla quota della partnership (ad un prezzo che aveva scatenato la battaglia tra i due) la banca avrà il diritto di uscita anticipata dalla joint venture, la cui durata originaria era fissata al 2033. Tale diritto di uscita è esercitabile nel periodo compreso tra l’1 gennaio 2023 e il 30 giugno 2023, eventualmente posticipabile dal Banco di sei mesi in sei mesi, e sino alla fine del 2024. Fissato anche il prezzo, legato ai mezzi propri (più altri correttivi, tra cui gli utili) a una componente fissa di 60 milioni e ad altri 50 milioni se non ci saranno cambi di controllo, nei prossimi quattro anni, per Cattolica.
- Banco Bpm, pace con Cattolica
Banco Bpm e Cattolica chiudono il braccio di ferro sulla joint venture bancassicurativa dalla quale la banca aveva chiesto di uscire dopo l’ingresso di Generali nella compagnia veronese, esercitando la clausola del cambio di controllo. L’accordo fissa la prima finestra della jv a gennaio 2023 da quando può essere esercitata l’uscita anticipata ogni sei mesi per tre volte fino al 31 dicembre 2014.
- I consumi ancora in calo, si salvano solo le vendite online
A salvarsi è solo il commercio elettronico che cresce con tassi a doppia cifra (+38%). Per il resto delle attività legate alla vendita al dettaglio il mese di gennaio registra l’ennesima flessione, con un calo rispetto al mese di dicembre del 3%, in termini di valore, e del 3,9% in termini di volumi. La categoria dei beni alimentari tiene (+0,1%), mentre per i beni non alimentari l’avvio del 2021 coincide con un calo delle vendite del 5,8%. La stagione dei saldi non ha generato particolari benefici, mentre a farsi sentire sono, come ricorda l’Istat, le «limitazioni alle attività degli esercizi commerciali stabilite a livello regionale e nazionale». Rispetto a gennaio 2020 il calo delle vendite al dettaglio è del 6,8%, con i beni alimentari che segnano +6,8% ma il resto delle categorie merceologiche che cala del 15,5%. L’Istat segnala due ulteriori tendenze: le gravi difficoltà delle imprese più piccole come botteghe e negozi specializzati in beni non alimentari; il boom dei discount di alimentari (+14,1%), un aumento da correlare al progressivo impoverimento delle famiglie.
- Mediolanum, sale la raccolta
Mediolanum ha chiuso febbraio con volumi commerciali a 1.136 milioni e raccolta netta di 868 milioni, che porta il totale 2021 a 1,3 miliardi, di cui 765 milioni nei primi due mesi dell’anno (+208%). Le erogazioni sono state di 257 milioni e la raccolta di polizze protezione di 10,6 milioni.
- Banca Generali, masse totali a 74,5 miliardi
Banca Generali ha chiuso il 2020 con masse totali per 74,5 miliardi, nuovo massimo assoluto a cui ha contribuito una raccolta netta da 5,9 miliardi. Il margine di intermediazione dell’istituto guidato dall’ad Gian Maria Mossa (foto) ha raggiunto i 617,6 milioni (+ 6,9%) e l’utile netto i 274,9 milioni (+1%).
- Bpm-Cattolica, c’è l’accordo: ancora due anni insieme
- Viavai in Mediobanca Bolloré scende al 2%, Caltagirone punta al 5%
Vincent Bolloré cala di peso in Mediobanca, scendendo al 2,1%, livello previsto dopo lo smobilizzo tramite derivati della partecipazione che in passato era arrivata fino all’8%. In compenso l’ultimo socio di peso spuntato nell’azionariato, Francesco Gaetano Caltagirone attraverso Istituto finanziario 2012, sarebbe già in manovra per accrescere la quota oltre l’1,014% appena dichiarato, con l’obiettivo – si dice – di arrivare a sfiorare il 5%. In crescita dinamica – ma forse al momento in pausa di assestamento – c’è anche la Delfin di Leonardo Del Vecchio che, arrivata al 13,2%, ha tempo fino a metà mese per comunicare se a febbraio ha arrotondato di un altro 1% la sua partecipazione. Ad ogni modo Del Vecchio ha già in tasca l’ok Bce a salire a ridosso del 20% in qualità di investitore finanziario. Quel che accomuna Mediobanca, Caltagirone e Del Vecchio è che sono tutti azionisti di Generali e sono, nell’ordine, il primo, il secondo e il terzo socio. Mentre Mediobanca ha rinnovato il consiglio a fine ottobre, Generali lo farà l’anno prossimo. Per la prima volta Mediobanca ha rinnovato il board passando dalla lista del consiglio, anziché da quella del patto che oggi riunisce circa il 13% del capitale, e Bolloré che quest’autunno aveva più del 5% ha espresso due consiglieri, Valérie Hortefeux e Virginie Banet (indipendenti). Del Vecchio, che era già oltre il 10%, aveva appoggiato la lista Assogestioni.
- Multiramo e unit alla prova del rialzo dei rendimenti
Difficile dire se il rialzo dei rendimenti registrato in queste ultime settimane sarà l’inizio di un trend di lungo periodo o solo una temporanea conseguenza di quanto avviene negli Usa. Certo è che queste prove tecniche di risalita, possono essere uno spunto per capire che cosa potrebbe accadere alle polizze sottoscritte dagli assicurati, se i tassi dei titoli obbligazionari dovessero ricominciare a salire (e quindi le quotazioni dei titoli a tasso fisso a sgonfiarsi). E in effetti le tensioni sui tassi, secondo quanto risulta da un’elaborazione ad hoc realizzata da Fida, – Finanza Dati Analisi – si sono già riflesse nei risultati delle linee obbligazionarie delle unit linked, tutte mediamente in rosso più o meno accentuato. Risultano molto penalizzati gli obbligazionari Usa (-1,4%) e Yen (-2,73%) ma anche i fondi assicurativi che puntano sull’obbligazionario euro a medio lungo termine (-1,17%). Mentre la crisi non coinvolge per ora le linee azionare che anzi godono di ottima salute.
- Dividendi, dopo Unipol si attende Generali
Rialzo tassi? Sì grazie. Purchè sia graduale e lento. Potrebbe essere questa la risposta del settore assicurativo a un’eventuale ripresa ulteriore dei rendimenti dopo la repentina risalita di questo scorcio d’anno. «Con tassi a zero o negativi è abbastanza complicato fare business, soprattutto nel comparto vita», come spiega Alberto Villa, analista assicurativo di Intermonte. La pensano nello stesso modo anche gli analisti di S&P’s: in un contesto di tassi piatti ci si aspetta che gli assicuratori vedano diminuire la remunerazione degli investimenti: il Roa (return on asset) è già passato da 0,9 del 2019 a un dato (per ora stimato) di 0,3 nel 2020 e potrebbe rimanere in area 0,4 per il prossimo biennio. Molto negativo potrebbe invece essere l’impatto di un ulteriore rialzo repentino dei rendimenti, sulla scia di quanto avvenuto nelle scorse settimane, in quanto potrebbero “evaporare” le plusvalenze nette sui titoli di Stato nei portafogli.
- Dal 10 marzo sugli Esg investimenti “trasparenti”