di Anna Messia
Le assicurazioni chiedono una riforma delle polizze Vita tradizionali più incisiva per poter offrire ai clienti garanzie sul capitale inferiori al 100% e sono pronte a mettere sul tavolo un parere pro veritate di un esperto che possa supportare le loro scelte. Solo lo scorso 14 febbraio l’Ivass, l’istituto di controllo del settore presieduto dal direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, ha diffuso il regolamento che ha cambiato le regole di questi prodotti che investono in gestioni separate. L’intervento dell’Ivass, come spiegato dallo stesso Rossi, è nato dalla volontà di rilanciare la raccolta dei prodotti tradizionali, che negli anni passati hanno dominato il mercato assicurativo Vita in Italia e ancora oggi rappresentano l’80% degli attivi del patrimonio Vita delle compagnie. Nell’ultimo triennio, complici i bassi tassi d’interesse e l’arrivo delle nuove regole europee di Solvency II che hanno aumentato il peso dei requisiti patrimoniali per questi prodotti, le imprese hanno però frenato la loro distribuzione, a vantaggio delle polizze miste (in cui ci sono anche unit linked) e delle unit linked pure. Prodotti, questi ultimi, che trasferiscono il rischio di perdita al cliente e richiedono, di conseguenza, minor capitale alle imprese. Ma in questo modo le compagnie smettono di fatto di fare gli assicuratori. «La frenata delle polizze tradizionali è un vero peccato», aveva detto Rossi sottolineando che questi prodotti investono con un’ottica di lungo periodo e «hanno saputo coniugare nel tempo garanzie assicurative legate alla vita umana e un rendimento minimo garantito, o la restituzione del capitale investito». Per aumentare di nuovo l’appeal, il regolamento approvato dall’Ivass a fine febbraio ha introdotto importanti elementi di flessibilità. Primo fra tutti una nuova modalità di calcolo del rendimento della gestione separata, con una sorta di spalma plusvalenze. Fino a oggi il sistema ha obbligato le imprese a retrocedere agli assicurati tutti gli utili (e ovviamente anche le eventuali perdite) realizzate sulla gestione separata nell’anno di competenza. Un meccanismo che ha spinto le imprese ad accumulare plusvalenze latenti negli anni (sarebbero circa 30 miliardi di euro), per evitare di depauperare i rendimenti futuri. Il nuovo meccanismo consente invece di accantonare le plusvalenze nette realizzate, facendole confluire in un fondo utili dal quale dovranno essere liquidate più lentamente, entro un massimo di otto anni. Una flessibilità che era stata richiesta dall’industria che però, evidentemente, non considera l��intervento sufficiente a dare una vera sferzata alla raccolta delle polizze tradizionali.
Sul tavolo l’Ania, l’associazione che rappresenta le imprese, presieduta da Maria Bianca Farina, ha messo appunto una manovra più incisiva: ovvero la possibilità di ridurre la garanzia previste dalle gestioni tradizionali al di sotto del 100% (limitandola per fare un esempio, al 98 o al 95%). Novità su cui, in verità, l’Ivass non ha mai chiuso del tutto sostenendo che anche l’attuale assetto di norme non vieterebbe alle imprese di offrire polizze Vita tradizionali con una garanzia inferiore al 100%.
Ma l’incertezza giuridica permane, tanto che Ania avrebbe appunto deciso di chiedere un parere pro veritate a un super esperto, da presentare poi all’Ivass, per tentare di avere dall’istituto un via libera definitivo. (riproduzione riservata)
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