Da un anno la paura spinge le famiglie a investire sui conti correnti, che hanno toccato 1.745 miliardi. Intanto le società di gestione si attrezzano per intercettare questa ricchezza e rilanciare la raccolta dei fondi comuni. Ecco cosa propongono i big
di Paola Valentini
Con quali armi le banche e i consulenti finanziari riusciranno a convincere i risparmiatori a investire la montagna di liquidità che giace sui conti correnti? La mossa di Fineco, che ha comunicato ai suoi clienti l’intenzione di chiudere i c/c con troppa liquidità (oltre 100 mila euro) e senza prodotti gestiti o finanziamenti, è un primo passo. Poi, come accade all’estero, potrebbero arrivare anche in Italia i tassi negativi sui conti. Ma ovviamente anche l’industria del risparmio gestito deve fare la sua parte e proporre prodotti all’altezza delle attese dei clienti che hanno in questa fase molta avversione al rischio e temono di pagare troppe commissioni quando investono.
Fatto sta che per ora quelle che si sono viste nell’ultimo anno sono soltanto prove tecniche di ritorno delle famiglie ai fondi comuni che, dopo il boom dei Pir del 2017 con oltre 900 mila sottoscrittori, sono entrati in una fase di rallentamento. Nel 2020 i flussi netti si sono attestati a quota 23,6 miliardi di euro, un deciso balzo in avanti rispetto ai 4,64 miliardi del 2019 e ai 671 milioni del 2018, ma ancora lontani dal risultato del 2017 quando l’industria aveva chiuso a 77 miliardi.
Oltre al contributo dei fondi Esg, il 2020 ha visto protagoniste, grazie alle performance decisamente brillanti, alcuni tematici, come i comparti specializzati sulla farmaceutica o quelli sulle energie alternative e sulle nuove tecnologie, trend messi in luce dal Covid. Ma a ben guardare dietro i numeri, il risultato del 2020 non è stato prodotto soltanto dagli investimenti diretti dei risparmiatori. È stato decisivo anche il collocamento non retail perché molti dei flussi sui fondi dell’anno sono arrivati dagli investitori istituzionali. E così l’apporto dei privati ha fatto la differenza per alcune società di gestione che nella crisi sanitaria del 2020 sono riuscite a mettere a segno risultati di tutto rispetto. Mentre per altre i flussi sui fondi hanno riguardato soprattutto il canale istituzionale. Non a caso oggi le sgr guardano con molto interesse alla gran massa di liquidità depositata dalle famiglie sui conti correnti che rappresenta un bacino formidabile da dirottare sui fondi. Se da una parte il risparmio gestito è una fonte di redditività maggiore per le sgr rispetto all’amministrato, d’altra parte con i tassi ai minimi e i mercati in ripresa, è anche un potenziale strumento per permettere ai portafogli delle famiglie italiane di ottenere rendimenti maggiori di quanto possono ottenere dal parcheggio della liquidità, tanto più se l’inflazione, come molti temono, dovesse tornare a mordere davvero.
Le manovre di banche e reti per spostare sul gestito il risparmio parcheggiato sono già partite come segnala il dato di raccolta netta del primo mese del 2021: a gennaio i flussi sono stati pari a 4,6 miliardi. Ma la riserva è amplia visto che nei conti correnti delle banche italiane il cash continue a lievitare e a fine febbraio, in base ai dati Abi, ha raggiunto il livello record di 1.745 miliardi. In prima fila ci sono le società di gestione ai vertici della classifica della raccolta 2020 che vede in prima posizione Generali con oltre 7 miliardi, Schroders con 5,2 miliardi, Eurizon ( Intesa Sanpaolo) con 5 miliardi, Pictet Am con 4,6 miliardi. Il dato di Generali è «prevalentemente dovuto alla crescita della componente rappresentata dai mandati di gestione da parte di clienti istituzionali e conferma il consolidamento di Generali come player di riferimento a livello europeo per le gestioni rivolte in particolare alla clientela istituzionale di stampo assicurativo e pensionistico che rappresenta una delle expertise storicamente più forti nell’ambito della strategia multi-boutique dell’asset management di gruppo», spiega Carlo Trabattoni, ceo della business unit Asset & Wealth Management di Generali. Quanto ad Eurizon «nel corso dell’anno si nota che siamo stati in grado di cogliere i principali trend di mercato: l’offerta di prodotti tematici, i fondi con ingresso graduale nell’asset class rischiosa e i prodotti Esg», spiega Massimo Mazzini, responsabile marketing e sviluppo commerciale della sgr del gruppo Intesa Sanpaolo. In particolare, sui prodotti per il retail è da segnalare la raccolta sopra 1 miliardo per i fondi a finestra tematici e per un prodotto specializzato nell’investimento in green bond come Absolute Green Bonds. «Eurizon ha dimostrato nel corso del tempo di essere capace di innovare tempestivamente l’offerta anticipando i trend di mercato», aggiunge Mazzini.
Se Eurizon e Generali sono rispettivamente il primo e il secondo gruppo per asset nei fondi aperti, nella classifica dei migliori per raccolta 2020 spuntano due gestori esteri di taglia media: Schroders e Pictet. L’exploit del risultato di Schroders (5,2 miliardi), secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, è riconducibile a un mandato istituzionale con le Poste che ha contribuito per oltre 4 miliardi. I 4,6 miliardi di Pictet Am sono invece frutto di un andamento più costante durante l’anno registrato presso le reti di collocamento retail (si veda intervista). «Per il 2021, punteremo sempre più sulle gestioni tematiche, ad esempio la tecnologia, l’energia green, i trend demografici, con un crescente focus sulla sostenibilità», aggiunge Trabattoni.
Eurizon ha un focus sulla Cina senza però trascurare Piazza Affari. «Quest’anno ci concentriamo sulle strategie che investono nel mercato cinese. Non dimentichiamo le opportunità sui fondi azionari che investono nel mercato italiano», spiega Mazzini. Anche Eurizon spinge sugli Esg che la nuova normativa Sfdr punta a rendere più trasparenti: «Pensiamo che il fondo sui green bond proseguirà ad avere successo», aggiunge Mazzini. E la sgr ha in arrivo diverse novità. «Stiamo lavorando per lanciare nuove gestioni patrimoniali e fondi per supportare i nostri clienti nella conversione della liquidità, che rappresenta una grande opportunità per il settore. Un altro fronte importante è la creazione di strumenti a supporto dell’economia reale rispondenti alle caratteristiche dei Pir alternativi su cui ci stiamo muovendo con la creazione di un fondo chiuso non riservato e di un fondo Eltif. Importante è anche la creazione di prodotti che andranno a completare la gamma sui fondi tematici people, innovation e planet e a potenziare l’offerta Esg ad esempio con un fondo che investe nell’economia circolare», conclude Mazzini. (riproduzione riservata)
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