di Luisa Leone
Il governo serra i ranghi attorno alle grandi imprese nazionali e si prepara ad aprire l’ombrello del golden power su Piazza Affari. Il primo colpo lo ha battuto la Consob, martedì scorso, abbassando dal 3% all’1% la soglia di comunicazione delle partecipazioni per le società con capitalizzazione superiore ai 500 milioni di euro, fissandola al 3% per le pmi. Una mossa che permetterà di far emergere rapidamente eventuali posizionamenti di aziende estere sulle società nazionali, in attesa che l’esecutivo metta a punto la nuova disciplina sui poteri speciali estesi, che secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza dovrebbero arrivare a coprire praticamente tutte le maggiori aziende del Mta, banche comprese. D’altronde Piazza Affari continua a essere sotto scacco, nonostante lo stop per tre mesi delle vendite allo scoperto imposto dall’Autorità di vigilanza sui mercati, e il valore delle big è già sceso a prezzi da saldo. «Il governo ha già strumenti come il golden power, stiamo valutando a livello di Presidenza del Consiglio e di Mef come rafforzare questi strumenti e come difendere aziende che sono asset strategici», ha detto ieri il viceministro dell’Economia Antonio Misiani senza uscire troppo allo scoperto. Di certo gli altri Paesi europei, dalla Francia, alla Germania, alla Spagna (vedere articolo a fianco) hanno già alzato le barricate, con il responsabile dell’economia transalpino, Bruno Le Maire, che non ha esitato a parlare della possibilità di capitalizzare e nazionalizzare le aziende qualora fosse necessario.
In Italia, se è vero che, come anticipato da Milanofinanza.it, lo scudo anche sui nuovi settori strategici, Borsa Italiana in testa, è già attivo nonostante manchi l’apposito dpcm, è anche vero che ci sono alcune aziende e comparti ancora completamente scoperti a partire dalle banche. L’ultimo ritocco alla normativa dei poteri speciali, dello scorso autunno, amplia infatti a molti settori l’ombrello antiscalata, dai media alle biotecnologie, passando per la robotica e l’alimentare, ma non ha previsto una apposita protezione per il settore creditizio. Protezione che invece sarebbe risultata molto utile nella situazione attuale, in cui sono proprio gli istituti di credito quotati quelli che in questi giorni stanno pagando lo scotto maggiore del panico da Coronavirus sui mercati. Il Ftse Italia Banche ha lasciato sul terreno nell’ultimo mese il 46%, con i primi dieci titoli di settore che insieme capitalizzano meno di 60 miliardi. Non a caso il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) ha chiesto all’esecutivo di ampliare i poteri speciali alle banche e alla sanità.
Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza la Presidenza del Consiglio, che ha in mano il dossier, potrebbe presto chiedere l’aiuto anche di Consob per confezionare al meglio il provvedimento antiscalate, ma intanto potrebbe arrivare una prima mossa difensiva, con il congelamento della possibilità di presentare al governo le notifiche su operazioni potenzialmente rilevanti ai fini dei poteri speciali. Di fatto si tratterebbe di una sorta di stop indiretto alle operazioni stesse, che non possono essere perfezionate senza il benestare dell’esecutivo. Intanto la questione è già arrivata anche in Parlamento, con l’opposizione (Fi e Fratelli d’Italia), che esortano il governo ad agire con decisione per la difesa delle aziende nazionali, annunciando emendamenti sul tema al dl Cura Italia, depositato ieri in Senato. (riproduzione riservata)
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