Nell’anno della pandemia lieve perdita (30 milioni) rispetto al maxi-utile del 2019
Il nav della holding di casa Agnelli è cresciuto del 13% a 29,5 miliardi $ Ai soci dividendo stabile a 0,43 euro
di di Riccardo Fioramonti
Una perdita di 30 milioni di euro nell’anno finanziario 2020. È quanto ha registrato Exor, la holding di diritto olandese attraverso cui la famiglia Agnelli-Elkann controlla gruppi industriali come Ferrari e Cnh industrial o figura come primo azionista come in Stellantis, «a causa dell’effetto della pandemia Covid sui risultati delle partecipate», secondo quanto scrive la società. Il risultato del 2019 era stato positivo per 3,053 miliardi e includeva la quota Exor della plusvalenza derivante dalla cessione di Magneti Marelli da parte di Fca, che era stata pari a 1,081 milioni. Il net asset value di Exor al 31 dicembre 2020 è però pari a 29,5 miliardi di dollari, in crescita del 13% rispetto al dato del 31 dicembre 2019 (quando era stato di 26,2 miliardi). Il board di Exor, spiega una nota, propone all’assemblea dei soci convocata per il 27 maggio la distribuzione di un dividendo di 0,43 euro per azione (invariato rispetto all’anno scorso), per un totale di 100 milioni di euro.
Ieri intanto ha tenuto ancora banco il tema del futuro e dell’occupazione nelle fabbriche italiane di Stellantis, il gruppo automobilistico in cui da gennaio sono confluiti Fca e Peugeot e di cui Exor è primo azionista. «Il governo sostenga un chiarimento di Stellantis sul futuro dei siti italiani e dello stabilimento di Melfi», dichiara il senatore Gianni Pittella, capogruppo Pd in commissione Finanze. «L’efficienza degli stabilimenti produttivi in Italia deve essere un obiettivo strategico condiviso tra azienda e lavoratori e nessuno pensi di chiamarsene fuori, né l’azienda né i lavoratori. Occupazione, produzione, qualità e diritti vadano di pari passo. L’Italia tutta e il Sud siano pronti alla sfida e non si proceda per arroccamenti inutili e pericolosi per il nostro tessuro economico, per i nostri livelli occupazionali».
Il 15 aprile è previsto un incontro tra le parti sociali e i vertici europei del gruppo auto. «Benché l`ad Carlos Tavares abbia promesso un preventivo confronto con il sindacato sul futuro piano industriale, il nuovo management di Stellantis ha già dichiarato che esistono rilevanti differenziali di costo tra le fabbriche italiane e quelle francesi e ha già iniziato a intraprendere una serie di azioni, usando modi alquanto spicci ed evitando qualsiasi coinvolgimento dei rappresentanti dei lavoratori», lamenta Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore auto. «Noi chiediamo innanzitutto di condividere una analisi rigorosa e trasparente dei differenziali di costo, poiché pensiamo che una parte di essa possa derivare dalla scarsa saturazione delle fabbriche italiane; inoltre chiediamo un confronto sulle ipotesi aziendali di intervento, sia a livello nazionale e sia a livello di stabilimento; infine dobbiamo comprendere gli obiettivi ultimi che si intendono perseguire da parte del nuovo management, per verificare se possono o meno essere condivisi dal punto di vista sindacale». (riproduzione riservata)
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