di Paola Valentini
Utile netto a quota 2,11 miliardi di euro per le Generali nel 2017, l’1,4% in più rispetto al 2016, grazie al miglioramento del risultato operativo e alle minori svalutazioni e nonostante l’incidenza delle dismissioni (-217 milioni) e l’incremento della fiscalità. Il risultato operativo, cresciuto del 2,3% a 4,89 miliardi, è stato sostenuto dal ramo Vita, dalle attività di investments, asset e wealth management e dal raggiungimento con due anni di anticipo dell’obiettivo di riduzione dei costi. Il colosso assicurativo di Trieste risulta insomma ben posizionato per centrare tutti gli obiettivi fissati per il 2018, ultimo anno del piano industriale in corso. Forte di questi risultati, Generali ha deciso di aumentare del 6% il dividendo a 0,85 euro (dagli 0,8 euro dell’anno scorso) per un payout del 63% (dal 60% precedente). I conti ieri sono stati premiati a Piazza Affari, dove il titolo Generali ha terminato le contrattazioni in rialzo del 2,51% a 15,7 euro per azione.
«Gli eccellenti risultati che presentiamo oggi (ieri per chi legge, ndr) confermano la validità e l’efficacia del nostro piano strategico nell’attuale contesto di mercato», ha dichiarato ha sottolineato il ceo Philippe Donnet. «Siamo quindi perfettamente posizionati per raggiungere tutti gli obiettivi che ci eravamo fissati per quest’anno. Nel 2017 il gruppo ha portato avanti progetti importanti, come il lancio della nuova strategia sull’asset management, l’ottimizzazione del posizionamento internazionale e il complesso e fondamentale riassetto del business in Germania».
In dettaglio, la crescita dell’1,8% del risultato del business Vita (3,1 miliardi) è attribuibile alla migliore performance degli investimenti. Il segmento «holding e altre attività» è migliorato raggiungendo quota 59 milioni, in particolare grazie ai risultati di Banca Generali e alle maggiori performance di Asset Management Europe. Entrambi i settori hanno bilanciato la flessione del risultato operativo nel ramo Danni (1,972 miliardi, -4,9%), influenzato da 416 milioni di sinistri catastrofali (legati soprattutto agli uragani statunitensi e alle tempeste nell’Europa centrale) e dal minore contributo della gestione finanziaria in un contesto di bassi tassi di interesse. Escludendo l’impatto dei sinistri catastrofali in entrambi gli anni a confronto, il risultato operativo nel Danni sarebbe stabile.
L’operating return on equity, il principale indicatore di reddittività economica del gruppo, si è attestato al 13,4% (invariato rispetto a fine 2016), confermando il raggiungimento dell’obiettivo strategico (superiore al 13%). Per quanto riguarda la produzione, i premi complessivi del gruppo si sono confermati stabili a 68,537 miliardi (-0,2%), con il segmento Vita a 47,788 miliardi (-1%), mentre il ramo Danni è cresciuto dell’1,7% a 20,749 miliardi (l’incremento è dovuto sia al comparto auto sia al non auto). La raccolta netta nel Vita si è attestata a 9,718 miliardi, confermandosi tra le più alte del mercato. Le riserve tecniche nel Vita sono aumentate del 4,2% a 388,7 miliardi.
In particolare, le riserve unit linked sono cresciute del 12,1%. Il riorientamento strategico verso il business unit-linked e quello di puro rischio, unito alla ridefinizione delle garanzie finanziarie, ha determinato una significativa crescita della redditività, di 1,46 punti base a 4,01%. Anche il valore della nuova produzione ha fatto segnare un forte miglioramento (+53,8%) attestandosi a 1,82 miliardi (dagli 1,193 miliardi del 2016). Il combined ratio, pari a 92,8% (+0,5%), si è confermato il migliore tra i competitor. In particolare, al netto dei sinistri catastrofali, il loss ratio (l’incidenza dei sinistri sui premi) è migliorato dello 0,6% al 62,9%. (riproduzione riservata)
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