Macrì (Esg-European Institute): la sostenibilità viene integrata sempre più all’interno delle strategie dei fondi, e i piani Ue daranno ulteriore linfa al tema
di Carlo Giuro
La transizione ecologica rappresenta una delle principali missioni del Next Generation Eu, cui in maniera non causale, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha dedicato uno specifico ministero nel nuovo Governo. Che impatti produrrà lo spirito del tempo nel mondo della finanza e in maniera più diretta sulla previdenza complementare? MF-Milano Finanza ne ha parlato con Letizia Macrì, vicepresidente dell’ Esg-European Institute, associazione senza scopo di lucro che ha come obiettivo quello di essere un osservatorio privilegiato per la discussione e l’approfondimento delle tematiche relative alla sostenibilità, in Italia e in Europa.
Domanda. Come si declina dal vostro osservatorio l’Esg nel mondo della finanza?
Risposta. Negli ultimi anni si è assistito all’emergere e all’affermarsi dei parametri Esg, spinti anche e soprattutto dall’azione dei fondi di investimento nazionali e internazionali, che hanno iniziato a basare le proprie valutazioni su metodologie e indicatori di sostenibilità elaborati da società di benchmarking, che utilizzano i dati forniti dalle stesse aziende. La qualità dei dati non finanziari, però, spesso è soggetta a un giudizio soggettivo ed esiste una sorta di discrezionalità anche da parte di chi li utilizza.
D. L’attenzione che il Next Generation Eu ha per il Green New Deal conferirà un nuovo impulso?
R. Con il Green New Deal viene rafforzato ulteriormente il concetto della sostenibilità ambientale, elevandolo a elemento fondante e pervasivo come coscienza del singolo cittadino, nonché come modus operandi delle aziende. Dal punto di vista delle imprese, che devono tener conto sia della redditività che del tema sostenibilità, il Next Generation Eu rappresenta una grande opportunità di sviluppo per le società sustainability oriented, ma anche un motivo di cambiamento e rivisitazione dei propri processi per le società collocate nei settori ad elevata intensità di carbonio.
D. Qual è la presenza dei principi Esg nel mondo della previdenza complementare?
R. Gli investitori previdenziali esteri, in particolar modo quelli europei, hanno già da tempo manifestato grande sensibilità nei confronti della sostenibilità degli investimenti e integrato l’adozione dei criteri Esg nella propria asset allocation. I fondi pensione con patrimoni di dimensioni significative si sono dotati di strutture interne dedicate e possono vantare una sofisticazione dei modelli gestionali adottati.
D. Come si sta evolvendo la normativa europea per stimolare l’Esg nei fondi?
R. Gli aspetti legati alla sostenibilità sono presenti in numerosi passaggi della Direttiva Iorp II, dalla governance alla politica di investimento, dalla gestione dei rischi alle informazioni da rendere disponibili agli iscritti e ai potenziali aderenti. I fondi pensione dovranno dotarsi di un sistema di governo in grado di assicurare anche la gestione dei rischi Esg che, al pari degli altri rischi gravanti sul portafoglio, possono incidere sul valore degli investimenti.
D. Qual è infine la situazione della previdenza complementare italiana?
R. La diffusione dei fattori Esg nelle politiche di investimento è un segnale incoraggiante, tuttavia ci sono ancora alcune aree grigie rispetto alle quali non si registrano, al momento, sviluppi significativi e su cui il sistema dovrà maggiormente impegnarsi. Ci si riferisce, in particolare, alle strategie di integrazione dei criteri Esg, tra le quali risultano tutt’oggi scarsamente adottate l’engagement e l’esercizio del diritto di voto. (riproduzione riservata)
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