I dati del bilancio sociale di Cassa Forense. Sorpasso delle donne
di Simona D’Alessio
Nell’anno (funesto) della pandemia, il 2020, la Cassa forense ha utilizzato oltre 100 milioni per fornire assistenza di varia natura agli iscritti, e «circa il 50%» delle risorse è stato impiegato per iniziative di welfare legate all’emergenza Covid-19. E, negli stessi 12 mesi passati, s’è consolidato lo storico sorpasso della componente femminile sugli uomini (ancora, però, di poche centinaia di unità, su una platea di più di 243 mila professionisti) ed è «un bel segnale», anche se «c’è ancora molto da fare», soprattutto sul fronte dei carichi familiari e di lavoro da conciliare, perciò «stiamo studiando, proprio in questi giorni, una convenzione» che possa aiutare gli avvocati donna ad affrontare meglio le spese mediche «sin dalla fase della pre-natalità». È così che si esprime il presidente dell’Ente pensionistico Nunzio Luciano, anticipando a ItaliaOggi i contenuti del Bilancio sociale che verrà presentato questa mattina, a Roma, nel corso di un convegno che vedrà pure l’illustrazione del «V Rapporto Censis sull’avvocatura».
Com’è possibile osservare nella tabella in pagina, per le tre mensilità del cosiddetto «Reddito di ultima istanza», introdotto dal decreto «Cura Italia» (legge 18/2020), dell’ammontare di 600 euro per marzo ed aprile e di 1.000 nel mese di maggio, la Cassa «ha erogato circa 316,5 milioni a favore di 430.272 beneficiari»; se più di 180 mila euro sono stati restituiti da soggetti non aventi diritto all’indennità pubblica, salta all’occhio il credito nei confronti dello Stato di oltre 2,8 milioni, visto che, delle somme anticipate dagli Enti, è stato finora possibile recuperare il 98%, questione che Luciano vorrebbe portare ad un tavolo di confronto al ministero dell’Economia, insieme alla spinosa questione del rifiuto della Ragioneria generale dello Stato di corrispondere i proventi della «spending review», ritenendo che l’illegittimità costituzionale del prelievo sia riferita soltanto alla Cassa che impugnò la norma, quella dei dottori commercialisti (si veda anche ItaliaOggi del 3 marzo 2021).
Scorrendo le pagine del Bilancio, affiorano le diverse misure di supporto alla professione «tradizionali» che hanno incontrato, lo scorso anno, il crescente interesse della categoria, alle prese con le difficoltà lavorative e le restrizioni connesse alla diffusione del Coronavirus: il bando per ottenere un contributo per pagare l’affitto dello studio, ad esempio, è salito da 3,6 a 6,5 milioni (in considerazione delle richieste pervenute), stessa sorte per gli aiuti all’acquisto di strumenti informatici, sovvenzionati prima con 1,5, poi con 3,5 milioni (ammettendo, così, al beneficio 6.271 associati).
Eppure, sostiene il presidente della Cassa, si potrebbe gettare il cuore oltre l’ostacolo: la «grande scommessa» di un welfare sempre più efficace è «deciderne i contenuti nell’Adepp (l’Associazione degli Enti previdenziali privati), con un progetto di sistema» che permetta di servirsi di «economie di scala». Così, conclude Luciano, «potremmo usare meglio le risorse. E dare più servizi agli iscritti».
Fonte: