di Stefania Peveraro
Gli effetti del coronavirus rischiano di essere devastanti per le imprese più piccole. Si calcola che quelle da 1 a 5 milioni di euro di ricavi in 15 giorni di blocco della produzione si trovino ad aver già bruciato in media 103 mila euro di cassa, quelle con ricavi tra 5 e 10 milioni hanno bruciato cassa per 300 mila euro e quelle tra 10 e 15 milioni sono arrivati a bruciarne 450 mila. Per le aziende della fascia più piccola non c’è più cuscinetto di protezione: la cassa l’hanno bruciata tutta e avrebbero bisogno di tutti quei 103 mila euro per poter far fronte agli impegni contingenti, mentre la deadline per le imprese più grandi è di 44 giorni (per 1,3 milioni di cassa complessiva bruciata) e per le imprese nella fascia media la data cruciale è la soglia dei 50 giorni (e di 1,1 milioni di euro bruciati). Il tutto perché in media in Italia soltanto meno del 10% delle imprese di dota di polizze assicurative sulla business continuity che in questi casi potrebbero coprire il fabbisogno di cassa di emergenza.
I calcoli si riferiscono nello specifico a un campione di 245 pmi del lodigiano che sono state suddiviso per fasce di ricavi 2018 da 1 a 5 milioni di euro (164 aziende), da 5,1 a 10 milioni (63) e da 10,1 a 15 milioni (18). Lo studio è di ARisk, una startup innovativa fondata nell’ottobre 2017 che ha sviluppato un algoritmo di calcolo innovativo per l’analisi e il monitoraggio dei rischi attuali e in grado di prevederne l’evoluzione attraverso tecniche di intelligenza artificiale e machine learning. La cosa interessante è che se gli effetti di uno stop produttivo prolungato, grazie a machine learning e intelligenza artificiale, si possono misurare già ora con ragionevole certezza, con altrettanta ragionevole certezza si potrebbe impostare un piano che possa evitare il peggio. Vale per il coronavirus, ma vale per qualunque ragione un domani possa portare a uno stop forzato della produzione e/o delle consegne e quindi del flusso dei ricavi.
Tornando allo studio, ARisk, guidata dall’amministratore delegato Luciano Tarantino, ha calcolato anche che già il blocco della produzione ora per almeno 15 giorni, ridurrebbe in maniera netta la capacità di resilienza (cioè la capacità di resistere agli «urti») delle aziende del campione: la riduzione sarebbe del 200% per le aziende della fascia più piccola, del 130% per quelle della fascia media e del 91% per quelle della fascia di ricavi più alta. Il tutto con effetti a catena nel tempo e nello spazio che nel giro di 36 mesi porterebbe, per le aziende che nell’immediato avessero superato l’emergenza, all’emersione di uno stato di crisi d’impresa nel giro di 36 mesi nel 50% dei casi per le aziende piccole e medie e addirittura del 100% per quelle di dimensioni più grandi. (riproduzione riservata)
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