Unipol, Intesa Sanpaolo Vita, Generali e Poste Vita dovranno fare l’esercizio, ma l’Ivass può estenderlo ad altre compagnie
di Anna Messia
Anche i rischi tecnologi finiscono nell’ultima versione dello stess test delle compagnie di assicurazione messo a punto da Eiopa, l’autorità europea per le assicurazioni e la previdenza. Tra i 42 gruppi assicurativi europei che saranno sottoposti all’esercizio ci sono quattro compagnie italiane. Si tratta delle più grandi, ovvero Generali , Unipol, Intesa Sanpaolo Vita e Poste Vita. E come fatto sapere dall’autorità europea l’esercizio considererà scenari che includono diverse ipotesi con variabili sia finanziarie sia specifiche del settore assicurativo, come era già stato del resto a fine 2016, quando erano stati pubblicati i risultati dell’ultimo esame. Ma rispetto a quell’ultima versione il nuovo test prevede importanti novità. La prima è che richiederà anche informazioni qualitative sulle potenziali implicazioni del cyber risk. E non è la sola: nell’analisi che si è conclusa un anno e mezzo fa i risultati comunicati al mercato erano stati dati aggregati a livello di settore assicurativo nazionale. Questa volta, la scelta di indicare quali sono i singoli gruppi coinvolti lascia supporre che saranno diffusi gli esiti impresa per impresa.
E con ogni probabilità, quelle delle quattro big non saranno le uniche informazioni disponibili per l’Italia.Le autorità dei singoli Paesi avranno infatti la libertà di estendere il test alle altre imprese nazionali rimaste fuori da questa prima indicazione. L’Ivass, l’autorità di controllo italiana, potrà quindi richiedere il test anche ad altre imprese, come era già stato un anno e mezzo fa. Per quanto riguarda la tempistica di questo nuovo esame, a metà aprile sono previsti incontri con le compagnie, mentre l’esercizio vero e proprio partirà a metà maggio e le società partecipanti dovranno fornire i dati a luglio. I risultati saranno poi pubblicati a dicembre. Dall’ultimo esame del 2016 era emerso che le compagnie assicurative italiane erano in salute e anche in caso di scenari finanziari avversi avrebbero potuto reggere il colpo e confermarsi più solide di quelle francesi, tedesche o britanniche. Una prova, quella del 2016, che è stata tra l’altro più stringente di quella che era stata realizzata ancora due anni prima e che aveva ugualmente mostrato un sistema italiano solido. Il primo scenario (low for long) del test del 2016 ha previsto in particolare una prolungata fase di bassi tassi d’interesse (diventato già in parte realtà), su cui le compagnie italiane se l’erano cavata decisamente meglio della media europea, mentre il secondo scenario, di tipo double hit, aveva ipotizzato il crollo simultaneo del valore dei titoli azionari e obbligazionari, e in questo caso l’Italia era allineata ai mercati principali.
Anche in questo nuovo test le italiane partono con una buona riserva d’ossigeno visto che il Solvency II di sistema, a giugno scorso, era pari al 229%. Un numero che implica che le imprese italiane hanno un indice di solvibilità medio più che doppio rispetto al minimo richiesto dal regolatore. Ma per sapere quanto sarà difficile questo nuovo esame e quali saranno gli scenari avversi ipotizzati bisognerà aspettare il mese di aprile. (riproduzione riservata)
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