di Paola Valentini
Ora è ufficiale. Poste e Anima hanno firmato nella tarda serata di ieri gli accordi definitivi che rafforzano la collaborazione di lungo termine nel risparmio gestito. Due sono i fronti dell’alleanza tra i due big italiani, in linea con quanto stabilito nell’intesa preliminare siglata il 21 dicembre scorso.
Da una parte, come previsto, il gruppo guidato dall’ad, Matteo Del Fante, e Anima Holding hanno sottoscritto la scissione parziale in favore di Anima Sgr delle attività di gestione di attivi sottostanti a prodotti assicurativi di ramo I per oltre 70 miliardi di euro. Si tratta di asset legati a gestioni separate di cui è titolare la controllata delle Poste, Bancoposta Fondi Sgr. Per effetto della scissione, Poste riceverà azioni Anima Sgr di nuova emissione che saranno contestualmente acquistate da Anima Holding a fronte di un corrispettivo per cassa pari a 120 milioni di euro. Anima finanzierà tale importo mediante indebitamento finanziario.
Dall’altra parte è stata formalizzata un’estensione dei rapporti già in essere (siglati nel 2015 quando Poste entrò nel capitale di Anima ) per 15 anni dal closing. Si tratta della gestione in delega di alcuni fondi comuni e i sottostanti di alcune polizze di ramo III collocati da Poste. Si prevede che l’intera operazione sarà completata nel secondo semestre, in attesa, tra l’altro delle autorizzazioni delle competenti autorità di vigilanza.
Poste Italiane detiene oggi il 10,04% del capitale sociale della società guidata dall’ad, Marco Carreri. Anima gestisce attualmente masse per circa 95 miliardi di euro grazie anche all’acquisizione di Aletti Gestielle da Banco Bpm che hanno portato in dote lo scorso dicembre una ventina di miliardi di euro dato che a fine novembre la società aveva masse per 75 miliardi di euro.Quindi, nel giro di questi ultimi mesi, il patrimonio gestito di Anima è più che raddoppiato a quota 165 miliardi, restando sempre al quarto posto nella classifica di Assogestioni per masse, ma avvicinandosi sempre di più ad Amundi, in terza posizione con 205 miliardi, grazie all’acquisizione lo scorso luglio di Pioneer. (riproduzione riservata)
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