Il gruppo avvia un maxi-reclutamento di consulenti finanziari per spingere su risparmio, polizze, buoni postali e ora anche utility e banda larga. E fissa il dividendo 2024 a 0,66 euro
Matteo Del Fante
di Anna Messia
Poste Italiane è pronta a mettere in campo una super squadra di 10 mila consulenti finanziari per intercettare sempre di più il risparmio degli italiani e far crescere, ricavi, utile e soprattutto dividendi. Il piano industriale (2024 Sustain & Innovate) presentato al mercato venerdì 19, da questo punto di vista, è decisamente ambizioso: già per il 2021, nonostante la pandemia, il traguardo delle cedola è stato fissato a 0,55 euro, che rappresenterebbe una crescita del 14% sugli 0,486 euro del 2020, con un successivo incremento del 6% annuo nel periodo 2019-2024. In pratica 0,66 euro tra 4 anni. Pilastro è appunto il risparmio (fondi e assicurazioni), ma non solo. Il gruppo è già oggi leader nel settore dei pagamenti (con 29 milioni di carte emesse) e la gestione di un quarto delle transazioni che avvengono nell’e-commerce passa per strumenti delle Poste. Ora guarda addirittura a banda larga, utilities e alle polizze Danni, dove ha appena avviato il progetto Rc Auto con Linear (del gruppo Unipol) e Genertel (del gruppo Generali). Nei prossimi quattro anni c’è poi da rimettere definitivamente in equilibrio il settore del recapito, dove Del Fante ha proseguito la spinta allo sviluppo dei pacchi che era stata avviata nel 2015 dal suo predecessore Francesco Caio, con lo sbarco del gruppo a Piazza Affari: i ricavi da pacchi che nel 2020 sono stati 1,16 miliardi a fine piano dovranno crescere a 1,8 miliardi e nello stesso periodo il risultato operativo del settore «Corrispondenza e pacchi» dovrà finalmente registrare il pareggio, sterilizzando l’effetto di declino del recapito tradizionale.
I pacchi insomma copriranno tutto il calo delle lettere e, a quel punto, proprio tutti i settori di attività del gruppo faranno utili. Ma la spinta maggiore arriverà dal risparmio con il gruppo che è pronto a intercettare tutta la liquidità che dovesse essere allontanata dal sistema bancario che ha iniziato a stringere sui conti correnti divenuti addirittura fonte di costo a causa dei bassi tassi interbancari (si veda altri articoli alle pagine 8-11). In Poste Italiane il mantra è la crescita degli asset. Già oggi il gruppo guidato da Del Fante ha attività finanziarie totali per 569 miliardi (il dato è di fine 2020) e una forte accelerazione, per arrivare a un totale di 615 miliardi nel 2024. Uno sviluppo che avverrà parallelamente a quello del settore assicurativo, dove i premi Vita, pari alla fine dello scorso anno a 16,7 miliardi, nel giro di quattro anni dovranno lievitare a 25,5 miliardi (con una crescita delle polizze miste). Le intenzioni sono chiare: facendo leva su una base clienti di 35 milioni di persone, su una presenza unica sul territorio (il 94% degli italiani ha un ufficio postale a cinque minuti da casa) e sull’utilizzo crescente dei nuovi strumenti di comunicazione accelerati dalla pandemia (oggi la metà delle interazioni dei clienti che si rivolge a Poste avviene tramite digitale) il gruppo vuole spingere forte sulla crescita, partendo appunto dal risparmio e fondi comuni, ma anche conti correnti, polizze e ovviamente anche libretti e buoni postali, collocati per conto di Cassa Depositi e Prestiti. Su questo fronte c’è in dirittura d’arrivo il rinnovo della convenzione con Cassa che vale molto. Da quando Del Fante ha preso le redini del gruppo, il risparmio postale è tornato al centro della strategia, in risposta al precedente costante impoverimento, con lo stock stagnante poco sopra i 250 miliardi, e con flussi di raccolta netta negativi. I riscatti avevano abbondantemente superato i nuovi risparmi, con il picco di -10 miliardi nel 2016. Deflussi che la convenzione oggi in fase di prorogatio ha bloccato ma ora, con i tassi d’interesse rasoterra si apre una nuova sfida per il prossimo triennio che vale molto anche per Poste considerando che, dall’accordo in atto, il gruppo ricava commissioni annue pari a 1,8 miliardi. «Il 2021 è iniziato molto bene e il risparmio postale resterà centrale nella nostra strategia», ha assicurato Del Fante aggiungendo che «nel weath management la crescita dei prossimi anni sarà determinata della diversificazione dei portafogli dei clienti e da un’ulteriore segmentazione, alimentata dai nuovi prodotti per massimizzare il profilo di rischio-rendimento, con un focus sugli investimenti Esg». Centrale sarà appunto il ruolo dei consulenti finanziari che dagli 8 mila attuali dovranno diventare 10 mila entro il 2024, giovani, con un’età media di 40 anni (rispetto ai 45,5 del 2017) e molto preparati, con il 60% di laureati). Ma in ogni caso anche per Poste la pressione dei tassi d’interesse non sarà senza effetti. Se il piano industriale prevede infatti una crescita consistente delle attività finanziarie totali e pure un incremento delle commissioni per cliente (che dai 243 euro del 2020 passeranno a 290 euro nel 2023) il risultato finanziario del comparto è previsto in calo dagli 870 milioni del 2020 a 700 milioni nel 2023. Per il margine d’interesse in calo appunto, oltre che per il maggiore sforzo commerciale che sarà richiesto alla rete di vendita.
Tra le grandi novità del piano strategico di Poste c’è poi l’ingresso nel mondo della fibra, che dovrebbe avvenire entro il secondo trimestre 2021, mentre lo sbarco nel mercato dell’energia avverrà con un’offerta gas ed elettricità «100% green». La società punta a raggiungere 1,1 milioni di clienti e il break even a fine piano, nel 2024, e 1,5 milioni di clienti con ebit positivo l’anno successivo. Già nei mesi scorsi, Poste Italiane aveva siglato un accordo con Open Fiber per portare, tramite la tecnologia di Enel e Cdp, internet fisso a privati e aziende, mentre per il mobile c’è un contratto all’ingrosso di 5 anni con Vodafone. Tra energia, connessione a banda larga, servizi postali e finanziari, il gruppo vuole «diventare il punto di accesso unico per tutte le esigenze quotidiane degli italiani», ha sintetizzato Del Fante. Insomma, un postino sempre più tuttofare. (riproduzione riservata)
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