Nei tre anni al timone il top manager ha fatto crescere utile, ricavi e dividendi. E il titolo è lievitato del 55%. Numeri che dovrebbero garantirgli un nuovo mandato con l’assemblea di aprile
di Anna Messia
La sua è una poltrona ambita e nelle scorse settimane non sono mancate abili manovre per tentare di sfilargliela (e non si sono ancora del tutto fermate). Ma i numeri sono dalla parte l’amministratore delegato di Poste Italiane Matteo Del Fante, che all’esame del rinnovo dei vertici del gruppo, previsto il prossimo 16 aprile, si presenterà con una pagella a pieni voti. Nei suoi tre anni alla guida di Poste Italiane il manager fiorentino ha fatto crescere fatturato, utile e dividendo a vantaggio dei soci retail e istituzionali, che a ottobre 2015, al momento della quotazione a Piazza Affari, hanno creduto nella società aderendo all’offerta pubblica. Oltre ovviamente al ministero dell’Economia (che di Poste Italiane detiene il 29,26%) e a Cassa Depositi e Prestiti (che ha il 35% delle azioni del gruppo), che di cedole hanno sempre bisogno per sostenere la crescita del Paese. In questo triennio sotto la guida Del Fante l’azienda ha generato un monte dividendi di oltre 1,5 miliardi (importo che comprende le cedole 2017-2019). L’ultimo cedolone è stato annunciato venerdì 6 in occasione della presentazione del bilancio 2019, chiuso con un utile netto di 1,34 miliardi (contro una stima di 1,1 miliardi): il dividendo è stato fissato a 0,463 euro per azione, in crescita del 5% come promesso nel piano industriale che guarda al 2022. Così nell’ultimo triennio nelle casse del Tesoro sono finiti circa 500 milioni, altri 600 milioni in quelle di Cassa Depositi e Prestiti e i rimanenti 400 milioni agli azionisti di minoranza, gli istituzionali, e appunto ai piccoli risparmiatori italiani. E sempre venerdì Del Fante ha annunciato che gli obiettivi 2020 sono stati aggiornati in ragione della continua crescita della redditività del gruppo in questi tre anni: il traguardo dei ricavi è stato alzato a 11,1 miliardi, il risultato operativo a 1,8 miliardi e l’utile netto a 1,3 miliardi. E anche la politica dei dividendi, visti i risultati, dovrà essere rivista al rialzo. Non solo: il manager ha dato una rassicurazione decisamente rilevante di questi tempi annunciando che i conti di Poste sono a prova di coronavirus. «Poste Italiane ha un business estremamente resiliente», ha spiegato Del Fante, aggiungendo che il 75% dei ricavi del gruppo «non è legato alla redditività commerciale a breve termine».
In quest’ultimo triennio la diversificazione del gruppo è proseguita in nuove attività. Alle polizze Vita (comparto nel quale il gruppo postale ha da tempo una posizione di leadership) si sono aggiunge per esempio quelle Danni e il settore assicurativo ha già raggiunti gli obiettivi che erano stati fissati per il 2022. Inoltre il gruppo ha puntato sul risparmio per diventare un hub che faccia leva sulla più grande rete distributiva del Paese (con oltre 12.800 uffici postali per un totale di 15 mila sedi operative): così sono stati chiusi accordi di distribuzione come quelli con Intesa e Unicredit o la partnership con Moneyfarm. «Grazie agli oltre 35 milioni di clienti Poste Italiane punta a divenire una piattaforma aperta che permetta all’azienda di confermare il ruolo strategico di rete di distribuzione più affidabile ed efficiente d’Italia», ha ribadito più volte Del Fante. Non a caso il piano programmato di chiusure di uffici che il manager si era trovato sulla scrivania al momento dell’insediamento è stato completamente riscritto, scommettendo invece sul valore aggiunto dei piccoli comuni.
Con Del Fante al timone, a dicembre 2017 il gruppo ha poi riscritto la convenzione con Cassa Depositi e Prestiti per conto della quale Poste Italiane distribuisce buoni e libretti postali. Liquidità che poi Cdp investe nell’economia italiana e che è fondamentale per entrambe, visto che per Poste l’incasso nel triennio 2018-2020 è stato fissato tra un minimo di 1,55 e un massimo di 1,8 miliardi.
Del Fante ha poi puntato sulla trasformazione del postino spingendo sulla distribuzione dei pacchi (visto il calo della posta tradizionale), con le Poste che hanno oggi una quota del 35% del mercato (+30% rispetto al 2017). Oltre che sui nuovi pagamenti digitali (forti della 28,7 milioni di carte distribuite) e sull’accelerazioni del gruppo verso le strategie socialmente responsabili. Scelte che hanno fatto crescere il giro d’affari di Poste Italiane dagli 10,62 miliardi del 2017 agli 11,03 miliardi dello scorso anno. Mentre l’utile operativo dagli 1,12 miliardi del 2017 alla fine dello scorso anno aveva raggiunto 1,74 miliardi.
Tali numeri sono stati apprezzati anche a Piazza Affari, dove il titolo, partito dai 6,27 euro del 27 aprile 2017 (quando l’assemblea ha approvato l’insediamento di Del Fante), venerdì 6 ha chiuso a 9,72 euro: una crescita del 55% mentre nello stesso arco temporale l’indice Ftse Mib ha ottenuto un progresso di appena il 6%.
Il conferimento di un nuovo mandato a Del Fante a questo punto appare più che probabile. «Sul futuro mi pronuncio nelle sedi opportune, che poi sono quelle che decidono», ha glissato il manager sul tema. (riproduzione riservata)
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