Economia in crescita, consumi in aumento e tradizione tecnologica: in Asia il Paese può diventare la migliore alternativa alla Cina per le imprese tricolori. Ma ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere
di Marco Vignali
Un’economia in forte crescita, consumi interni in aumento e un’illustre tradizione tecnologica, il tutto contestualizzato all’interno di un ambiente giovane, dinamico e innovativo. L’India ricoprirà presto un ruolo da protagonista nell’economia mondiale, come sottolineato da Paolo Panerai, ceo di Class Editori, che con il suo intervento ha inaugurato l’evento online «India, cavalcare l’elefante – le opportunità per le imprese italiane nell’India post-Covid».
«Siamo qui per spiegare come cavalcare questo elefante». L’India è il secondo Paese per demografia e promette di sviluppare un mercato straordinario. Inoltre, può diventare l’alternativa più valida alla Cina», ha sottolineato Panerai. L’India è un Paese democratico, con molte etnie e religioni, e vive in maniera meno «ordinata» rispetto alla stessa Cina, soprattutto dopo che quest’ultima ha centralizzato gran parte dei propri poteri. «Questo spiega la forte differenza di sviluppo fino a questo momento, anche se l’India non è stata comunque da meno: basti pensare che i due presidenti delle grandi imprese tecnologiche, come Google e Microsoft, sono indiani», ha evidenziato Panerai.
L’India è da molto tempo considerato il Paese con il pedigree più adatto per sviluppare software, con una cultura tecnologica decisamente solida. «Mancano le infrastrutture, e questo per l’Italia è una grande occasione. Ci sono diverse opportunità da sfruttare, sotto molteplici punti di vista, e bisognerà saperle cogliere anche alla luce di un declino di settori storicamente importanti per il Paese, come il fossile e il petrolifero», ha concluso Panerai.
Una collaborazione storica, che negli ultimi anni ha accelerato in maniera importante, come evidenziato da Neena Malhotra, ambasciatrice dell’India in Italia. «Durante il summit tra i due primi ministri del novembre 2020 si è ancora una volta discusso della potenzialità degli accordi in essere. Purtroppo la crisi Covid è ancora attuale, e risulta tutt’ora una sfida importante da affrontare insieme. Dobbiamo continuare con i vaccini, come stiamo facendo qui in India: abbiamo un grosso polo industriale che si occupa di salute e medicina, e offriamo tutt’ora assistenza a diversi Paesi. India vuol dire universalità: non solo a livello politico, ma anche e soprattutto considerata la nostra vocazione ad aiutare le persone», ha messo in luce Malhotra.
A livello economico «abbiamo approvato un pacchetto che ci proietta verso l’indipendenza, portando avanti diverse riforme strutturali, culturali e per la privatizzazione di alcuni settori, oltre che per dare maggior spazio a banche e assicurazioni. Creeremo nuovi posti lavoro, portafogli sempre più grandi e nuove istituzioni finanziarie e ci stiamo battendo per modificare le leggi su dazi e importazioni», ha proseguito l’ambasciatrice. Non a caso, «lavoriamo a stretto contatto per migliorare le condizioni di business del nostro Paese, e questo ci permetterà di raggiungere un grande risultato dato il potenziale che abbiamo a disposizione. Inoltre, abbiamo target ambiziosi su diversi fronti, come le energie rinnovabili, e mercati di elevate dimensioni, come l’automobilistico. L’Italia, con i suoi punti di forza, non può che andare a braccetto con il nostro Paese: servono partner per infrastrutture, manifattura e anche per il comparto alimentare, e le tradizioni dell’Italia la collocano come nostro partner d’eccellenza in questi ambiti», ha concluso Malhotra.
Dello stesso avviso anche Vincenzo De Luca, ambasciatore d’Italia in India, secondo cui l’Italia ha il dovere di proiettarsi in un mercato strategico e impegnativo come quello indiano. «È il momento di investire in India. Mai come ora le relazioni ci consentono un posizionamento che va al di la della contingenza, e sul lungo termine i vantaggi saranno notevoli. Vogliamo scommettere su sostenibilità, digitalizzazione, transizione energetica: tematiche al centro dell’economia globale. Abbiamo identificato ambiti precisi per farlo: industria 4.0, food processing, infrastrutture ferroviarie. Vogliamo dare vita ad una partnership a tutto campo, con un intelaiatura di strumenti finanziari innovativi», ha evidenziato De Luca.
Un obiettivo ambizioso ma raggiungibile, come evidenziato anche da Manlio Di Stefano, sottosegretario al ministero per gli Affari Esteri. «I dati economici ci dicono che l’Asia è la regione su cui scommettere. Le opportunità delle imprese italiane sono notevoli: è un momento importante e molte opportunità sono mature per essere attrattive per il mercato italiano. Nonostante la pandemia», ha proseguito Di Stefano, «il piano di rafforzamento delle relazioni India-Italia è cresciuto e si è intensificato notevolmente. Ci sono intese su diversi fronti, come ad esempio quello energetico: tutto ciò vuole rafforzare la partnership con l’India, che ormai è una partner importante su ciascun asse, compreso quello climatico-ambientale». (riproduzione riservata)
Energia e infrastrutture: le opportunità per l’Italia
di Andrea Boeris
«L’India era tra le priorità delle attività di supporto alle aziende per l’internazionalizzazione prima della pandemia e oggi lo è ancora di più», ha detto il presidente dell’Agenzia Ice, Carlo Maria Ferro. «In prospettiva l’India è una opportunità per il suo lo spazio di crescita e per la crescita del pil», ha aggiunto, sottolineando che «digitale ed e-commerce sono la chiave vincente. Basti pensare che l’e-commerce è atteso in crescita del 41% nei prossimi 5 anni». Sono diverse le aziende italiane che hanno ancorato il proprio business in India. Un esempio concreto è Maire Tecnimont, presente nel Paese dagli anni 70. In questo contesto, Maire, con il suo ceo Pierroberto Folgiero, gioca un ruolo da protagonista. «La transizione energetica ha due motori: la mobilitazione sociale e la liberazione dagli idrocarburi. L’India non ha un grandissimo vantaggio dal punto di vista degli idrocarburi, e uscire da questo business la renderebbe indipendente dagli altri stati su cui ora deve fare affidamento. Non solo, perché il grande treno dell’idrogeno, su cui sta salendo l’Europa, l’India sembra averlo già colto», ha sottolineato Folgiero. Proprio a proposito d’idrogeno, Alessandra Pasini, cfo di Snam, ha voluto ribadire l’importanza del mercato indiano, dove l’azienda italiana ha già lavorato in passato. «Torniamo volentieri a operare in India, con un focus sempre sulle attività ma molto incentrato sulla transizione energetica. L’India ha messo nel mirino la decarbonizzazione e Snam apporterà le proprie competenze tecnologiche per raggiungere questo obiettivo», ha evidenziato Pasini. «Oggi l’idrogeno è un po’ costoso, mentre il gas naturale è meglio gestibile e il Paese sta portando avanti politiche lungimiranti come per esempio l’uso del gas nel settore dei trasporti», ha concluso la cfo di Snam. Il ramo energetico sarà dunque destinato ad attrarre notevoli investimenti, ma non è il solo. Anche il comparto automotive può dire la sua e in un Paese come l’India – dove è già tra i settori più affermati – non potrà che esser destinato a crescere ulteriormente, come evidenziato da Partha Datta, presidente di Fca India. «È un mercato con consumatori giovani e l’economia cresce velocemente, forse per questo Fca ha deciso di investire e creare qui uno dei suoi poli globali. L’industria cresce grazie alle policy e alle iniziative, ma anche perché l’India le rispetta meticolosamente, con la volontà di innovarsi sempre», ha evidenziato Datta.
Aldo Isi, ad di Italferr, ha evidenziato a sua volta la necessità di collaborare intensamente, anche per cogliere le ottime opportunità che il mercato offre. «Ferrovie dello Stato guarda con attenzione al mercato estero per cogliere le opportunità e portare il proprio know-how, anche in tema infrastrutture e nuove tecnologie», ha evidenziato Isi, secondo cui «il mercato in India è un’opportunità incredibile, che si articola mediante un sistema di partnership e alleanze, necessarie per crescere e collaborare». Cosa comporta una crescita così elevata? Sicuramente, ottime opportunità di investimento. Luca Tobagi, investment strategist di Invesco, ha posto l’accento sul mercato obbligazionario indiano, il quale -a differenza del contesto globale- presenta ancora tassi e opportunità vantaggiose. «Il rendimento offerto dai titoli indiani avrà presto l’apporto di investitori istituzionali. Diversificare il portafoglio con un po’ di componente indiana è consigliabile. La rupia è un’ottima valuta, in controtendenza rispetto alle altre valute emergenti», ha concluso Tobagi. (riproduzione riservata)
Fonte: