Verso il rientro: italiani espatriati, russi e sudamericani
di Cristina Bartelli
Italiani espatriati in Gran Bretagna da quasi dieci anni, messicani, venezuelani e brasiliani preoccupati dall’instabilità politica e dalla violenza delle grandi capitali del Sud America, russi o americani innamorati dell’Italia. Manager della finanza, sportivi e artisti. È lungo, e si allunga ogni giorno, l’elenco dei possibili nuovi residenti attratti dall’imposta forfettaria sui redditi di fonte estera, 100 mila annui per un periodo di 15 anni, introdotta dalla legge di bilancio e che mercoledì ha avuto il vero battesimo con l’approvazione del provvedimento dell’Agenzia delle entrate che l’ha resa pienamente operativa (si veda ItaliaOggi di ieri).
E le destinazioni, che potrebbero beneficiare di una spinta nei consumi di persone che dovranno acquistare case, iscrivere i figli a scuola, utilizzare servizi, non si fermano solo a Milano ma guardano anche a Roma, Portofino, alla Toscana o alla Sardegna. Gli studi professionali interpellati da ItaliaOggi non nascondono il fermento di queste settimane su una disposizione che mette l’Italia in concorrenza con Portogallo, Malta, Cipro e la stessa Londra nell’attrarre ricchezze e allo stesso tempo beneficiarne.
«Stiamo già lavorando», racconta a ItaliaOggi Raul-Angelo Papotti, avvocato e dottore commercialista, partner di Chiomenti, «alla predisposizione di istanze di ruling e ricevendo molte richieste di informazioni. In primis italiani (soprattutto nel mondo della finanza) che risiedono in Uk e che al 5 aprile devono maturare una decisione visto che in Gran Bretagna il regime fiscale applicabile diventerà notevolmente più penalizzante, dopo svariati anni di residenza in loco. I soggetti italiani, poi, molto più che gli stranieri, maturando una scelta di rientro portano con sé la famiglia e quindi il beneficio è distribuito sulla scelta della scuola, dell’immobile ecc.».
Una norma che non ha mancato di suscitare polemiche. A chi infatti urla in queste ore che creerebbe diseguaglianza sociale Papotti risponde: «Per molti aspetti direi di no. Bisogna innanzitutto considerare che gli interessati sono soggetti che in molti casi mai considererebbero il nostro paese come meta stabile se non fosse per una normativa del genere. Basti guardare a Londra e a cosa sia diventata grazie anche a una normativa sostanzialmente identica a questa. In un mondo sempre più globalizzato, la competizione è anche nel sapere attrarre investimenti e soggetti ad alto potenziale nel potere di spesa. L’Italia da questo profilo può aggiungere clima, cibo, arte e cultura. Aspetti davvero unici. Bisogna anche saper “vendere” questo paese in un mercato globale». Ridimensiona lo sdegno fiscale anche Antonio Tomassini, di Dla Piper considerando che «in Italia solo lo 0,8% dei contribuenti pagano più di 100 mila euro di imposte quindi anche questo è gettito in più. Poi chi si trasferisce compra casa, consuma. Basta vedere gli effetti benefici che norme del genere hanno avuto in Inghilterra e Portogallo». È una norma, spiega a ItaliaOggi Stefano Loconte, di Loconte & partners, che «contribuisce alla costruzione di un impianto normativo in grado di agevolare concretamente l’ingresso in Italia di persone con patrimoni rilevanti che, diversamente, non sarebbero mai arrivati da noi. L’esperienza degli altri stati, in particolar modo Uk e Portogallo, dimostra», continua, «che un approccio di questo tipo è senza ombra di dubbio virtuoso e ha generato sviluppo e ricchezza per gli stati. In tal senso», prevede Loconte, «le stime dell’Agenzia delle entrate di poter contare sull’arrivo di alcune migliaia di persone pare assolutamente realistica se solo consideriamo che in Uk ben 113 mila individui hanno fruito di questo particolare regime fiscale». La norma, insomma, va a intercettare disponibilità patrimoniali che in altro modo non sarebbero mai entrate nel circuito fiscale e economico dell’Italia. Sul punto concordano Paolo Lucarini, partner PwC Tls e Pasquale Salvatore, associate partner PwC Tls. che spiegano: «Chi si informa in questi giorni chiede il confronto tra giurisdizioni come Portogallo, Spagna e Uk. Se l’Italia non avesse avuto queste norme questi stessi soggetti andrebbero altrove». Dello stesso avviso Luigi Belluzzo, global managing partner di Belluzzo&Partners: «Non vedo ineguaglianze tecniche. La norma si rivolge a soggetti che in assenza di un articolo 24-bis (la norma che prevede l’agevolazione, ndr) semplicemente non verrebbero in Italia. Quindi la nuova normativa rappresenta un’opportunità da cogliere in un mondo in forte cambiamento». I settori interessati, oltre alla finanza, potrebbero essere quelli degli artisti e degli sportivi: «Il regime», spiega Mario Tenore dello studio Maisto, «è molto appetibile in particolare per alcuni tipi di sportivi e di artisti». In quel campo infatti, per esempio nella Formula uno, lo sportivo potrebbe scegliere di trasferire la residenza in Italia, vedendo tassato eventualmente il reddito prodotto in Italia per le competizioni svolte nel nostro paese mentre i diritti di immagine e sponsorizzazioni e i contratti delle competizioni estere sarebbero tassate con l’imposta forfettaria. Nelle prossime settimane gli studi inizieranno a perfezionare le istanze per la richiesta di residenza con, al momento, l’incognita dell’interpretazione delle norme. Il timore più grosso soprattutto da parte degli italiani che vivono all’estero e che conoscono il paese è infatti se crisi di governo o modifiche normative (ovvero interpretazioni restrittive) potranno mettere in difficoltà chi opta per la residenza. Secondo le previsioni dei consulenti a vincere la partita di meta dei nuovi Paperoni sarà Milano, anche se non mancano informazioni su Roma o luoghi di villeggiatura: «Sulla scelta del luogo conteranno molto le infrastrutture. Un posto facilmente raggiungibile e collegato bene risulterà sicuramente più appetibile per persone abituate a muoversi molto per lavoro», osserva Lucarini.
Tra i punti che la circolare interpretativa delle Entrate dovrà affrontare c’è poi quello della tenuta della norma rispetto alle convenzioni contro le doppie convenzioni, e alla possibilità che i neoimmigrati siano da considerarsi come residenti ai sensi delle convenzioni italiane. Un altro tema molto rilevante dal punto di vista tecnico sarà la declinazione del sistema di cherry picking (esclusione delle giurisdizioni non collaborative). Sulle questioni aperte osserva infatti Stefano Brunello, tax partner di Bonelli Erede, che: «La nuova disciplina risulta appetibile per quei soggetti stranieri i cui redditi sono principalmente costituiti da proventi esteri non assoggettati a imposta nello stato della fonte o comunque a imposizione ridotta, anche se in applicazione dell’eventuale Trattato contro le doppie imposizioni (tema, quest’ultimo, su cui sarà interessante capire la posizione dei singoli stati esteri».
Chissà se anche Bobby «Axe» Axelrod, miliardario americano della serie Tv Billions di fronte alla possibilità di trasferirsi in Italia lascerebbe la sua casa negli Hampton per una villa sul lago di Como.
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