L’Authority francese sulle assicurazioni invita i risparmiatori a fare doppiamente attenzione prima di investire i loro risparmi in polizze vita.
Martedì scorso, l’Autorité de Contrôle Prudentiel et de Résolution (ACPR) ha messo in evidenza una serie di pratiche in questo mercato da 1,8 trilioni di euro che potrebbero riservare spiacevoli sorprese ai privati.
Questo avvertimento, il secondo nel suo genere in poche settimane, arriva in un momento in cui gli assicuratori stanno modificando in modo significativo la gamma di prodotti di risparmio. Di fronte ai bassi tassi d’interesse, incoraggiano i risparmiatori a stipulare polizze vita unit-linked, in particolare quelle investite in azioni. Anche se la tempesta borsistica legata al coronavirus potrebbe cambiare la situazione, questa strategia, vista favorevolmente dai supervisori, si è rivelata fino a poco tempo fa vincente. Lo dimostra la raccolta storicamente elevata di questi prodotti alla fine del 2019.
A differenza dei contratti “in euro”, molto apprezzati dai francesi per la loro sicurezza, i contratti unit-linked non garantiscono che l’investitore recuperi sempre il suo investimento iniziale. Hanno tuttavia il vantaggio di offrire un rendimento potenzialmente più interessante rispetto ai fondi in euro, la cui remunerazione è stata ridotta al minimo. Soprattutto, in questo periodo di bassi tassi d’interesse, sono meno esigenti di capitale per gli assicuratori. Da qui il moltiplicarsi delle iniziative intraprese per incoraggiarne la sottoscrizione.
Pertanto, gli assicuratori non esitano a offrire vantaggi finanziari agli assicurati con una quota significativa di polizze unit-linked (dal 30% al 50%). Alcune compagnie aumentano anche le commissioni applicate ai titolari di contratti in euro. Tuttavia, “dato il calo del rendimento annuale dei fondi in euro, le commissioni così applicate possono talvolta rappresentare l’equivalente di diversi anni di rendimento”, avverte l’ACPR.
Sottolineando la necessità di confrontare i contratti, l’autorità sottolinea anche che alcuni contratti non offrono una garanzia di capitale completa. L’assicuratore si riserva il diritto di addebitare le spese di gestione sugli importi che dovrebbero essere garantiti agli investitori. Questa pratica, che consente agli assicuratori di ridurre il loro fabbisogno di capitale, si è diffusa con il calo dei tassi ed è stata attuata, ad esempio, presso Generali, Spirica e Predica.
“Con questo gioco di prestigio, gli assicuratori sono riusciti a trasformare la garanzia totale del fondo in euro in una garanzia parziale”, ha denunciato l’associazione di tutela dei consumatori CLCV in un recente sondaggio. Quest’ultimo chiedeva che l’assenza di garanzia fosse espressamente menzionata “nei documenti commerciali, pubblicitari e contrattuali”.
Da parte sua, l’ACPR insiste sul fatto che “i professionisti sono tenuti a fornire ai loro clienti informazioni chiare, comprese le informazioni sui rischi inerenti ai contratti unit-linked”. Il Garante delle Assicurazioni richiede inoltre ai professionisti di adattarsi al profilo dei loro clienti e di chiarire che l’assicurazione sulla vita è un prodotto a lungo termine con un orizzonte di investimento minimo di otto anni, dato il suo specifico regime fiscale.
Fonte: Les Echos