Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Il contratto nazionale di lavoro introdusse, l’8 febbraio 2017, un accordo storico per il settore bancario sulle pressioni commerciali. Furono introdotti e regolamentati nel contratto collettivo due confronti aziendali e nazionali per le segnalazioni di dipendenti e di organizzazioni sindacali anche territoriali, che avrebbero potuto indicare tutte le anomalie rispetto non solo alla vendita di prodotti finanziari ma soprattutto ai metodi e ai sistemi che venivano loro imposti. I due livelli di confronto hanno lo scopo di accertare comportamenti anomali da parte dei rappresentanti delle banche che attraverso e-mail, telefonate e richiami verbali attuano forme di coercizione verso le lavoratrici e i lavoratori delle agenzie bancarie. In questi ultimi anni l’argomento delle pressioni commerciali verso le lavoratrici e i lavoratori bancari è diventato purtroppo attualità e oggetto di discussione e confronto anche fuori del settore bancario. Se ne sono occupati i partiti politici e le associazioni dei consumatori, l’associazione Vittime del salva-banche. Banca d’Italia e Consob inoltre hanno dimostrato con i fatti maggiori responsabilità e sensibilità sul tema. L’argomento nel suo complesso è stato attentamente delineato con l’intenzione di diminuire ed eliminare tutti quei comportamenti che dall’interno delle banche vengono impropriamente esercitati sui dipendenti. Nel contratto nazionale fu poi introdotta un’altra norma per tutelare al meglio le lavoratrici e i lavoratori del settore: «Il mancato raggiungimento degli obiettivi quantitativi commerciali non determina di per sé una valutazione negativa» e «non costituisce inadempimento del dovere di collaborazione attiva e intensa».
Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone hanno obiettivi comuni: rafforzarsi nel capitale delle Generali, come stanno facendo da tempo per blindare la compagnia assicurativa e metterla al riparo da eventuali mire estere ( Axa? Allianz?), valutarne la strategia manageriale e, in caso, a tempo debito intervenire. L’investimento dell’industriale milanese dell’occhialeria (4,84%) e del costruttore editore romano (5,65%) vale complessivamente 2,65 miliardi, anche grazie al rimbalzo del titolo del Leone di Trieste che dai minimi di marzo 2020, 10,49 euro, è risalito ora sopra la soglia dei 16 euro. Ma l’aspetto finanziario è e resta secondario, seppure dal gruppo guidato dal ceo Philippe Donnet arrivino dividendi ai soci. La vera partita è strategica e industriale: riguarda le nomine, le poltrone e il futuro assetto di governance. Perché nella primavera del 2022 andrà in scadenza l’attuale consiglio e anche a Trieste, così come è stato per il primo azionista Mediobanca, la lista di candidati verrà redatta proprio dal cda uscente.
La quota di Mediobanca che Francesco Gaetano Caltagirone ha comprato lo scorso 23 febbraio ha un valore puramente simbolico. Agli attuali prezzi di mercato quell’1,014% rilevato attraverso l’Istituto Finanziario 2012 vale circa 80 milioni, poca cosa per un imprenditore che ha in cassa oltre un miliardo di liquidità. Ma l’iniziativa, svelata ieri dalla Consob, è rilevante per almeno un paio di ragioni. In primo luogo Caltagirone non era mai entrato nel capitale di Mediobanca e anzi ha sempre centellinato gli investimenti nella finanza del nord, limitandosi ad alcuni presidi strategici come Unicredit (che fino all’autunno del 2019 è stato l’azionista di maggioranza relativa di piazzetta Cuccia) e soprattutto le Generali. Proprio le Generali, di cui il costruttore ed editore romano detiene il 5,65%, sono l’altro elemento che rende assai rilevante il blitz in Mediobanca. L’anno prossimo scadrà infatti il board della compagnia di cui la merchant milanese è primo azionista al 12,97%. Le procedure di rinnovo non potranno entrare nel vivo prima di giugno, ma i grandi soci hanno iniziato a posizionarsi in vista della scadenza (vedi pezzo a fianco). In questo ambito non è un mistero che Caltagirone vedrebbe di buon occhio un cambio di passo che, pur preservando il ruolo e l’identità di Mediobanca, desse un assetto più plurale alla governance della compagnia. Il punto di equilibrio dovrebbe insomma essere una sorta di co-gestione, da applicare soprattutto alla stesura della lista del cda. Molte di queste idee sarebbero condivise anche dall’altro grande azionista di Mediobanca e Generali, Leonardo Del Vecchio.
Il gigante mondiale del search online, nonché uno dei big globali della raccolta pubblicitaria ha deciso di fare un passo indietro rispetto a parte del suo business collegato all’advertising. Perché ieri, con un post sul suo blog, Google ha annunciato che bloccherà la vendita di annunci pubblicitari in base alla navigazione degli utenti. Di fatto non si rifarà più sulla cronologia di ricerca delle singole persone. Nel dettaglio, il gruppo di Mountain View ha comunicato di voler utilizzare tecnologie che tutelano la privacy dei naviganti a partire dalla garanzia dell’anonimato e l’aggregazione dei dati. Inoltre, Google userà la cosiddetta sandbox per la privacy che consentirà di indirizzare gli annunci senza raccogliere informazioni sugli individui mentre navigano su più siti online. Il gruppo americano, inoltre, eliminerà seppure in maniera graduale anche i cookies del browser che consentivano di identificare in modo univoco un utente al fine di inviare pubblicità mirate.
  • Ora Metlife vende le polizze anche via smartphone
La pandemia ha avvicinato sempre di più gli italiani agli acquisti online, anche nel settore assicurativo e Metlife, compagnia Usa presente in Italia dal 1994, specializzata in coperture per la protezione della persona, ha risposto con il lancio di una piattaforma di e-commerce, che consentirà di acquistare polizze da pc, smartphone o tablet attraverso pochi semplici passaggi. Si parte da «Pronto Protetto Via Special», polizza infortuni, attivabile dal singolo individuo, estendibile al partner e ai figli, e personalizzabile in base allo stile di vita del cliente, con un costo mensile base di 16,8 euro. L’Italia è tra l’altro il primo Paese dell’area Emea dove il colosso assicurativo statunitense ha lanciato il servizio e l’iniziativa ha previsto la creazione di un hub servizi It, con sede in Irlanda, che sarà messa al servizio di tutte le succursali di Metlife nei Paesi interessati, ha spiegato Maurizio Taglietti, general manager di MetLife in Italia, aggiungendo che piattaforma sarà «la base fondamentale di uno sviluppo in chiave digitale, che proseguirà con la migrazione degli altri prodotti».

Le azioni collettive raddoppiano, ma sono ancora ferme ai nastri di partenza. La partenza stimata della class action (articolo 840-bis del codice di procedura civile) è il 19 maggio 2021 (se sarà pronta la piattaforma ministeriale per raccogliere le adesioni degli interessati), ma entro il 25 dicembre 2022 deve essere recepita la direttiva Ue 2020/1828 sull’azione rappresentativa (operativa dal 25 giugno 2023). Per il momento le uniche vigenti sono la class action prevista dal Codice del consumo (art. 140-bis, dlgs 206/2005), poco utilizzata, e la class action contro le p.a. (legge 198/2009), per nulla utilizzata. Tornando alle class action future, anche se non ancora operative, danno già problemi di interpretazione e sovrapposizione. I rapporti tra l’azione di classe del codice di procedura civile e l’azione rappresentativa della direttiva 2020/1828 sono stati studiati dall’Assonime, che nella circolare 4/2021 evidenzia le possibili interferenze. È però vero che le cose per la class action si stanno muovendo.
Reale Group rafforza la squadra. Luca Colombano diventa vicedirettore generale di Italiana Assicurazioni, Guido Picca Piccon assume il ruolo di vicedirettore generale e chief financial officer (cfo) di Banca Reale mentre Renzo Liaj si concentra sull’estero come director de personas y transformación presso la compagnia spagnola di Reale Group, Reale Seguros. Il giro di nomine prosegue con Gianpiero Zannier, nuovo director de nuevos negocios y marca presso Reale Seguros Spagna a Madrid, e infine con Michele Bavaro, neo director de personas presso la compagnia cilena di Reale Group, Reale Seguros Chile.
  • Prudential
Prudential sta valutando una ricapitalizzazione di 2,5-3 miliardi di dollari, una volta che sarà stata completata la scissione delle attività negli Stati Uniti. Intanto il 2020 si è chiuso con una crescita dell’utile netto del 9,3% su base annua a 2,12 miliardi.

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  • Caltagirone, blitz su Mediobanca Entra con l’1%
Francesco Gaetano Caltagirone muove a sorpresa su Mediobanca acquistando l’1,04% del capitale. È il primo pacchetto di azioni di Piazzetta Cuccia che l’imprenditore romano porta allo scoperto. L’investimento è stato effettuato lo scorso 23 febbraio attraverso la finanziaria Istituto Finanziario 2012 e sul mercato è stato subito messo in relazione alla posizione che Caltagirone ha nelle Generali, di cui è azionista con il 5,5% e vicepresidente, e che vede Mediobanca primo socio con il 13,5%. In Piazza Affari la mossa di Caltagirone ha spinto al rialzo i titoli di Piazzetta Cuccia, saliti dell’1,4%. Agli osservatori non è sfuggita la sovrapposizione tra l’investimento dell’editore del «Messaggero» in Mediobanca e la strategia che da qualche tempo sta portando avanti Leonardo Del Vecchio. Entrambi sono soci importanti del Leone di Trieste e il patron di EssiLux ha iniziato a rastrellare azioni di Piazzetta Cuccia fino ad arrivare ad esserne il primo azionista con il 13,3% (è autorizzato a salire fino al 20%). Sulle partite più importanti che hanno coinvolto di recente le Generali (vedi il dossier Cattolica) Caltagirone e Del Vecchio hanno mostrato di avere un’unità di vedute, condivisa anche da altri azionisti privati come i Benetton. Ma allo stato non ci sarebbe un’asse su Piazzetta Cuccia. I due imprenditori potrebbero avere il comune obiettivo di incidere sulle scelte dell’anno prossimo, quando dovrà essere rinnovato il consiglio delle Generali. Sarà avviato un processo per costruire una lista unica del consiglio, sotto la regia del board in cui sono presenti tutti i grandi soci di Trieste, modificando così la prassi di governance che finora vedeva Piazzetta Cuccia proporre la lista di maggioranza. Mediobanca resta comunque un crocevia importante per gli equilibri del Leone.
  • Rome Business School: contraffazione, il fatturato in Italia supera i 30 miliardi
Boom di prodotti contraffatti durante la pandemia. È quanto emerge dalla ricerca della Rome Business School, «La contraffazione nel contesto economico attuale», secondo cui il 2020 registra un aumento dei falsi nel nostro Paese. Un’attività redditizia quella della contraffazione: i ricercatori stimano un fatturato che supera i 30 miliardi di euro. Lo studio denuncia un incremento del 48% dei falsi per l’abbigliamento (con un valore della produzione di 2,2 miliardi) e del 307% per le calzature. Il balzo è invece del 90% per le apparecchiature elettriche che contano un valore della produzione di 1 miliardo. Tra i prodotti più contraffatti ci sono gli audiovisivi per un valore di quasi 2 miliardi e sono in crescita i medicinali. I «falsi» italiani vengono realizzati in prevalenza in Campania per abbigliamento e commodity mentre in Toscana, Lazio e Marche per i prodotti in pelle. A Nord-Est e Nord-Ovest invece si falsificano soprattutto orologi. I principali punti di snodo e commercio per le attività criminali sono rappresentati dalla Lombardia, dalla Campania, dal Lazio e dalla Liguria dove si registra il maggior numero di sequestri.

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  • Caltagirone in Mediobanca con l’obiettivo Generali
Francesco Gaetano Caltagirone segue le orme di Leonardo Del Vecchio e, dopo anni passati ad arrotondare la quota in Generali, inizia a investire in Mediobanca, lo scrigno da cui passa il “controllo” dell’assicurazione triestina. L’imprenditore romano ha comunicato alla Consob di avere l’1,014% di azioni della banca d’affari tramite l’Istituto Finanzario 2012, finanziaria a socio unico. L’operazione è datata 23 febbraio, quando Mediobanca quotava una virgola sopra 9 euro; ieri ha chiuso a 8,95 euro, dopo un rialzo dell’1,43% che è stato poco inferiore all’indice Ftse bancario domestico. Si tratta di una fiche da circa 80 milioni, che per uno dei nomi più liquidi d’Italia – la sua cassaforte Fgc vanta sul bilancio 2019 un patrimonio di 3,7 miliardi – sarebbe poca cosa. Ma poca non è, dato l’intreccio di partecipazioni che si rincorrono, ora e allora, tra Milano e Trieste. Dove Caltagirone ha ormai il 5,65% di Generali, quota che ne fa il secondo azionista proprio dietro Mediobanca che possiede il 13%, mentre il terzo peso nel Leone alato è quel Leonardo Del Vecchio (4,84%) che da un anno e mezzo ha deciso di puntare un miliardo su Mediobanca diventandone primo azionista, con un attuale 13,2%, e in tasca l’autorizzazione Bce a salire fino al 19,99%. Secondo fonti vicine a Caltagirone – attivo nelle costruzioni, nella finanza, nei servizi ex municipalizzati e nell’editoria – l’1% potrebbe anche aumentare, in base ai prezzi borsistici e al valore relativo dell’istituto nel suo settore.
  • La sintonia con Del Vecchio per “risvegliare” il Leone di Trieste
Generali deve «risvegliarsi », spiega una voce vicina ai protagonisti di queste ore. Ma se la compagnia è davvero un po’ la Bella Addormentata nel bosco delle assicurazioni potranno essere Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio i Principi Azzurri che con le buone o meno riusciranno a interrompere il suo sonno? Non suoni irrispettosa per manager, dipendenti e azionisti coinvolti la metafora favolistica, ma di questo alla fine si tratta. Ossia del fatto che dietro lo spuntare di Caltagirone tra i soci Mediobanca c’è anche l’intenzione di dare un altro preciso segnale al Leone di Trieste che proprio in Mediobanca ha il suo primo socio e nell’Ingegnere romano il secondo. E il segnale è quello che Generali deve osare di più e pensare in grande. Tra i soci che spingono in questa direzione, e non da oggi, accanto a Caltagirone c’è di sicuro Del Vecchio, con poco meno del 5% della compagnia. E magari anche i Benetton, dalle ultime notizie al 3,9% del capitale. Se paragonata a compagnie come la francese Axa e la tedesca Allianz, quella italiana negli ultimi dieci anni è rimasta decisamente indietro come capitalizzazione. Se invece ci si limita all’andamento del titolo negli ultimi cinque anni, ossia da quando Philippe Donnet ha preso il timone delle Generali, il giudizio non può che essere positivo, con una ripresa di valore dell’azione di Trieste rispetto ai minimi che in termini relativi stacca i concorrenti.

  • Caltagirone entra in Mediobanca Debutto con l’1%, pronto a salire
Si affolla la scena di Piazzetta Cuccia, con Mediobanca atipica public company. Anche Francesco Gaetano Caltagirone, tramite Istituto finanziario 2012, è diventato azionista. La quota – 1,014% superata il 23 febbraio, oltrepassa di poco la soglia dell’1% che la Consob, in tempi di Covid, ha ritenuto rilevante per la comunicazione. Si tratterebbe di un investimento finanziario, secondo le indicazioni che arrivano dalla Capitale, considerato che il gruppo dispone di abbondante liquidità, tanto più dopo la recente dismissione della quota in Suez. L’investimento, secondo le stesse fonti, non sarebbe necessariamente da mettere in relazione con la partecipazione in Generali, di cui Mediobanca è il primo azionista con circa il 13% e di cui Caltagirone è il secondo con una quota del 5,7%, né tantomeno sarebbe in scia all’investimento effettuato da Delfin, la finanziaria della famiglia Del Vecchio, che spuntata nel capitale di Piazzetta Cuccia un anno e mezzo fa, è ora già al 13,2%, con l’ok della Bce a salire fino al 20%. Del Vecchio è il terzo azionista del Leone con una quota intorno al 5%.
  • Assicurazioni. Bce: asset totali oltre 9mila miliardi
Gli asset totali delle compagnie assicurative dell’eurozona sono aumentati a 9.022 miliardi di euro nel quarto trimestre del 2020 dagli 8.840 dei tre mesi precedenti. Lo rivelano le statistiche pubblicate ieri dalla Banca centrale europea.
  • Cybersecurity. Record di attacchi nell’anno del Covid, ma pochi denunciano
Nel 2020, anno della pandemia, si registra il record negativo degli attacchi informatici: a livello mondiale sono stati 1.871 quelli gravi di dominio pubblico, il 12% in più rispetto al 2019. Secondo l’ultimo rapporto Clusit i danni ammonterebbero a 3.400 miliardi di euro. Secondo gli autori, in media si tratta di 156 attacchi gravi al mese, il valore più elevato mai registrato ad oggi, con il primato negativo di dicembre, in cui ne sono stati rilevati ben 200. Ma il dato più interessante è che questo cifra potrebbe essere sottostimata. Il traffico internet durante il lockdown è cresciuto più del 10% quindi i casi sono due: o i cybercriminali sono diventati più efficienti oppure i dati in nostro possesso sono incompleti. Probabilmente sono veri entrambi gli aspetti.