Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Mediolanum Personal PIR è un contratto di assicurazione sulla vita di tipo unit linked a vita intera, quindi di Ramo III. Può essere declinato sia in forma di premio unico che attraverso premi programmati. Il prodotto coniuga esigenze di natura assicurativa e finanziaria, attraverso l’investimento in fondi interni che in asset class azionarie, bilanciate, flessibili e obbligazionarie. Il contratto rientra tra gli investimenti qualificati destinati alla costituzione di un Piano Individuale di Risparmio a Lungo Termine (PIR), beneficiando dell’agevolazione fiscale particolarmente vantaggiosa – periodo minimo di detenzione delle quote pari a 5 anni – che funge da catalizzatore per questa forma di investimento. Il contraente, sulla base della propria propensione al rischio, sceglie di destinare come allocare il premio purchè almeno il 60% venga investito in fondi interni della compagnia o del gruppo Mediolanum. Ovviamente non è prevista alcuna garanzia sul capitale né un rendimento minimo garantito, e il controvalore del prodotto dipenderà dalle oscillazioni di prezzo delle attività finanziarie sottostanti.
Il sistema italiano di previdenza complementare è in fase di crescita costante, ma si caratterizza ancora per un inadeguato livello di partecipazione per categorie come i giovani e le donne. Tra le classi che ancora non si caratterizzano per una adesione diffusa ai fondi pensione c’è poi quella dei dipendenti pubblici sia per un ancora non completezza di offerta (al momento sono attivi come soluzioni negoziali soltanto Espero e Perseo Sirio), sia per la complessità della normativa (si pensi alla specificità del tema Tfs/Tfr). È allora interessante esplorare un caso concreto come Perseo Sirio parlandone con Maurizio Sarti, direttore generale del fondo pensione.
La previdenza complementare del pubblico impiego appare ancora realtà non adeguatamente sviluppata, sia in termini di offerta che di tasso di iscrizione, considerando la rilevante utilità in termini di copertura del gap pensionistico di cui sarebbe portatrice. Va infatti ricordato come dal punto di vista delle regole del sistema di base i dipendenti pubblici sono pressoché uniformati ai dipendenti di base, soprattutto con riguardo alla applicazione del metodo di calcolo contributivo, eccezion fatta per qualche sfumatura (si pensi per esempio alla finestra di accesso a quota 100 che è trimestrale per i lavoratori del settore privato e di sei mesi per quelli del settore pubblico). Giova in premessa evidenziare quali sono al momento le possibilità di integrazione pensionistica che possono essere percorse. I dipendenti pubblici, così come i lavoratori del settore privato, possono costruirsi una trattamento di previdenza complementare aderendo ad un fondo negoziale o a una delle forme di previdenza individuali (fondi pensione aperti o piani individuali pensionistici).
«Siamo sempre in stretto contatto con i nostri clienti, ma in questa fase dire che ci sentiamo una volta al giorno è poco, alcuni ci chiamano anche in più momenti nel corso di queste concitate giornate sui mercati finanziari». La confidenza arriva, dietro la promessa di mantenere l’anonimato, da una top banker di una grande rete italiana che si trova in trincea in queste settimane di paure e preoccupazioni per un virus che tiene il mondo sotto scacco e mai prima d’ora, almeno a partire dalle ultime guerre mondiali, aveva portato conseguenze così profonde nell’economia e nella vita reale. Le ricadute sono vistose anche mercati finanziari dove in pochi giorni è cambiato tutto ed è tornata sulla scena, senza avvisaglie, la volatilità dopo un lungo periodo di calma. Per le reti che sono da sempre in prima linea nell’assistere i risparmiatori l’emergenza coronavirus è una prova di resistenza importante. Ma è anche una sfida che viene affrontata con il passo di chi ha nel Dna il compito di gestire l’emotività degli investitori.
La sua è una poltrona ambita e nelle scorse settimane non sono mancate abili manovre per tentare di sfilargliela (e non si sono ancora del tutto fermate). Ma i numeri sono dalla parte l’amministratore delegato di Poste Italiane Matteo Del Fante, che all’esame del rinnovo dei vertici del gruppo, previsto il prossimo 16 aprile, si presenterà con una pagella a pieni voti. Nei suoi tre anni alla guida di Poste Italiane il manager fiorentino ha fatto crescere fatturato, utile e dividendo a vantaggio dei soci retail e istituzionali, che a ottobre 2015, al momento della quotazione a Piazza Affari, hanno creduto nella società aderendo all’offerta pubblica. Oltre ovviamente al ministero dell’Economia (che di Poste Italiane detiene il 29,26%) e a Cassa Depositi e Prestiti (che ha il 35% delle azioni del gruppo), che di cedole hanno sempre bisogno per sostenere la crescita del Paese. In questo triennio sotto la guida Del Fante l’azienda ha generato un monte dividendi di oltre 1,5 miliardi (importo che comprende le cedole 2017-2019).

  • Poste, più ricavi e profitti
Poste italiane ha chiuso il 2019 con un utile netto di 1,342 miliardi di euro, in calo del 4% rispetto all’anno precedente. L’utile normalizzato è invece salito del 7,3% a 1,258 miliardi. In crescita anche i ricavi (+1,6% a 11,038 mld), i ricavi normalizzati a 10,659 mld (+3,2%) e il risultato operativo a 1,774 mld (+18,4%). I costi operativi sono diminuiti dell’1,1% a 9,264 e le masse gestite sono ammontate a 536 miliardi (+22%), grazie a dinamiche favorevoli di mercato e a 2,9 mld di raccolta netta positiva. L’indice di solvibilità si è posizionato al 276%, al di sopra delle attese del management. Si è verificata un’accelerazione della spesa per investimenti pari a 734 milioni (+36,3%), con particolare attenzione all’infrastruttura It e all’automazione. Il cda proporrà un dividendo di 0,463 euro per azione, in aumento del 5% rispetto al 2018.
  • Natixis e B. Generali in tandem 
Natixis ha ampliato la partnership con Banca Generali, rafforzando la propria capacità distributiva in Italia. E’ previsto per la prima volta il collocamento diretto, sulla piattaforma di Banca Generali Private, di sei dei fondi della gamma azionaria e obbligazionaria gestita da Mirova. Con 12,5 miliardi euro in gestione, Mirova è la società del gruppo dedicata alla gestione degli investimenti sostenibili, tematici e a impatto sociale e ambientale. «L’ampliamento della partnership con Banca Generali, in particolare sui temi legati agli investimenti sostenibili su cui siamo attivi da oltre 30 anni con la nostra affiliata Mirova, è di importanza fondamentale», ha spiegato Antonio Bottillo, country head e executive managing director di Natixis, «e rappresenta il tassello più recente di un percorso di ampliamento degli accordi distributivi, siglati durante gli ultimi mesi, dal gruppo Natixis con le principali reti presenti sul mercato retail e private italiano».

Repubblica_logo

  • Neonata prematura muore per un’infezione Poi la scoperta: c’era un batterio nel sapone
Una bambina, nata prematura, morta per un’infezione. Apparentemente ospedaliera. E poi, invece, la comunicazione di un’azienda che produce saponi per gli ospedali – la stessa che serve il Policlinico di Bari, dove la bambina è morta – che una partita messa in commercio era contaminata da un batterio. La Serratia, lo stesso che ha ucciso la piccola. Su questa storia da ieri indaga la procura di Bari che ha ricevuto un lungo esposto degli uffici della Regione Puglia nel quale si ricostruisce questa storia che, se è come viene ricostruita da un’indagine interna, ha veramente dell’incredibile.
  • Le Poste vanno in controtendenza “Nel 2020 miglioreremo ancora”
Matteo Del Fante convince il mercato e porta a casa un successo forse insperato, vista la giornata: il boom in Borsa di Poste, che sale del 3,08% nonostante l’indice principale abbia perso il 3,5%. Una doppietta motivata dai dati di bilancio 2019 (che per il secondo anno consecutivo battono gli obiettivi previsti) e dalla revisione — al rialzo — dei target attesi per il 2020. Il 2019 si è chiuso con ricavi in crescita dell’1,6% a 11,038 miliardi (e del 3,2% escludendo voci straordinarie) un risultato operativo “normalizzato” (anche qui, senza voci extra) di 1,765 miliardi, in crescita del 5,5% rispetto all’anno prima, e un utile netto di gruppo a 1,342 miliardi (-4%) che al netto delle operazioni straordinarie cresce del 7,3% a 1,258 miliardi. Un utile, ha sottolineato con soddisfazione l’amministratore delegato — alla vigilia del rinnovo, insieme a tutto il consiglio — raddoppiato rispetto al 2016. Poste sarà inevitabilmente sempre più pacchi e meno lettere, determinata a cresce nei servizi finanziari e nelle assicurazioni, convinta nel premere l’acceleratore sui pagamenti digitali (consolidando la leadership nelle carte, cresciute quest’anno del 16%). E con obiettivi più ambiziosi di quanto previsto nel piano industriale varato nel 2018. I nuovi target sono ricavi pari a 1,1 miliardi (10,9 nel piano) risultato operativo pari a 1,9 miliardi (1,6 in precedenza) e 1,3 miliardi di utile netto (1,1).

corsera

  • «Intesa Sanpaolo donerà cento milioni per cure e ospedali Credito per 5 miliardi»
Liquidità, liquidità, liquidità. Subito. Adesso. Allo Stato, per spenderla in ospedali e sanità. E alle imprese, per consentire loro di pagare stipendi e fornitori e superare questo momento difficile. Non è la prima di crisi che Carlo Messina si trova ad affrontare, ed è per questo che le parole che l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo pronuncia, mentre in Italia sembra prevalere la rassegnazione, sono di orgoglio nazionale: «Siamo un Paese forte, abbiamo imprese eccezionali, il mondo apprezza i nostri prodotti e gli italiani hanno 10.500 miliardi di risparmio, una cifra tra le più alte al mondo. Giusto essere preoccupati, ma con la certezza che supereremo l’emergenza e torneremo a crescere». Da banchiere che guida uno dei più grandi istituti in Europa sa che le parole contano, ma ancor di più contano i fatti. «Siamo pronti a donare fino a 100 milioni, li metteremo a disposizione del Paese, per progetti specifici che affrontino l’emergenza sanitaria. Con 100 milioni si possono fare tante cose». Sembra tradurre in cifre quelle parole che il presidente della Repubblica ha indirizzato al Paese giovedì sera, invitandolo a reagire.
  • La crescita di Azimut
Azimut ha registrato a febbraio 2020 una raccolta netta positiva per 362 milioni, portando così la raccolta netta da inizio anno a circa 934 milioni. La raccolta era stata positiva per 572,6 milioni lo scorso gennaio. Il totale delle masse comprensive del risparmio amministrato a fine febbraio ha raggiunto 58,2 miliardi. Secondo il presidente della società, Pietro Giuliani (foto), «contare sulla diversificazione geografica è un driver di sviluppo».
  • Banca Generali, raccolta a 539 milioni
È cresciuta la raccolta di Banca Generali: i flussi totali sono stati di 539 milioni sfiorando il miliardo nei primi due mesi 2020. La componente gestita ha accelerato: la nuova Sicav Lux Im ha raccolto 282 milioni di euro portando il totale da inizio anno a 448 milioni mentre il nuovi contenitori assicurativi hanno avuto sottoscrizioni per 118 milioni di euro, con 217 milioni da inizio anno.
  • Fineco, a febbraio record nel brokerage
I ricavi del brokerage di Fineco nei primi due mesi del 2020 sono saliti a circa 33 milioni, in crescita del 70% da 19,5 milioni di euro dello stesso periodo del 2019. La raccolta netta complessiva del mese del gruppo è stata pari a 771 milioni.

  • Poste batte le stime del piano Pronta la revisione dei target
I risultati 2019, approvati giovedì dal cda, confermano un trend di crescita, battendo le stime del piano e segnando un incremento del 18% del risultato operativo, a quota 1,77 miliardi, e un utile netto pari a 1,34 miliardi. Ma la performance più che positiva è stata confermata ieri anche per il 2020, con ricavi e margini che proseguono un trend positivo (11,1 miliardi i ricavi, 1,8 miliardi l’Ebit, 1,3 miliardi l’utile netto). Nel triennio trascorso Poste ha dovuto fronteggiare la contrazione della corrispondenza (anche a seguito dell’e-fattura), ma la riconversione voluta da Del Fante ha puntato sulla crescita di e-commerce e pacchi, su sinergie tra pagamenti e telefonia mobile (con una quota di mercato al 15,6%) e su servizi finanziari e assicurativi. Il risultato netto ha beneficiato sempre meno del capital gain sui titoli di Stato: voce passata da 429 milioni del 2016 a 234 milioni, dal 68 al 18% dell’utile. L’utile 2019 beneficia della rivalutazione per 86 milioni della quota in Sia, allineata ai valori dell’acquisto di quote fatta lo scorso anno da Cdp. Tra i driver della crescita di Poste la spinta sull’innovazione, con la creazione una piattaforma aperta e su cloud, al ritmo di 734 milioni di investimenti che saranno 800 quest’anno. Ma anche la sostenibilità e l’inclusione nel piano degli obiettivi Esg.
  • Raccolta 539 milioni per Banca Generali
La raccolta netta di Banca Generali si è attestata a febbraio a 539 milioni rispetto ai 438 milioni di gennaio. Il totale dei primi due mesi 2020 si attesta così a 977 milioni, in crescita rispetto agli 875 milioni dello stesso periodo del 20i9. Anche la raccolta amministrata ha mostrato una dinamica sostenuta, con una raccolta di 166 milioni quasi interamente impiegata nelle nuove emissioni di prodotti strutturati e cartolarizzazioni, mentre la volatilità dei mercati finanziari ha favorito la raccolta in depositi per 147 milioni.
  • Cattolica, smontato il parere pro veritate
“Ponderoso”, “grottesca”, “fin troppo ampia”. Sono solo alcuni degli aggettivi utilizzati dallo Studio Tremonti, da Piergaetano Marchetti, da Mario Cera e da Matteo Rescigno per replicare al parere pro veritate di Niccolò Abriani (ordinario di diritto commerciale dell’Università di Firenze) e Marco Lamandini (ordinario di diritto commerciale dell’Università di Bologna), parere a suo tempo sollecitato dai soci dissidenti di Cattolica per un giudizio sulle regole del Buon Governo. Una replica che ovviamente non ammette appello e che conferma le posizioni già espresse dal poker di consulenti assoldato dalla compagnia per smontare le proposte dei dissidenti. In poche parole: bocciate le regole e bocciato il parere pro veritate che invece assicurava come fossero assolutamente legittime le richieste che, in ogni caso, dovranno passare il vaglio dell’assemblea. Assise che si terrà il prossimo 25 aprile e che, oltre a dovere approvare i conti in sede ordinaria si troverà a dover deliberare, in seduta straordinaria, su alcune significative clausole statutarie, ossia quelle avanzate dai soci dissidenti.
  • Glifosato, Italia in ritardo Europa in ordine sparso
Glifosato addio, anzi no. A poco più di due anni di distanza dalla controversa decisione sul rinnovo dell’autorizzazione Ue all’erbicida più diffuso al mondo (finito nel mirino degli ambientalisti per le accuse di potenziale cancerogenicità) l’Europa si muove in ordine sparso in vista della sua possibile messa al bando nel 2022, quando scadrà il permesso dimezzato a cinque anni per favorire un compromesso l’agricoltura sarebbe rimasta di fatto senza alternative. Una scadenza alla quale l’Italia rischia di arrivare impreparata, con un piano nazionale ancora in fase di consultazione che non affronta la questione. Mentre altri paesi, con diverse motivazioni, stanno cercando di anticipare il giro di vite, con valutazioni politiche che si sovrappongono a quelle scientifiche che hanno ripetutamente “assolto” il glifosato – prima le agenzie Ue per la sicurezza alimentare (Efsa) e la chimica (Echa), poi quella Usa per la protezione ambientale (Epa) .

  • Dai viaggi alla salute come tutelarsi dall’infezione
Viaggiare ai tempi del Coronavirus. Chi ci prova, e viene accettato dal paese di destinazione pur essendo italiano, potrebbe considerare l’idea di stipulare una polizza viaggio. Si tratta di soluzioni che intervengono in casi di imprevisti (assistenza sanitaria, perdita bagaglio e così via). Bisogna però considerare un fattore non secondario: queste polizze generalmente non coprono in caso di pandemia. Insomma se l’Oms, che nel momento in cui si scrive questo articolo non ha ancora dichiarato lo stato di pandemia, dovesse cambiare idea, constantando la veloce diffusione del virus e le difficoltà di contenimento, non ci sarà la copertura assicurativa per gli effetti causati ai viaggiatori da questo fenomeno. «Le polizze viaggio escludono gli eventi di pandemia e quarantena – spiega Stéphane Coulot, ceo Southern Europe di Axa Partners –. Chi è in viaggio, in quanto è partito prima dell’eventuale dichiarazione di pandemia, è completamente coperto. Lo stesso non vale se invece parte successivamente all’upgrade dell’epidemia in pandemia».
  • Vertici Anima, si stringe sul nuovo a.d.
Anima Sgr alla ricerca di un amministratore delegato. La società di gestione del risparmio (185,7 miliardi in gestione nel 2019, dati Assogestioni) a fine marzo vedrà l’uscita di Marco Carreri, a.d. da 11 anni del gruppo di asset management quotato in Piazza Affari che ha nel proprio azionariato aziende di peso. C’è Banco Bpm (14,27%) con la quota più importante, seguito da Poste Italiane con il 10,04 per cento. Ci sono poi quote, dal 5% in giù, in mano ad alcuni investitori istituzionali; la maggioranza del capitale (53%) è del mercato. Un azionariato, dunque, frammentato e sicuramente in tanti vorranno esprimersi sul nuovo vertice.
  • Quanto resterà per pagare le pensioni?
Non resterà sostenibile a lungo il sistema previdenziale italiano. La frase rassicurante che ministri e vertici dell’Inps da decenni ripetono, sbiadisce sempre più. Per osservare il quadro nel suo insieme si può partire dall’ultimo allarme diffuso negli ultimi giorni da Moody’s: da qui al 2030 l’invecchiamento della popolazione potrebbe spingere a un aumento della spesa pensionistica e a un aumento dell’ indebitamento pari al 5% del Pil, ossia circa 80 miliardi in più; che diventano circa 240, ossia il 15% del Pil, da qui al 2040. Numeri che l’Italia – con un debito/Pil oltre al 130% del Pil, rischia di non poter sostenere. Si può essere scettici sull’agenzia di rating; ma la concordanza di allarmi lascia poco spazio all’ottimismo.