La banca rescinde il rapporto con i clienti che non movimentano denaro
Messi alle strette i risparmiatori che hanno depositato almeno 100 mila euro ma non accedono a mutui o non investono nel risparmio gestito. Una decisione che potrebbe presto fare scuola
di Nicola Carosielli
Ci vediamo costretti a chiuderle il conto, la accompagno verso l’uscita. Potrebbe sentirselo dire un correntista che abbia una liquidità considerata eccessiva. A far da apripista al nuovo trend è FinecoBank, che in queste ultime ore sta inoltrando ai suoi clienti un’informativa per avvisarli che, a partire dal prossimo 18 maggio, l’istituto guidato dall’amministratore delegato e direttore generale Alessandro Foti si avvarrà del diritto di rescindere il rapporto di conto corrente qualora al momento del recesso e nei tre mesi precedenti vi siano contemporaneamente tre condizioni: presenza sul conto di una giacenza media di liquidità per un controvalore uguale o superiore a 100 mila euro; assenza di qualsiasi forma di finanziamento, anche se già concesso ma non utilizzato, a eccezione delle carte di credito; assenza di qualsiasi forma di investimento in prodotti di risparmio gestito o amministrato.
Che cosa spinge gli istituti di credito a una scelta così drastica come quella di rinunciare ai correntisti ricchi? Semplice: i costi eccessivi derivanti dai tassi di interesse interbancari come l’Euribor (che le banche utilizzano nelle proprie operazioni di finanziamento) sempre più bassi e il conseguente incremento della liquidità in giacenza che, è bene ricordarlo, in Italia è al livello record di 1.700 miliardi di euro. In particolare, come si può notare anche dal grafico in pagina, nel 2020 la media mensile dell’Euribor 1M ha proseguito la sua discesa toccando a febbraio 2021 il valore di -0,553%, con un differenziale negativo pari a -0,098 % rispetto a ottobre 2019 (Euribor 1M pari a -0,455%). In particolare, l’ulteriore riduzione del tasso Euribor 1M, non dipendente dalla sfera decisionale della banca, e la prospettiva che si mantenga su tali livelli per un periodo di tempo ancora lungo (come da analisi macroeconomiche di Bce) hanno determinato un impatto sfavorevole sull’attività di gestione della liquidità, con particolare riferimento a quella depositata dai clienti sul conto corrente (specie se per lunghi periodi), rendendola di fatto ancora più onerosa per la banca.
In questo contesto, nel caso specifico di Fineco, le condizioni di equilibrio stabilite vengono meno se l’impatto negativo della riduzione del tasso Euribor sul margine d’interesse della banca non risulti controbilanciato dai ricavi connessi all’utilizzo da parte dei clienti dei servizi di investimento e di finanziamento offerti dalla banca. In sostanza, si legge nella letttera inviata dalla banca, «il mantenimento sul conto corrente di giacenze liquide rilevanti genera per FinecoBank significative ripercussioni negative sull’equilibrio economico fra i costi sostenuti per l’erogazione del servizio e i ricavi derivanti dall’utilizzo dello stesso».
La mossa di Fineco, alla quale potrebbero accodarsi anche altri istituti, potrebbe però anche non terminare con l’uscita di scena di questi correntisti. Un po’ in scia alla strategia di realtà come Banco Bpm, secondo alcuni esperti interpellati da MF-Milano Finanza, è possibile che l’obiettivo finale del gruppo sia quello di indirizzare il più possibile queste ricchezze verso i gestiti, garantendo così nuove forme di ricavi. (riproduzione riservata)
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