L’industria automobilistica ha un peso importante nell’economia messicana: nel 1993 rappresentava l’1,5% del PIL del paese e l’8,5% della produzione manifatturiera per passare nel 2015 al 3% del PIL e al 18% della produzione manifatturiera. Inoltre il paese ospita 28 fabbriche automobilistiche che generano, direttamente o indirettamente, 1,7 milioni di posti di lavoro.
Le dichiarazioni del presidente Donald Trump, ostili agli accordi di libero scambio fin dall’inizio della sua campagna elettorale, non hanno ancora avuto un impatto sul settore, malgrado il rischio si intensifica a causa della rinegoziazione del NAFTA e del calendario elettorale messicano.
Dall’inizio della campagna elettorale nel 2016, il presidente Donald Trump non ha mai smesso di attaccare il NAFTA, accusando l’accordo di essere all’origine del deficit commerciale degli Stati Uniti con il Messico e della perdita di posti di lavoro. Tra i punti oggetto di negoziazione, l’automotive è senza dubbio uno dei più controversi. L’attuale accordo stabilisce che i veicoli finiti devono contenere il 62,5% dei componenti provenienti dai paesi partner allo scopo di limitare i dazi doganali. Nel corso delle rinegoziazioni, gli Stati Uniti hanno chiesto che questa quota venga aumentata all’ 85% di cui il 50% garantita a produttori americani, richiesta fermamente respinta da Canada e Messico. Tale proposta infatti, non risulterebbe vantaggiosa per le esportazioni messicane dal momento che il 60% dei veicoli prodotti in Messico viene esportato negli Stati Uniti.
Nonostante i discorsi anti libero scambio degli Stati Uniti e il rinvio delle negoziazioni del NAFTA, Coface prevede il raggiungimento di un accordo commerciale che preservi le relazioni commerciali transfrontaliere tra i tre paesi.
Anche le strette relazioni commerciali tra Stati Uniti e Messico giocano a favore di questo scenario. Se gli Stati Uniti decidessero di uscire dal NAFTA, il governo americano dovrebbe affrontare sia la forte opposizione degli industriali americani sia quella dei singoli stati federati.
Rischio intensificato a causa del calendario elettorale messicano e dei trend dei consumi L’incertezza legata alle elezioni presidenziali messicane, che si terranno il 1° luglio 2018 e che probabilmente coincideranno con la rinegoziazione del NAFTA, potrebbe influenzare le decisioni di consumo delle famiglie. A fine 2017 l’inflazione ha raggiunto il 6,8% e da dicembre 2015 il tasso di interesse di riferimento è aumentato di 450 punti base, registrando il 7,5% annuo a febbraio 2018. In Messico, nel 2017 l’immatricolazione dei veicoli è crollata del 4,6% in un anno.
Un cambiamento di governo potrebbe avere un impatto sull’orientamento economico favorevole alle imprese e provocare una svolta nella posizione del Messico in termini di negoziazione dell’accordo. Il malcontento della popolazione, dovuto principalmente all’incremento della criminalità (il 2017 è stato il più violento degli ultimi vent’anni) e alla corruzione hanno creato un movimento anti-establishment, rafforzando così le chance di vittoria del candidato populista alle presidenziali.
Il Messico ha firmato dieci accordi commerciali con 45 paesi. Sembrerebbe inoltre che il paese sia alla ricerca di nuovi accordi e che stia rinnovando quelli già esistenti come conferma l’accordo commerciale firmato con l’Unione Europea. Se il risultato delle negoziazioni del NAFTA non dovesse favorire il Messico, il paese dovrebbe concentrarsi sul rafforzamento del contesto economico poiché la recente ondata di violenza e la debolezza dello stato di diritto stanno rallentando gli investimenti. Secondo l’Indice globale dello Stato di diritto del World Justice Project (WJP) per il 2017-2018, il Messico si stabilisce al 92° posto su 113 paesi valutati, davanti solo a Guatemala, Nicaragua, Honduras, Bolivia e Venezuela tra le economie dell’America Latina analizzate.
“Lo scenario settore automobilistico messicano e la sua tenuta risultano un’importante cartina di tornasole per il Paese, anche e soprattutto alla luce degli attuali delicati equilibri con gli Stati Uniti d’America”, ricorda Ernesto De Martinis, CEO di Coface in Italia. “Non sono, infatti, da sottovalutare le mosse dell’amministrazione Trump sulle rinegoziazioni degli accordi NAFTA e gli effetti delle elezioni presidenziali messicane di luglio, che potrebbero anche contribuire d un cambio di passo dell’economia messicana e ad un suo maggior peso nel contesto NAFTA”, conclude De Martinis.