Uber ha vinto una causa legale che la contrapponeva alla Transport for London (TfL), l’ente responsabile dei trasporti pubblici londinesi che ha come obiettivo quello di implementare e gestire i trasporti pubblici nell’area urbana. Al centro della disputa una questione di polizze.
In particolare, Uber ha intrapreso un’azione legale nell’agosto 2016 per bloccare la norma del regolamento TfL che prevede l’obbligatorietà per i conducenti di Uber di avere una copertura assicurativa “commerciale” sempre attiva, valida anche durante l’utilizzo privato dell’auto.
In discussione anche le norme che regolano i call centre delle società di taxi che operano a Londra e le regole che richiedono determinati requisiti agli automobilisti stranieri che prima di operare devono superare un esame scritto di lingua inglese.
Uber canta vittoria su entrambi i fronti, sia sulle polizze sia sui call centre, mentre la TfL incassa il successo circa i requisiti minimi di conoscenza della lingua inglese.
Tom Elvidge, general manager di Uber London, ha spiegato che la sola applicazione della norma sulla conoscenza della lingua inglese da parte degli stranieri, metterebbe a rischio oltre 33mila conducenti delle società private di noleggio.
“Mentre siamo contenti che la Corte sia convenuta sulle nostre posizioni in merito alle altre norme che avrebbe voluto imporre la TfL, la disposizione sulla conoscenza della lingua è invece motivo di grande preoccupazione per noi, ma soprattutto per le decine di migliaia di conducenti che perderanno ora il loro posto di lavoro, solo perchè non sono in grado di superare un test di saggistica”, ha dichiarato Elvidge a The Telegraph.
Secondo la Corte i conducenti devono essere in grado di comunicare in maniera scorrevole con i propri clienti e saper affrontare gli imprevisti, come ad esempio una emergenza di salute. Mantenere quindi i test di inglese è una disposizione di ordine pubblico, nell’interesse di tutti e che va a favore della sicurezza, del benessere e della comodità dei passeggeri.