di Francesco Bertolino
Come se non bastasse il ritorno dei lockdown in Europa, ora anche la carenza di chip minaccia di far girare a vuoto i costruttori nel 2021, rimandando le speranze di ripresa del settore auto. Secondo Mediobanca, la penuria di semiconduttori avrà un impatto sui conti delle case non solo del primo trimestre, come inizialmente previsto, ma anche del secondo e forse arriverà a compromettere persino i numeri degli ultimi sei mesi dell’anno. In precedenza i consulenti di Alix Partners avevano stimato una perdita di fatturato di 60,6 miliardi di dollari, ma la previsione dovrà esser rivista al ribasso alla luce dei più recenti avvenimenti. Negli ultimi giorni, infatti, la crisi dei chip si è aggravata. All’eccesso di domanda da parte di più settori industriali si è aggiunto l’incendio che ha distrutto una grossa fabbrica della giapponese Renesas, fra i maggiori fornitori di semi-conduttori del settore auto. Stellantis, Volvo, Renault, Ford, Toyota e altri colossi sono stati perciò costretti a stabilire o a prolungare il blocco in uno o più stabilimenti. Settimana scorsa, in particolare, la casa nata dalla fusione fra Fiat-Chrysler e Peugeot ha annunciato la sospensione della produzione del modello Rm 1500 negli impianti americani di Warren e Saltillo.
Il ritorno dei lockdown e la carenza di chip hanno mandato in panne i costruttori anche in borsa, dove nelle ultime settimane l’auto aveva beneficiato della rotazione verso i titoli ciclici in vista della ripresa. Stellantis è stato il peggior titolo di giornata a Piazza Affari, chiudendo in rosso del 3,3%. Non è andata meglio alle altre case quotate: Volvo ha perso il 7%, Renault il 3,2%, Ford il 3,3%, Daimler il 2,1% e Volkswagen il 4,3%. A pesare è anche l’incertezza sui tempi di risoluzione della crisi dei chip: oggi la domanda supera di gran lunga l’offerta e il sospetto, avanzato anche dal ceo di Stellantis Carlos Tavares, è che i fornitori privilegino negli ordini i giganti tecnologici a danno dei colossi dell’auto. D’altra parte, i semiconduttori si sono trovati sulla linea di fuoco della guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina, entrambe desiderose di riservare queste componenti strategiche ai campioni nazionali. Solo di recente l’Europa ha elaborato una strategia di investimento per sviluppare la produzione continentale di chip, i cui effetti concreti però si vedranno solo fra diversi anni. (riproduzione riservata)
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