Rivisto l’elenco delle attività produttive considerate essenziali e indispensabili. Con una riduzione, ad esempio, di quelle inerenti al settore della Difesa ma anche nella filiera della carta e tra le agenzie interinali. In tutto circa 200 mila imprese che dovranno chiudere temporaneamente, mentre i prefetti dovranno coinvolgere le organizzazioni territoriali per la autocertificazione delle attività delle imprese che svolgono attività funzionali ad assicurare la continuità delle filiere essenziali. E se da una parte il governo monitorerà insieme con il sindacato l’applicazione delle nuove regole, dall’altra i sindacati di categoria e territoriali e le Rsu vigileranno per la loro puntuale implementazione. Lo prevede l’accordo raggiunto ieri tra esecutivo e Cgil-Cisl-Uil per rivisitare l’elenco delle attività (e relativi codici Ateco) ritenute indispensabili e quindi operative in questa fase di emergenza Coronavirus, elenco inizialmente contenuto nel dpcm 22 marzo 2020 e ora modificato con decreto dello Sviluppo economico. Dalla nuova lista delle attività essenziali che potranno continuare a tenere aperte (riprodotta in pagina) esce la fabbricazione di spago, corde, funi e reti (codice 13.94), e di articoli in gomma (22.1). Inoltre, la fabbricazione dei prodotti chimici potrà procedere ad esclusione di alcuni codici quali 20.12, 20.51.01, 20.51.02, lo stesso per le materie plastiche (esclusi i codici 22.29.01 e 22.29.02). Nel nuovo documento entra la fabbricazione di vetro cavo (23.13), di radiatori e caldaie (25.21), di imballaggi leggeri in metallo (25.92), batterie di pile e accumulatori elettrici (27.2). Per i call center c’è l’esclusione delle attività in uscita (outbound) e dei servizi telefonici a carattere ricreativo. In un comunicato congiunto delle tre confederazioni sindacali si legge: «Abbiamo rivisitato l’elenco delle attività produttive indispensabili, in modo da garantire la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici. Ed e’ stato tolto dall’elenco tutto ciò che non era essenziale, visto il momento difficile che stiamo vivendo». Inoltre, «in tutte queste attività chi lavora dovrà essere dotato degli indispensabili dispositivi di protezione individuali e, in tutti i luoghi di lavoro, dovrà essere rigorosamente adottato il Protocollo sulla sicurezza raggiunto nei giorni scorsi a palazzo Chigi».
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