Un dato emerge con forza dall’ottavo Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) curato dall’Istat: “Nel 2020 un cittadino su 10 ha dichiarato di aver rinunciato, a prestazioni sanitarie per difficoltà di accesso, pur avendone bisogno. Il forte aumento (6,3% nel 2019) è certamente straordinario: oltre il 50% di chi rinuncia riferisce infatti motivazioni legate alla pandemia da Covid-19”.
Il rapporto sottolinea anche la riduzione dei posti letto nei reparti a elevata intensità assistenziale. Si è passati da 3,51 posto letto per 10mila abitanti nel 2010 a 3,04 posti nel 2018. Risulta invece costante la crescita del tasso di mobilità per cure sanitarie dalle regioni del Sud e Centro Italia tra il 2010 e il 2019: da 9,2 a 10,9 ogni 100 dimissioni di residenti nel Mezzogiorno; da 7,4 a 9 nel Centro.
Con quattro medici ogni 1.000 residenti, il nostro Paese si colloca ai primi posti in Europa ma i medici, secondo il report, – sono mediamente più anziani con uno su due che ha più di 55 anni. L’Italia è invece agli ultimi posti in Europa per dotazione di infermieri: circa 6 ogni 1.000 residenti.
Infine, la desertificazione della medicina di famiglia che comporta un aumento degli assistiti: oltre un terzo dei medici di medicina generale (34%) supera i 1.500 assistiti nel 2018, quota più che raddoppiata rispetto al 15,9% del 2005.
Molto significativo anche il dato sulle aspettative di vita degli italiani. Secondo il Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) il Covid ha annullato in un solo anno, i guadagni in anni di vita attesi maturati nell’arco degli ultimi dieci anni, pur con evidenti disuguaglianze geografiche e di genere.
Nel Nord la speranza di vita alla nascita passa dagli 82,1 anni del 2010 agli 83,6 anni del 2019, per scendere nuovamente a 82 anni nel 2020.
Nel Centro Italia si passa da 81,9 nel 2010 a 83,1 anni nel 2020 e nel Mezzogiorno da 81,1 a 82,2 anni, con perdite meno consistenti nell’ultimo anno (rispettivamente -0,5 e -0,3 anni). È un arretramento non ancora concluso, e che richiederà tempo per essere pienamente recuperato. “Gli indicatori hanno registrato impatti particolarmente violenti su alcuni progressi raggiunti in dieci anni sulla salute, annullati in un solo anno”, ha detto il presidente Istat, Gian Carlo Blangiardo.